Non parlare al conducente

In una colonna di traffico che si muove a passo d’uomo si affacciano al finestrino aperto e mi chiedono un’informazione sui mezzi di locomozione locale.

Sono di una bellezza sconcertante, che quasi rasenta l’oscenità.

Rispondo che non ne ho idea. E’ lui che parla, mentre lei si limita a sorridere e annuire.

Dico: salite che vi porto per cinque o sei chilometri, poi ve la sbrigate da soli.

Solo dopo che sono entrati mi prende un piccolo scrupolo e allora chiedo ridendo: ma mica siete di quelli che rapinano e uccidono gli automobilisti?

Anche lui ride e poi risponde: in genere sì, ma oggi è sabato e facciamo un’eccezione.

Il traffico è totalmente fermo. Mi spiega che devono arrivare a Terracina e da lì prendere un bus per Monte San Biagio, da dove il treno li porterà fino a Roma. Alle 9 di domenica mattina devono essere a Fiumicino.

Ma tu sei muta?, chiedo alla ragazza.

No, capisce tutto, ma non parla benissimo e si vergogna.

Di dov’è?, gli chiedo

Siamo ungheresi.

Sei sicuro di essere ungherese? Parli perfettamente, senza un minimo di accento.

Ho vissuto a Roma dagli 8 ai 14 anni, mio padre era l’addetto commerciale dell’ambasciata di Ungheria.

Mentre la chiacchierata continua faccio velocemente il calcolo dei chilometri e del tempo che occorrerà. Poi decido di svoltare improvvisamente a sinistra per accompagnarli alla stazione di Priverno, 30 chilometri verso nord.

Hanno appena terminato gli esami di maturità. Lei si iscriverà alla facoltà di architettura, ne è fierissima. Lui ha superato le selezioni per entrare all’accademia di arte drammatica di Budapest. Erano mille e ne hanno scelti solo quindici.

Voglio diventare come Vittorio Gassman, mi dice.

Poi mi chiede se conosco Budapest.

Ci sono stata, sì.

Quanto tempo fa?

Faccio mente locale e deglutisco: non eravate ancora nati.

Allora ha conosciuto il socialismo?

Sì, proprio così.

Vorrei raccontare del mio sguardo di diciottenne, della casa del popolo in cui ho dormito, dell’unico negozio di merci europee sulla Vaci Utca, dove i ragazzi sbavavano per un paio di Adidas. Di  paesi e cose che non conosceranno mai, se non dal racconto dei loro genitori. Ma taccio, per non fare la figura della patetica.

Dopo una ventina di  minuti su strade di campagna li sento parlottare, seri.

Poi lui sorride ancora e chiede: ma mica lei è una di quelle che deruba e uccide gli autostoppisti?

In genere sì, ma oggi è sabato e faccio un’eccezione.

Dove ci sta portando, allora?

A Priverno. C’è un treno ogni mezz’ora che vi porta a Roma in un’oretta.

Li lascio fuori dalla stazione.

Lui mi chiede: perché lo ha fatto?

L’unica cosa sensata che mi viene da dire è: per invidia. Perché siete di una bellezza che strega, perché un giorno di tanti anni fa ho attraversato un intero Paese con un cartello sul quale c’era scritto: non siamo americani, abbiamo solo bisogno di un passaggio.

Invece rispondo: perché di secondo lavoro faccio l’angelo custode. E adesso andate, prima che mi venga voglia di farvi a pezzetti e lasciarvi in pasto agli uccelli.

Perché ci sono dei giorni in cui l’amore è così forte che o si fa una buona azione o si è costretti a uccidere qualcuno.

Per compensare.

28 Risposte to “Non parlare al conducente”

  1. brezzamarina Says:

    proprio oggi pensavo ai tuoi post che mi piacciono sempre ma, non so, era un po’che non ne leggevo piú di quelli..quelli che ti danno una certa scossa..quelli cosí cosí e cosí..insomma come questo! 🙂

  2. Flounder Says:

    sì, ma ‘sta vita non si può fare.
    troppa bontà.
    in settimana penso che uccido qualcuno.

  3. gurb Says:

    Ciao Flou, a volte uccidere qualcuno è una buona azione. Altre volte le buone azioni uccidono senza che ci sia l’intenzione… scusami, la lettura di Camus in questi giorni mi contamina 🙂
    Ci sono pagine che scrivi che sono incantevoli, altre anche… profondo inchino. E saluti.
    Gurb

  4. broono Says:

    Sei di una bellezza che strega.

    Se un giorno decidessi di morire non è che per caso mi potresti uccidere tu?

    Andarsene con stile è sempre stato il sogno di chiunque.
    Andarsene con te come ultima immagine sarebbe decisamente il tocco di classe di chi ha sempre voluto essere di più.

    Tu in cambio potresti vantarti tutta la vita di aver ucciso l’uomo più bello del mondo per eccesso di bontà.

    Di chi dei due rimarrebbe per sempre il nostro segreto.

  5. apocrifo Says:

    Grazie per il passaggio

  6. anonimo Says:

    Agente Flounder: non si perda in romanticherie e continui la missione!
    I due autostoppisti, esssendo belli e giovani, sono certanmente i granelli che hanno cambiato travestimento per ingannarla e lei li ha persino aiutati. Ora hanno raggiunto Roma, dove con scontro materia antimateria incontreranno Schifani ed esploderà tutto.
    Li recuperi e li isoli.
    M

  7. duenovembre Says:

    ti chiameremo..Amélie…

    🙂

  8. Flounder Says:

    amélie di montmartre?
    no, per favore. che già due o tre colleghi sono dell’idea.

    broono, vuoi una morte di tipo creativo? penserò a qualcosa di bello e ti sottoporrò il progetto.

    apocrifo, scusa, ma detto tra noi: tu chi sei?

    gurb, esattamente. a volte uccidere qualcuno è una buona azione.
    stanotte mi sono svegliata verso le tre e mezza, perché dormivo con la finestra aperta e ho avuto freddo. mi erano cresciuti aculei e spine dappertutto, assomiglio a un istrice oggi. basta il più semplice sfioramento per restarne feriti.
    oggi è meglio evitarmi.

    capo, tenga il mio distintivo, oggi non è giornata.
    mi mandi pure a dirigere il traffico!

  9. contrabasso Says:

    dolce flounder viè qua. non ti preoccupare. gli aculei li togliamo uno alla volta. riprenditi il distintivo e corri ad adempiere la missione.

  10. apocrifo Says:

    non lo so nemmeno io chi sono.

  11. justinezio Says:

    mi hai fatto tornare alla mente 2 ragazzi, di praga, volevano un passaggio veso nord, li ho portati fino al brennero. E’ stato bello, erano bellissimi e puzzavano con i loro zaini giganteschi. O forse profumavano di viaggio, di cammino, di strada, di avventura. Mi avevano invitato a praga, non sono mai andato.

  12. BiancaRaffa Says:

    Bello Flounder. Emozionante.

  13. Flounder Says:

    non lo so se è emozionante.
    io mi sento un po’ giù. è che la bellezza ha sempre un retrogusto triste.
    e poi oggi c’è un cielo così nuvoloso che sarei rimasta a letto tutto il giorno.

  14. LucaConfusione Says:

    poi si sono voltati e lei ha sussurrato:
    “che ti avevo detto? italiani ci cascano sempre… più karino prossima volta però”
    “ya ya non rompere sempre… noiosa, avuto passaggio no?”

  15. contrabasso Says:

    Una volta il profilo di una collina al tramonto era così intesamente bello contro il turchino del cielo da fare male.
    Io ieri sono rimasta a letto, ascoltando il rumore sommesso della pioggia.
    Sorridi cara 😉

  16. Flounder Says:

    il capo (quello vero) mi tiene segregata da stamattina, mi sta torturando con i sistemi più sofisticati ed efferati.
    ho deciso che confesserò tutto.
    nonostante il mio orario di lavoro finisca alle 15.00, oggi sarò sua fino ad orario imprecisato.
    gli ho chiesto uno sconto sulla pena per giovedì, che devo andare alla riunione di condominio. dice di trovare un delegato, che non c’è tempo da perdere con queste sciocchezze.
    elena è ai caraibi, anzi, in honduras.
    per giustizia divina le verrà la diarrea del viaggiatore.

  17. AnnaBella Says:

    …sarà la nostalgia per qualcosa che è stato e non è più?

    comunque volevo avvisarti che mi ha telefonato wind e che dice che anche a lui è venuta la diarrea quella del vaneggiatore però…

  18. Flounder Says:

    boh.
    o per qualcosa che non si potrà mai avere. come dicono di al capone, che piangesse quando sentiva la lirica.

    OT: l’aggressività gratuita è una cosa che mi fa uscir di senno. chhiù prozac pe’ tutti.

  19. contrabasso Says:

    Qualcosa tipo un uomo che ti inventi con il suo sguardo e non scompaia in un’altra vita? (non mi uccidere!) 😉

  20. Flounder Says:

    no. pensavo a tutt’altro.
    una certa leggerezza di spirito ad esempio. che uno in genere attribuisce alla gioventù, invece è un dato caratteriale.
    e poi quello che diceva anna. di cose che passano, di cose che hai fatto e sai che non farai mai più. e il ricordo ogni tanto ti dà una piccola fitta.

  21. LucaConfusione Says:

    certo che è caratteriale!!!

    non farai mai più… e dipende anche qui.

  22. contrabasso Says:

    Quel “certa”, può cambiare tante cose.
    Vuoi dire “quella”, per cui le persone sanno buttarsi a capofitto nelle situazioni senza soppesare tutto con il raziocinio?

  23. contrabasso Says:

    Sulle cose che uno non farà mai più ho dei seri e fondatissimi dubbi.
    Certo, se avessi subito l’amputazione delle gambe non potrei correre mai più. Ed a questo ci credo. Ma non so credere ed ho avuto sempre prove contrarie, all’amputazione dello spirito.

  24. Flounder Says:

    non è nemmeno amputazione dello spirito. parlo di cose più banali. a me lo spartiacque lo ha dato la maternità. quand’ero sola non mi sono mai preoccupata di intraprendere un viaggio rischioso, di ammalarmi seriamente per una leggerezza commessa o di perdere il sonno preoccupandomi che la mattina dopo non ce l’avrei fatta.
    è che i giovani pensano di appartenere solo a se stessi.
    anche alcuni adulti, ma dubito che ciò possa essere vero.

  25. contrabasso Says:

    Concordo. Non si appartiene solo a se stessi.
    E se ci sono i figli credo si appartenga all’amore ed al desiderio che si ha di vederli crescere.
    Temo che, come per l’amore tra uomo e donna, anche nel caso dei figli chi ha sperimentato la perdita e la capacità di sopravvivere, impara qualcosa che toglie molto (ricordi il film “Il danno”?)

  26. Flounder Says:

    stavo per rispondere di getto. ma era qualcosa di troppo personale e allora lo riscrivo in modo più asettico.
    ci sono eventi talmente dolorosi che ti privano totalmente della leggerezza interiore, ma te ne regalano un’altra. la capacità di vedere le cose in modo diverso, di relativizzare certe disgrazie minori. e ti tolgono anche un certo surplus di isteria. il che, tutto sommato, è un bene.

  27. contrabasso Says:

    Un po’ vedere le cose da lontano, con la capacità di metterle a fuoco meglio, capirle meglio. Non necessariamente “non esserci”, nelle cose.
    Io ci trovo molto di buono.

  28. Su Says:

    una settimana fa circa ero ad un incontro con Coe nel giardino di una biblioteca. Mentre venivano lette alcune pagine belle e tremende del suo ultimo romanzo, che non davano alcuna speranza all’amore ( righe alternate raccontavano di una moglie a casa a decorare l’albero di natale coi pargoli e di un marito in contemporanea a letto con l’amante), davanti a me sedeva sull’erba una coppia che non ha fatto altro che guardarsi negli occhi e carezzarsi e baciarsi tutto il tempo, con un amore così evidente da far male. Perché di coppie che si scambiano effusioni anche plateali in pubblico ne vedi ad ogni angolo, ma solo quando ti imbatti in qualcosa di molto diverso ti accorgi di quanto raro sia e da quanto tempo non ti capitava di esserne spettatrice.
    Non erano giovani, neppure belli, ma per stregare, stregavano eccome.
    Le chiacchiere di Coe me le sono già quasi scordate, ma quei due mi resteranno in testa per un bel po’.

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