Perché non credevo, non credevo che la tenerezza potesse anche essere così.
Come un vetro che va in pezzi e migliaia di schegge intorno.
Voltare le spalle, non raccogliere. Lasciare che qualcun altro lo faccia.
Non credevo, ecco tutto.
E sì che a quarant’anni dovresti aver già visto il possibile.
Se non tutto, almeno molto.
Molto.
Lei mi ha parlato. A me. Mi ha detto: torna.
Senza di te non possiamo esistere.
Lui ti ha trapiantato un pezzo del suo cuore, adesso è vivo a metà.
Torna, che io non sopporto questo buio.
Non è colpa mia, ho risposto. Non è questione di tornare.
Dovevi ricordartelo quando hai colato cemento nell’incavo dei Lari.
Erano statuette cave, fino a quel giorno non lo sapevi.
Ma non è colpa mia.
E’ che a volte le cose – e in special modo i ricordi –
Si trascinano da un baule all’altro, attraverso generazioni.
Nessuno si è mai preoccupato di scoprire se in quella statuetta
Si celasse terracotta o un gioiello.
O il nulla.
Poi hai appoggiato i vestiti di tuo figlio nell’armadio di mia figlia.
La scena era grottesca, cedevi pezzi di te.
Torna.
E intanto la voce ti tremava.
Ho notato che hai tagliato i capelli, non te l’ho detto.
Del resto non avrebbe avuto alcun senso, non ricordavo com’eri prima.
Allora voglio dire: l’immagine che avevo di te ha tagliato i capelli.
Le donne fanno così, sempre.
Come quando poti i rami perché svettino più in alto.
Deve essere un gesto antico, una mossa di apertura al nuovo che avanza.
Come il sesso che spinge dalla parete di maglina di un boxer, pronto a ghermire.
Ma questa non è una novità.
La storia a volte si ripete.
Poi sei andata in cucina, dove mia madre giocava a carte con mia zia.
Io ho messo a letto mia figlia. Tuo figlio le tirava i capelli.
Nessuno ha mai tirato i capelli a mia figlia.
Per questa volta ho lasciato fare.
In cucina vi ho trovato sedute. Mi guardavate come se fossi una ladra.
Solo perché ho un cuore e mezzo. Come se l’avessi rubato.
Mia madre ha detto: secondo me non è giusto che tu vada con loro.
Ho risposto: anch’io la penso così.
Tu hai detto: non vedo altra scelta.
Ho messo il cappotto e una sciarpa e sono uscita.
Ti ho detto: quando torno non voglio trovarti qui.
novembre 7, 2005 alle 10:04 PM |
gli è che lui non fa poi tanta tanta pena. lei sì (la ma’ del figlio).
non mi è chiaro solo se il gesto antico è del sesso che pugna col boxer o della donna che pota il sesso.
novembre 7, 2005 alle 10:56 PM |
anch’io la penso così
ma non sgridarla se è ancora li quando torni, forse i suoi bauli sono solo più piccoli dei tuoi
novembre 7, 2005 alle 11:46 PM |
all, non so.
non so cosa c’è dietro questa storia.
ci devo pensare. si può sviluppare secondo un sacco di direzioni.
la guardo e mi si trasforma nelle mani.
novembre 8, 2005 alle 10:37 am |
lo so che questo post è incommentabile.
lo so da sola.
credo che me lo abbia dettato all’orecchio Luther Blisset, all’alba di qualche mattina fa (le 5.47, per la precisione, seduta al centro del letto).
novembre 8, 2005 alle 11:00 am |
Flo, ma tu non dormi mai?
novembre 8, 2005 alle 11:05 am |
ultimamente no, non tanto.
poi il dottore mi ha spiegato che è perché toglievo il cerotto della nicotina al momento di andare a letto e questo provoca crisi di insonnia e risvegli precoci.
solo che me lo ha spiegato venerdì scorso, dopo ben sette settimane di cerotto.
novembre 8, 2005 alle 11:07 am |
Luther blisset la pantegana nera del milan anni 80,grande bidone.Saluti ad HannaBella.
novembre 8, 2005 alle 11:13 am |
ultimamente Annabella è in sit-in permanente con l’Universo.
sta studiando per prendersi il diploma di strega di secondo livello.
novembre 8, 2005 alle 11:24 am |
Grazie per l’informazione,devo procurarmi il vaccino contro il secondo livello di strega.Per il colore sto provvedendo,non vorrei arrecare danni alla tua vista.
novembre 8, 2005 alle 3:02 PM |
in una precedente vita sono stata una bombola di ossigeno.
oggi mi accontenterei di essere un estintore.
novembre 8, 2005 alle 3:09 PM |
A schiuma o polvere? te lo dico a seconda dell’incendio che devi spegnere.
novembre 8, 2005 alle 5:01 PM |
balle. sei una pietra focaia, Flounder. e io continuo a rimuginare sulla colata di cemento dentro i Lari e sul cuore e mezzo. in queste pieghe ci sono mondi interi. bellissimo
novembre 8, 2005 alle 5:02 PM |
Io anche.
Un estintore di debiti, però.
Non essendo commentabile il post ho commentato il commento.
Tanto tu li scrivi con la stessa intensità e quindi ci salvi sempre, perchè quando non è commentabile uno è commentabile l’altro.
novembre 8, 2005 alle 7:09 PM |
ma quanto siete belli, quanto?
dentro e dietro questo incommentabile post c’è così tanto, ma così tanto che io stessa mi spavento.
novembre 8, 2005 alle 7:17 PM |
no, broono, non commentabile non nel senso di: divieto di commentare.
ma in quello di: ma che cavolo avrà voluto dire? 😀
novembre 8, 2005 alle 8:15 PM |
Si si, lo so.
L’avevo capito!
Incommentabile proprio come l’avevi, a ragione, inteso tu.
Che a volte nemmeno la mia fantasia è sufficiente per capire.
😉
novembre 8, 2005 alle 9:20 PM |
mi noio. incommento.
novembre 9, 2005 alle 10:47 am |
stamattina ho un cuore e tre quarti.
tipo questo:
ascolta
se ti dico ho voglia di ascoltare il canto della terra, stanotte,
e di piangere tra le tue mani significa che a volte
la vita è di una tenerezza così semplice che fa male
e che domani saremo da soli tu e io
a reggere il mondo
come un rametto di basilico
saremo ombre
uccelli
bottiglie gettate nelle onde
incenso e alghe e papiro
e avremo pensieri curiosi
e storie d’amore estremo e trasparente
come l’aria antica di lisbona
e crudeli come gli occhi dei figli
che non ci perdonano
di essere vecchi
Luther Blisset
(che a me mi piace assai)
novembre 9, 2005 alle 11:05 am |
e crudeli come gli occhi dei figli
che non ci perdonano
di essere vecchi
…..
….
…
..
.
novembre 9, 2005 alle 11:14 am |
di essere vecchi e di osare, forse.
di aver voglia di vivere.
novembre 9, 2005 alle 11:58 am |
non perdoniamo loro il fatto che prima o poi dovranno lasciarci e la vecchiaia rende questa certezza troppo pesante da sopportare
novembre 9, 2005 alle 12:02 PM |
secondo me se fosse questo gli occhi non sarebbero crudeli, ma tristi.
novembre 9, 2005 alle 12:37 PM |
la crudeltà è forse, l’altra faccia della medaglia, che da un lato ti fa vedere l’aspetto triste e in fondo tenero della situazione, dall’altro la macanza di accettazione, della morte, del tempo che passa, della caducità del corpo fisico, ti fa odiare quella vecchiezza che non puoi fermare….
novembre 9, 2005 alle 1:06 PM |
oggi voglio farvi del male.
ma è che mi sono emozionata molto, stamattina. così vi beccate un’altra poesia di quello là .
Come se fosse un libro
se fosse davvero così semplice
attrezzarsi il mondo come se fosse un terrazzo
con piante e fiori da spostare da un angolo al’altro
tanto per fare qualcosa
perché è domenica e si deve, comunque, vivere
perché meglio tutto che le intermittenze crudeli del cuore
che ci lasciano senza difesa a chiederci dove andiamo
e se ne valga dopotutto la pena
atrezzarsi il mondo come se fosse un terrazzo
dove anche le cose lasciate in disordine
hanno l’ordine che vogliamo per loro
così docili, così refrattarie a movimenti e oscillazioni
che viene voglia di prenderle ad esempio
come se prima o poi un temporale
un vento improvviso venuto su dal mare
un lieve cedimento del pavimento non ci ricordasse
proprio quando meno ce l’aspettiamo
che la domenica e il lunedì e tuti gli altri giorni della settimana
sono l’unica cosa che abiamo
la nostra parte di eternitÃ
e la spendiamo così
senza nemmeno confessarci
che a restituircela
è proprio il temporale che vorremmo
o un vento venuto su dal mare
che ci rendesse innocenti
creature senza domenica e lunedì
che attraversano il tempo
con la dolcezza e la gioia
di chi di nulla ha colpa e senso e dolore
se non d’aver fatto delle settimane
e dei mesi e degli anni
il deposito dei propri sogni
e della propria capacità di amare
se fosse davvero così semplice
attrezzarsi il mondo come se fosse un libro
con le parole il ritmo e lo stile
appreso nele notti
passate a credere che per essere felici
fosse sufficiente essere poeti
e che la felicità fosse un nostro diritto
e nostro diritto e dovere cercarla
dovunque e comunque
e qualunque fosse il prezzo di dolre
con cui mettersi alla prova
come se ne fossimo sempre più forti
come se soffrendo
potessimo garantirci
che ad atenderci da sempre
ci sia davero qualcuno
magari un cane
con cui essere fragili insieme
e insieme vivere e insieme morire
per dolori che si assomigliano
per sogni terribili e crudeli
che ti fanno pulsare la vita tra le mani
come il muscolo di un animale scannato
per domeniche che si devono, comunque, vivere
se fosse davvero così semplice amarsi
non avrei più bisogno delle parole
per dirti ti amo
novembre 9, 2005 alle 2:02 PM |
🙂
novembre 9, 2005 alle 2:51 PM |
Sospiri….
novembre 9, 2005 alle 3:02 PM |
Quando ti ci metti sei davvero terribile!!!!!!!!!
Grazie.
novembre 9, 2005 alle 3:44 PM |
il mio commento che amabilmente sto coso mi chiede di lasciare mi destabilizza, perchè non è che puoi dar retta a fdd senza avvisare eh!
Già credevo che fossi sparita di nuovo e che avessi tolto tutti i commenti
poi servirebbe una legenda che avvisa che l’ordine temporale di inserimento commenti è passato dall’ultimo inserito al primo e non viceversa….
uff!
novembre 9, 2005 alle 4:55 PM |
se devo essere sincera, il pop-up mi fa un po’ cagar.
ma l’idea che calmafuoridaidenti si attesti al commento 25 senza poter andare oltre mi è ancora più insopportabile.
sia come fatto in sé, sia perchè mi suona un po’ come jettatura da bloggher 😀 (della serie: beccati solo 24 commenti e non fare la pop-star)
novembre 9, 2005 alle 5:13 PM |
apocrifo, questa poesia è troppo triste. lo so, lo so, lo so. maledizione. lo so.
se fosse così semplice, cazzo.
se fosse così semplice allora
non sarebbe nemmeno necessario chiederti, con disperato egoismo, per sapere se è vero che stai bene.
per sperare di sentire un sì e non pensare
di aver perso qualcosa di bello inutilmente
e su questa riflessione home made possiamo anche aprire il gas.
novembre 9, 2005 alle 5:37 PM |
Se fosse così semplice………
🙂