This entry was posted on gennaio 2, 2006 at 5:54 PM and is filed under prima di dormire. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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Hai scolpito una cornice accurata e satirica di ciò che ti circonda, l’hai reso tanto piacevole quanto vera. Come capisco “la stanchezza stanca” delle tue parole…
Un sorriso e un saluto
A.
Non so, Passera, sei così strana e imprevedibile…
Certe volte il tuo salotto diventa un chiassoso intreccio di Caffè Pedrocchi e Bar dello Sport.
Poi tutto si quieta all’improvviso, cala un sipario di nostalgia e di silenzio su queste pagine di arguzie e di celie e tu confondi le dita sulla tastiera come fosse un incantesimo.
E resta solo poesia.
Devi avere un’anima talmente grande da perderci l’orientamento e la direzione.
E, forse, non ci dovrebbe essere nessun commento a questo “Adagio lento”.
Nemmeno il mio, chiaramente.
avete mai visto quelle persone che per tutta la vita hanno condotto con accuratezza un lavoro di indagine, una ricerca scientifica e poi iniziano ad ammalarsi, ad alternare momenti di lucidità a momenti di delirio?
qualche giorno fa ho ricevuto una mail di auguri che aveva esattamente questo tenore.
mi venivano raccontati episodi ai quali non ho mai partecipato, come cose fatte invece da me.
vecchie memorie storiche in cui io sono stata infilata e sovrapposta in un secondo momento.
venivo ringraziata per consigli che non ho mai datto.
è uno di questi casi, per l’appunto.
poi c’è una nostalgia segreta.
ma di questo ho promesso che non parlerò.
non oggi, almeno.
certe cose arrivano come onde.
io non so resistere.
io non so resistere a nulla, sono un’impulsiva della malora.
continuo a non imparare che così facendo si perde tutto. anche le cose e le persone che si vorrebbero tenere vicino al cuore.
già fatto, all. qui si spara fin dal 30, cosa credi. ma non basta, per l’arcangelo Michele di Flo’. e dire che ci aveva provato, a farle spuntare quell’incisivo inferiore. ma il suo dna pulsava come una stella, e non ne ha avuto il coraggio.
Ciao Flo. Gli ultimi tuoi post li ho letti e riletti.
E tu che dici di guardare quanto tempo i visitatori passano sul tuo blog te ne sarai accorta.
Sarà che da qualche giorno ho una gran voglia di prendere qualcuno a parolacce o a pugni.
Ma solo quando qualche blog trovo un attimo di calma.
io nello specchio mi ci infilerei solo per dimostrarmi d’essere dimagrita, che son più sottile,
per un uomo mai.
non più di quei cinque dieci minuti, insomma.
in totale dissonanza, avrei messo in bocca questo monologo a lello arena…perchè poi alla fine, in fondo, chi è più surreale ? lo specchio, questo dialogo sommesso, o lello arena stesso ?
Mi ha tanto colpito, se non ferito, l’idea immagine di “prigioniera nello specchio”.
Di voi donne poetesse/ narratrici trovo talvolta testi bellissimi sui blogs.
Bravissima!
MarioB.
sono interessanti, gli specchi.
inversione della direzione, orario e antiorario.
sono interessanti, gli specchi.
non si sa mai quale mondo vi si celi dietro.
sono arrossito quando ho cominciato a leggere: ma che? ce l’hai con me? lo sai anche tu che odio il rossetto quasi quanto la birra? Poi sono andato avanti e mi sono tranquillizzato. Non posso essere io, non sono così brutto.
Quando mi innamoro posso diventare ossessivo (hai presente Helena boxing?) ma per il resto penso di essere normale. Mi spieghi con quale forma di linguaggio si esprimono gli altri e cono rappresentato qui simboli? ciax
“Eâ il primo passo di una modificazione complessiva: il mento si farà più aguzzo e stretto, il viso tutto si restringerà per lasciare spazio posteriormente, alla zona che ospita il cervelletto. Che crescerà a dismisura fino a renderci intelligentissimi.”
Ho dovuto leggere a pezzi e a cazzotti e con la voglia di lasciar perdere.
Solo chi è rimasto incastrato in uno specchio può capire.
Un po’ come *La ragazza dello Sputnik* di Murakami, con l’aggravante di una spinta di un’ amante mano amata.
Che voleva tirare, preservare, mentre spingeva e distruggeva.
Cose così.
Non c’è nulla di più terribile di certi (in)sani amori colpevoli, chè stare insieme diventa una battaglia, e tu sei vittima e carnefice di te stesso, prima ancora che dell’altro (*altro-da-te*?)
Ma forse sto sragionando..
Capita quando poi (ri)trovandomi in una storia così, mi sento disperatamente piccola.
E disperatamente grande, per esserne poi uscita, magrado i *tilt* nella testa e tutte quelle voci che mi giungevano come dal fondo di un lago.
(E un pensiero già vola a Virginia..)
E adesso, a lettura finita, penso che ricomincerò.
Con l’anima un po’ più slabbrata, ancora graffiata.
Dalle tue parole.
Tutto il gioco di specchi che fa da leitmotiv al racconto è molto interessante, ma l’idea della cattura tra la patina di nitrato dâargento e il vetro è la cosa più intrigante.
[O.T.
Flou’, riguardo alla gita genovese, temo che mi sarà un po’ difficile liberarmi da lavori e incombenze nella prima settimana di febbraio, ma non lo escludo ancora del tutto.]
Non posso rispondere, sono qui.
Immobile. Presa dallo stupore del ricordo delle tue mani sui miei fianchi.
Immobile. Tra la patina argentea e il vetro. Fino a che non verrai a liberarmi.
Per brevi istanti provo ad uscire ma dura poco.
Poi ritorno qui, dove catturo i tuoi sguardi.
Seguo i tuoi movimenti al mattino mentre ti radi, quella ruga che si approfondisce, i capelli bagnati sul collo.
Non mi vedi neppure.
A volte aliti sulla superficie e sento il tuo calore sul viso, così vicino alle labbra da farmi impazzire.
(e se non è uno specchio è un monitor, la differenza è minima, lo sappiamo benissimo)
Riguardo all ‘”overdose” di parole che mi hai lasciato nel tuo commento..probabilmente è vero. E’ vero anche che dovremmo amarci di più, l’uno con l’altro, ma forse l’eccesso di parole è un momento passeggero. Nuvole in viaggio. E il cielo si copre solo a tratti.
Mi dispiace, ma ho fatto una cosa ignobile.
Ti ho nominato per il giochino delle cinque strane abitudini che circola in questi giorni sui blog.
Se passi da me, trovi il regolamento.
Ti prego di perdonarmi.
Un bacio
sai Flounder,
adesso che ho cambiato momentaneamente computero che questo è da un’ altra parte cioè io con lui che è una roba magica, cioè questo portatile era di mio figlio e lui me l’ha venduto però caro che se n’è approfittato del padre ingnorante coglioncello però adesso che sono qui vedo tutto lo schermo pieno qui che prima ne vedevo solo in fondo a sinistra la tua roba dello specchio.
Era per dire che adesso si vede la pagina piena ma chissà fino a quando?
E se poi fosse di nuovo vuota, io ho dei problemi, sì, me l’ha detto anche lo psicopompo.
Cioè io ho una cosa oggi e penso a quella di domani tipo quello che ci aveva una morosazza bonissima e pensava a quella di prima e a quella di dopo.
Ma lo so io e ve lo dico che è colpa dell’Epifania che tutte le feste porta via e non si litiga più con nessuno tipo suocere generi sorelle puttanazze cognate avide oltre ogni dire.
Cioè poi ritorna tutto normale e uno dice orca eva che mondo allora sì che uno dice anche, magari dico magari, sono prigioniero nello specchio, ecco, per dire.
MarioB.
Shemale, scusami, ma la catena di santâAntonio no, la mia religione non me lo consente.
E ho anche lâumore sotto i piedi, come dimostra la mia latitanza da queste pagine.
non so, Flou. Io a volte dentro lo specchio ci sto bene, alle volte no. Le volte che no prendo e esco, ma non dalla parte del vetro, che è fredda e tagliente, e fa un rumore spaventoso quando si rompe. Io mi sfilo dal nitrato d’argento, lo stappo senza sforzo, come cartavelina. L’argento mi si impiglia nei capelli, a fatica viene via, e allora dico in giro che la colpa è della Garnier, perchè io valgo, ma le sue tinte no. Dispiace solo per gli specchi, così rovinati non sono più buoni neanche per nascondersi…
ue raga, che si fa? una raccolta di firme per il rinnovo a Flounder? sit-in, buy-out? Dicci cosa vuoi: tempo determinato, indeterminato, co.co.co? a borderò, con ritenuta? vino e risate davanti al fuoco?
Uno, o Floundercara,
ogni tanto si deve fare ‘sta terapia di vacazione da post che ti ammorbano a volte il capo che poi uno si immagina e se non posto e se non posto e se non posto… cioè ti vien davvero la sindrome del post obbligatorio che uno pensa, a volte:
e quelli là i miei amici che vengono da me nel mio caffè poi non trovano niente di nuovo e dicono cosa fa questa qua scrive più niente e uno dice allora echissenefrega, ecco.
Cioè magari uno ha bisogno di concentrazione per scrivere per fare cose sue intime in cui si riconosce più profondamente e lavorarci sopra e correggere e faticarci a più strati, dico con solerzia e penetrazione e intimità con sè stesso e ricerca del Sè, guarda, ti dico proprio ricerca del Sè.
Se non era per il mio amico Paulin che ha inventato i cartografi io un blog non me lo facevo neanche morto, io non ho quasi nessun tema da inaugurare,
io faccio il parassita qua e là ,
o mia cara,
ciau nèèè
MarioB.
il Ministero forse mi accorda il rinnovo del contratto.
ma non mi basta.
voglio almeno un 4 + 4 e una casetta nelle Marche. ma non una qualsiasi.
(e so’ pretese, lo so)
sto recuperando i post perduti quando non potevo entrare qui dentro durante le vacanze..ma sai che la agenesia degli incisivi inferiori ce l’ho pure io? (a dire il vero non sapevo nemmeno si chiamasse cosÃ)…
questo racconto si è scritto da solo, io non ho fatto nulla, nemmeno pensato alla minima idea. è stato un fatto di suggestione, mentre mi guardavo allo specchio il mio incisivo scheggiato e pensavo che dovrei rifarmelo. più altre cose.
gennaio 2, 2006 alle 6:48 PM |
Hai scolpito una cornice accurata e satirica di ciò che ti circonda, l’hai reso tanto piacevole quanto vera. Come capisco “la stanchezza stanca” delle tue parole…
Un sorriso e un saluto
A.
gennaio 2, 2006 alle 6:49 PM |
Non so, Passera, sei così strana e imprevedibile…
Certe volte il tuo salotto diventa un chiassoso intreccio di Caffè Pedrocchi e Bar dello Sport.
Poi tutto si quieta all’improvviso, cala un sipario di nostalgia e di silenzio su queste pagine di arguzie e di celie e tu confondi le dita sulla tastiera come fosse un incantesimo.
E resta solo poesia.
Devi avere un’anima talmente grande da perderci l’orientamento e la direzione.
E, forse, non ci dovrebbe essere nessun commento a questo “Adagio lento”.
Nemmeno il mio, chiaramente.
gennaio 2, 2006 alle 6:55 PM |
avete mai visto quelle persone che per tutta la vita hanno condotto con accuratezza un lavoro di indagine, una ricerca scientifica e poi iniziano ad ammalarsi, ad alternare momenti di lucidità a momenti di delirio?
qualche giorno fa ho ricevuto una mail di auguri che aveva esattamente questo tenore.
mi venivano raccontati episodi ai quali non ho mai partecipato, come cose fatte invece da me.
vecchie memorie storiche in cui io sono stata infilata e sovrapposta in un secondo momento.
venivo ringraziata per consigli che non ho mai datto.
è uno di questi casi, per l’appunto.
poi c’è una nostalgia segreta.
ma di questo ho promesso che non parlerò.
non oggi, almeno.
gennaio 2, 2006 alle 7:02 PM |
la penso come shemale
gennaio 2, 2006 alle 8:03 PM |
certe cose arrivano come onde.
io non so resistere.
io non so resistere a nulla, sono un’impulsiva della malora.
continuo a non imparare che così facendo si perde tutto. anche le cose e le persone che si vorrebbero tenere vicino al cuore.
gennaio 2, 2006 alle 9:03 PM |
dillo tu quello che vorrei dirti
gennaio 3, 2006 alle 12:50 am |
angeli arcangeli e cherubini, gli do’ tempo fino al 6. poi basta, prendo il kalashnikov.
gennaio 3, 2006 alle 12:59 am |
già fatto, all. qui si spara fin dal 30, cosa credi. ma non basta, per l’arcangelo Michele di Flo’. e dire che ci aveva provato, a farle spuntare quell’incisivo inferiore. ma il suo dna pulsava come una stella, e non ne ha avuto il coraggio.
gennaio 3, 2006 alle 1:11 am |
ho paura di dirmelo, calma.
mai come in questo momento le parole sono la cosa più fisica che ho.
gennaio 3, 2006 alle 6:30 am |
flounder,
io credo che i maschi ci vogliano infilare veramente nello specchio.
(te lo dico in un orecchio perché è un po’ imbarazzante fare questi discorsi da matta che parla da sola sul tram. però è così, e mi pare che tu sia una di quelle che la sa ‘sta faccenda)
🙂
gennaio 3, 2006 alle 5:04 PM |
io penso che molte donne nello specchio ci si infilino da sole, per paura di farcisi infilare.
gennaio 3, 2006 alle 9:27 PM |
Ciao Flo. Gli ultimi tuoi post li ho letti e riletti.
E tu che dici di guardare quanto tempo i visitatori passano sul tuo blog te ne sarai accorta.
Sarà che da qualche giorno ho una gran voglia di prendere qualcuno a parolacce o a pugni.
Ma solo quando qualche blog trovo un attimo di calma.
gennaio 3, 2006 alle 9:29 PM |
Vedi? Mi è scappata una parola.
Volevo scrivere .”solo quando leggo qualche blog trovo un attimo di calma”
gennaio 3, 2006 alle 11:50 PM |
io nello specchio mi ci infilerei solo per dimostrarmi d’essere dimagrita, che son più sottile,
per un uomo mai.
non più di quei cinque dieci minuti, insomma.
gennaio 4, 2006 alle 12:27 am |
in totale dissonanza, avrei messo in bocca questo monologo a lello arena…perchè poi alla fine, in fondo, chi è più surreale ? lo specchio, questo dialogo sommesso, o lello arena stesso ?
gennaio 4, 2006 alle 8:33 am |
Ti dico solo: molto bello.
Mi ha tanto colpito, se non ferito, l’idea immagine di “prigioniera nello specchio”.
Di voi donne poetesse/ narratrici trovo talvolta testi bellissimi sui blogs.
Bravissima!
MarioB.
gennaio 4, 2006 alle 3:05 PM |
…l’ho riletto più volte, splendido. (andrò a ritroso a cercare altri tesori :))…
gennaio 4, 2006 alle 11:06 PM |
sono interessanti, gli specchi.
inversione della direzione, orario e antiorario.
sono interessanti, gli specchi.
non si sa mai quale mondo vi si celi dietro.
gennaio 5, 2006 alle 8:06 PM |
sono arrossito quando ho cominciato a leggere: ma che? ce l’hai con me? lo sai anche tu che odio il rossetto quasi quanto la birra? Poi sono andato avanti e mi sono tranquillizzato. Non posso essere io, non sono così brutto.
Quando mi innamoro posso diventare ossessivo (hai presente Helena boxing?) ma per il resto penso di essere normale. Mi spieghi con quale forma di linguaggio si esprimono gli altri e cono rappresentato qui simboli? ciax
gennaio 5, 2006 alle 11:34 PM |
in effetti da quando sono venuto qui l’ultima volta ti si sono spostati tre o quattro denti… comunque scrivi sempre molto bene…
Michele (anche se non proprio arcangelo)
gennaio 6, 2006 alle 12:27 am |
“Eâ il primo passo di una modificazione complessiva: il mento si farà più aguzzo e stretto, il viso tutto si restringerà per lasciare spazio posteriormente, alla zona che ospita il cervelletto. Che crescerà a dismisura fino a renderci intelligentissimi.”
In pratica è il ritratto di ALIEN!!!!
gennaio 6, 2006 alle 1:50 am |
Ciao…sai il termine blogstar è un termine per indicare il nulla!
Ale
gennaio 6, 2006 alle 7:49 am |
è una questione di accudimenti, non credi– come, a volte, nella tua scrittura 🙂
gennaio 6, 2006 alle 1:32 PM |
Ho dovuto leggere a pezzi e a cazzotti e con la voglia di lasciar perdere.
Solo chi è rimasto incastrato in uno specchio può capire.
Un po’ come *La ragazza dello Sputnik* di Murakami, con l’aggravante di una spinta di un’ amante mano amata.
Che voleva tirare, preservare, mentre spingeva e distruggeva.
Cose così.
Non c’è nulla di più terribile di certi (in)sani amori colpevoli, chè stare insieme diventa una battaglia, e tu sei vittima e carnefice di te stesso, prima ancora che dell’altro (*altro-da-te*?)
Ma forse sto sragionando..
Capita quando poi (ri)trovandomi in una storia così, mi sento disperatamente piccola.
E disperatamente grande, per esserne poi uscita, magrado i *tilt* nella testa e tutte quelle voci che mi giungevano come dal fondo di un lago.
(E un pensiero già vola a Virginia..)
E adesso, a lettura finita, penso che ricomincerò.
Con l’anima un po’ più slabbrata, ancora graffiata.
Dalle tue parole.
Ma con l’Anima.
Grazie, *Flounder*, chiunque tu sia.
gennaio 6, 2006 alle 4:19 PM |
Tutto il gioco di specchi che fa da leitmotiv al racconto è molto interessante, ma l’idea della cattura tra la patina di nitrato dâargento e il vetro è la cosa più intrigante.
[O.T.
Flou’, riguardo alla gita genovese, temo che mi sarà un po’ difficile liberarmi da lavori e incombenze nella prima settimana di febbraio, ma non lo escludo ancora del tutto.]
gennaio 6, 2006 alle 9:54 PM |
Non posso rispondere, sono qui.
Immobile. Presa dallo stupore del ricordo delle tue mani sui miei fianchi.
Immobile. Tra la patina argentea e il vetro. Fino a che non verrai a liberarmi.
Per brevi istanti provo ad uscire ma dura poco.
Poi ritorno qui, dove catturo i tuoi sguardi.
Seguo i tuoi movimenti al mattino mentre ti radi, quella ruga che si approfondisce, i capelli bagnati sul collo.
Non mi vedi neppure.
A volte aliti sulla superficie e sento il tuo calore sul viso, così vicino alle labbra da farmi impazzire.
(e se non è uno specchio è un monitor, la differenza è minima, lo sappiamo benissimo)
gennaio 7, 2006 alle 11:15 am |
Riguardo all ‘”overdose” di parole che mi hai lasciato nel tuo commento..probabilmente è vero. E’ vero anche che dovremmo amarci di più, l’uno con l’altro, ma forse l’eccesso di parole è un momento passeggero. Nuvole in viaggio. E il cielo si copre solo a tratti.
gennaio 7, 2006 alle 6:05 PM |
Mi dispiace, ma ho fatto una cosa ignobile.
Ti ho nominato per il giochino delle cinque strane abitudini che circola in questi giorni sui blog.
Se passi da me, trovi il regolamento.
Ti prego di perdonarmi.
Un bacio
Daniele
gennaio 7, 2006 alle 6:48 PM |
sai Flounder,
adesso che ho cambiato momentaneamente computero che questo è da un’ altra parte cioè io con lui che è una roba magica, cioè questo portatile era di mio figlio e lui me l’ha venduto però caro che se n’è approfittato del padre ingnorante coglioncello però adesso che sono qui vedo tutto lo schermo pieno qui che prima ne vedevo solo in fondo a sinistra la tua roba dello specchio.
Era per dire che adesso si vede la pagina piena ma chissà fino a quando?
E se poi fosse di nuovo vuota, io ho dei problemi, sì, me l’ha detto anche lo psicopompo.
Cioè io ho una cosa oggi e penso a quella di domani tipo quello che ci aveva una morosazza bonissima e pensava a quella di prima e a quella di dopo.
Ma lo so io e ve lo dico che è colpa dell’Epifania che tutte le feste porta via e non si litiga più con nessuno tipo suocere generi sorelle puttanazze cognate avide oltre ogni dire.
Cioè poi ritorna tutto normale e uno dice orca eva che mondo allora sì che uno dice anche, magari dico magari, sono prigioniero nello specchio, ecco, per dire.
MarioB.
gennaio 7, 2006 alle 9:44 PM |
No, la verità è che non riesco a rispondere, davvero.
I vostri commenti mi hanno lasciato interdetta, ho dovuto riflettere sul fatto di aver espresso più di quanto volessi. O comunque cose diverse. Una specie di gap tra ciò che avevo dentro e ciò che ci avete letto. Eâ la prima volta che succede, in modo così forte.
Non lo so perché abbiate pensato che lui voglia davvero chiuderla nello specchio.
Non è così.
Questo è un post dâamore, ma di amore totale.
Lo specchio riflette una vita intera, questo matrimonio segnato da tante cose, questa donna rigorosa e razionale che sotto le sue mani e gli sguardi si è trasformata in tutto ciò che esiste.
E questâuomo che immagino di intelligenza trasversale, quella che non cammina parallela alla realtà , ma la interseca. Sono così rari, poetici. Talvolta spaventosi.
(OT: secondo me anche MarioB è così. Forse spaventoso no, però)
Un tradimento, forse due, ma diluiti nel tempo. Cose che si dimenticano, poi tornano, poi vanno via di nuovo.
La vecchiaia e lâossessione della bellezza perduta.
La paura che la bellezza non basti. La certezza, a tratti, che non sia più necessaria.
La cura, la cura estrema..
La perdita di sé. La fiducia. Lâaffidarsi ad altri e avere un poâ di paura nel fondo. Soprattutto se si è state così dure nel corso della vita.
Lâangoscia per il tempo che resta.
Ci sono, in questo post e per certi versi, donne che ho amato.
Câè lâeco lontanissima di un film stupendo sulla vita di Iris Murdoch, con Judi Dench.
E altre due o trecento cosette che non sto qui a dettagliare.
Torno a chiudermi nello specchio, vaâ.
Almeno non do fastidio a nessuno, ché certi giorni âsto blog è unâarma non convenzionale.
Shemale, scusami, ma la catena di santâAntonio no, la mia religione non me lo consente.
E ho anche lâumore sotto i piedi, come dimostra la mia latitanza da queste pagine.
gennaio 8, 2006 alle 6:58 PM |
non so, Flou. Io a volte dentro lo specchio ci sto bene, alle volte no. Le volte che no prendo e esco, ma non dalla parte del vetro, che è fredda e tagliente, e fa un rumore spaventoso quando si rompe. Io mi sfilo dal nitrato d’argento, lo stappo senza sforzo, come cartavelina. L’argento mi si impiglia nei capelli, a fatica viene via, e allora dico in giro che la colpa è della Garnier, perchè io valgo, ma le sue tinte no. Dispiace solo per gli specchi, così rovinati non sono più buoni neanche per nascondersi…
gennaio 8, 2006 alle 8:29 PM |
è bello, Lu.
mi fa venire in mente tante altre cose.
perché in questi giorni non è che non scriva, anzi. è solo che non posto, non ci riesco.
mi hanno fatto una specie di incantesimo, è terribile.
se non mi rinnovano il contratto annuale di bloggheressa entro in sciopero.
gennaio 8, 2006 alle 9:00 PM |
ue raga, che si fa? una raccolta di firme per il rinnovo a Flounder? sit-in, buy-out? Dicci cosa vuoi: tempo determinato, indeterminato, co.co.co? a borderò, con ritenuta? vino e risate davanti al fuoco?
gennaio 8, 2006 alle 11:12 PM |
Uno, o Floundercara,
ogni tanto si deve fare ‘sta terapia di vacazione da post che ti ammorbano a volte il capo che poi uno si immagina e se non posto e se non posto e se non posto… cioè ti vien davvero la sindrome del post obbligatorio che uno pensa, a volte:
e quelli là i miei amici che vengono da me nel mio caffè poi non trovano niente di nuovo e dicono cosa fa questa qua scrive più niente e uno dice allora echissenefrega, ecco.
Cioè magari uno ha bisogno di concentrazione per scrivere per fare cose sue intime in cui si riconosce più profondamente e lavorarci sopra e correggere e faticarci a più strati, dico con solerzia e penetrazione e intimità con sè stesso e ricerca del Sè, guarda, ti dico proprio ricerca del Sè.
Se non era per il mio amico Paulin che ha inventato i cartografi io un blog non me lo facevo neanche morto, io non ho quasi nessun tema da inaugurare,
io faccio il parassita qua e là ,
o mia cara,
ciau nèèè
MarioB.
gennaio 9, 2006 alle 12:37 PM |
il Ministero forse mi accorda il rinnovo del contratto.
ma non mi basta.
voglio almeno un 4 + 4 e una casetta nelle Marche. ma non una qualsiasi.
(e so’ pretese, lo so)
gennaio 10, 2006 alle 4:08 PM |
sto recuperando i post perduti quando non potevo entrare qui dentro durante le vacanze..ma sai che la agenesia degli incisivi inferiori ce l’ho pure io? (a dire il vero non sapevo nemmeno si chiamasse cosÃ)…
gennaio 10, 2006 alle 4:18 PM |
e comunque il racconto mi ha colpito molto..é cosà diverso dagli altri..é arte dell’immedesimazione portata ai massimi livelli..
gennaio 10, 2006 alle 9:22 PM |
brezza, questa storia dell’agenesia io l’ho letta in un libro molto bello dal quale ho imparato un sacco di cose, anche sul progetto Gaia. poi un giorno te lo mando zippato, perché non si trova.
questo racconto si è scritto da solo, io non ho fatto nulla, nemmeno pensato alla minima idea. è stato un fatto di suggestione, mentre mi guardavo allo specchio il mio incisivo scheggiato e pensavo che dovrei rifarmelo. più altre cose.
gennaio 11, 2006 alle 10:29 am |
il mio pure é scheggiato..e piccolo piccolo che se rido molto apertamente si vede il buchino..dovrei sistemarlo anch’io ma rimando sempre..