Prendi l'arte e mettila da parte

In felice compagnia del blogghèr di fiducia (perché qua la scelta è ampia: abbiamo blogghèr di fiducia, del quore y de l’alma), sono andata a vedere questa mostra dedicata ai Tang.

Come: chi sono i Tang?

Suvvia, sono quelli che vennero dopo gli Han, i Sui e moooolto prima dei Ming.

Mentre noi, quelli di qua, giocavamo a fare i Bizantini e Carlo Magno, più o meno per capirci.

Questi Tang qua fecero cose di pazzi: sconfissero i turchi e i tibetani e si insediarono fino al Mar Caspio, aprirono il paese agli ambasciatori indiani e cingalesi, promossero la libertà religiosa, l’industria serica e i commerci.

E poi arte, tanta arte: poesie, sculture, pitture, scrittura.

Inventarono il concetto di mezzadrìa e poi glielo passarono agli Arabi.

Inventarono finanche il concetto di filiera produttiva.

Fondarono l’Università gratuita basata sulla meritocrazia e si costruirono una capitale così bella ma così bella che alla fine pure i giapponesi gliela copiarono e fecero Kyoto che era tale e quale.

Il blogghèr di fiducia non era mica tanto convinto.

E infatti dopo aver visto la mostra mi ha portato in una sala attigua dove c’erano le cose dei pompeiani, che molto prima che i Tang facessero i Tang, avevano forgiato utensili da cucina che nemmeno Alessi o Zani ci riescono. Pure lo stampo per fare il pasticcio di lepre, pure la teglia per cuocere i muffin.

Poi c’era una stanza segreta, recuperata pari pari dagli scavi, dove c’erano tutte le cose sconce.

Il blogghèr di fiducia mi ha spiegato che soltanto i satiri o quelli molto brutti o molto vecchi avevano la rappresentazione itifallica esagerata, perché secondo i canoni di bellezza dei greci gli uomini dovevano tenere l’itifallo piccolino.

I greci erano fissati su questa cosa delle misure, facevano delle formule tipo: il collo deve misurare la metà della vita, i fianchi femminili devono essere come le spalle più il diametro di un seno che a sua volta non deve superare la circonferenza di un gomito più mezzo ginocchio.

In base a  questa logica il fallo, quando non era itifallo, secondo loro, doveva avere la stessa misura del dito medio meno un pizzichino.

Volete forse dire che i greci e i romani erano ipodotati?

Volete forse pensare che i cinesi e gli asiatici siano ancora meno dotati degli occidentali?

Io non lo so, a dire il vero.

Ma quello che ho capito è che l’arte, tutta l’arte, nasce sempre da un senso di mancanza e te lo spaccia come un fatto di misura e proporzioni.

(per amor di completezza, leggasi pure la relazione del blogghèr di fiducia)

51 Risposte to “Prendi l'arte e mettila da parte”

  1. e.l.e.n.a. Says:

    acc! sono incappata in un post in progress…

  2. Zu Says:

    Mi viene in mente di Lella Costa in un uno spettacolo: “Sì, certo, le misure non contano… ma almeno un minimo sindacale ci deve essere!”

  3. Zu Says:

    (in un suo spettacolo)

  4. Flounder Says:

    stavo correggendo una grossa imprecisione terminologica.
    i greci come si deve non avevano mai il fallo itifallico.

  5. Zu Says:

    Ah, non è che stavi maniando il post per ottenere itieffetti speciali?

  6. e.l.e.n.a. Says:

    …in medio stat virtus?

  7. Flounder Says:

    oltre a itifallo c’era anche un’altra parola difficile che iniziava con la F.
    ma mo’ non me la ricordo.

  8. riccionascosto Says:

    le imprecisioni non le avrei neanche notate.
    Pensa che aprendo il link alla dinastia Tang, anziché “tuttocina” leggevo “tuttocucina” e mi chiedevo perché, per cucinare il riso alla cantonese, occorresse studiare la dinastia…

  9. Flounder Says:

    e se proprio vogliamo dirla tutta, oltre a questa parola difficile che non mi ricordo, ho anche imparato che l’itifallo apotropaico si chiamava fascinum .
    e da oggi in poi non dirò mai più di uomo che ha un gran fascino.

  10. Flounder Says:

    riccio, io pure avevo letto tuttocucina, all’inizio.
    credo che dipenda dal fatto che si dice che abbiano inventato gli spaghetti.

  11. pispa Says:

    fare una statua con quella faccenda lì esagerata l’avrebbe resa ridicola e grottesca.
    i greci amavano le proporzioni, nell’arte.
    la distanza tra i due occhi è di un occhio, e il mento deve essere largo uguale a anche la punta del naso, eccetera..

    nella vita di tutti i giorni chi lo sa?
    dubito fossero perfetti, e che esistessero molte persone con quelle caratteristiche.
    certo è che l’eroe, il combattente, il guerriero, doveva essere oltre che asciutto muscoloso e armonico nelle forme, pure bello nei lineamenti.
    se no, niente eroe 🙂

    i filosofi che filosofeggiavano su tutto probabilmente avevano risposte anche a questo, uguali e contrarie.

  12. riccardo638 Says:

    Ehm…il dito medio meno un pezzettino…quanto? Non tenermi così sulle spine!!

  13. Effe Says:

    (continua il blog sessista)

    è chiaro che nessun lettore tendenzialmente maschio avrà per istinto e del pari furtivamente lanciato un’occhiata a mo’ di calibro verso il prorio dito medio.

    adesso non dica anche quella brutta parola, callocagazia, che poi il mio firewall la censura

    (ma poi, vuolsiforse significare che quel gesto forse in origine apotropaico, ma ora di senso irriguardoso e sommamente sconcio, quello che ha per protagonista l’istesso itidito medio, ha origini classiche?)

  14. Flounder Says:

    vorrei precisare che mi riferivo al MIO dito medio.
    (che siccome sono una signora con una certa calokagatìa e – soprattutto – alta un metro e mezzo, ho tutto in proporzione)

  15. e.l.e.n.a. Says:

    effe, che scuole ha fatto che ho pur io pensato la medesima cosa a riguardo dell’irriguardoso gesto?!?

  16. riccionascosto Says:

    Censurare Flounder, Herr?
    Ma se il suo firewall non censura neanche Lei

  17. Flounder Says:

    quel gesto là non lo so.
    di sicuro questo sì.
    la manufica

  18. Flounder Says:

    (per inciso, la mostra si intitolava: Non c’è Tang che tenga )

  19. Bustrofedon Says:

    Oddio, così, d’amblè, mi verrebbe da dire che discorsi del c***o, ma mi trattengo per non essere frainteso, che la discussione m’affascina alquanto…

  20. Flounder Says:

    (giusto perché non si dica poi che questo è un blog itifallico, oltre che sessista)

    Tre cinque sette parole

    Leggero vento autunnale
    Lucente luna d’autunno
    Le foglie cadute si ammonticchiano e poi vanno distanti
    Il corvo si accoccola e poi si agita
    E quando ti penso vorrei conoscere il giorno in cui potrò rivederti
    In questo momento, in questa notte, difficili sono i sentimenti

    Li T’ai-Po, poeta dell’epoca Tang

  21. Effe Says:

    (ho dato lettura con voce pubblica sul luogo di lavoro alla sua precisazione di cui al commento numero 14.
    Il sosprio di sollievo collettivo dev’esserle arrivato come uno tsunami)

  22. Flounder Says:

    effe, credo che se il termine di paragone sia il mio dito medio, ci sia in ogni caso ben poco da stare allegri

  23. manginobrioches Says:

    ma voi li avete mai guardati bene i Bronzi di Riace?

  24. manginobrioches Says:

    n, così tanto per buona misura aurea.

  25. Flounder Says:

    mah. a vederli così, insieme, io li metterei piuttosto sulla spiaggia di Capocotta
    (n.d.r.: nota spiaggia nudista gay del litorale laziale)
    (questo blog sta scadendo molto in basso, lo ammetto)

  26. Nuvolavola Says:

    eppure a pensarci bene i Greci avevano naso.. dunque la formula “tale naso tale caso” da cosa deriva?

  27. manginobrioches Says:

    veramente il naso l’avevano i semiti.

  28. Flounder Says:

    e anche i camiti

  29. Effe Says:

    e venne poi smarrito dalle parti di san pietroburgo

  30. Flounder Says:

    Reincarnazione:

    – Ma come balla bene, lei. Fa un ocho perfetto, dove ha imparato?
    – In altra vita, mille anni fa. Fui cinese. Tang ero

  31. sphera Says:

    Con tutto quello che ho speso per farla studiare lei nei musei va a vedere subito le cosacce (le cosucce).

  32. sphera Says:

    (Il nome originale, in cinese, era Tang Fui)

  33. Omdahh Says:

    Pensavo alla struttura di questa misura.
    Alla reincarnazione del fallo.

    E mi dicevo che non si può uscire da se stessi.
    Almeno che.
    Qualcuno.
    Non ti tiri fuori l’anima.

    Sciogliendola in uno stato d’incoscenza superiore.
    Che più in basso della morte non è possibile andare.

    E di scioglimento in scioglimento.
    Trovare un modo poetico per definire l’erezione.
    -Andare di fuori rimanendo dentro- , hehe.

    L’erezione femminile ha il suo incitamento linguistico.

  34. Flounder Says:

    se solo gli uomini si fidassero – a volte – potrebbero imparare a volare.
    (effe mi perdoni il sessismo spinto)

  35. Bustrofedon Says:

    Mi perdoni la correzione: se solo gli uomini si fidassero -a volte- potrebbero imparare a volere

  36. Flounder Says:

    potrebbe andar bene anche in questa versione, in effetti.

    comunque, se non avete niente da fare, scoprite qui il dio greco che è in voi.

  37. Matho Says:

    misura e proporzioni sono viste e codificate solo dagli storici dell’arte (o da chi in genere non crea).
    o no?

  38. e.l.e.n.a. Says:

    un po’ poseidon un po’ nemesis…

    (non che non avessi proprio niente da fare eh…)

  39. anonimo Says:

    here i am, morpheus.
    dubious test my dear flounder.
    comunque,
    mi scuso per aver cancellato il suo elegante commento ma, prendendo in prestito una delle sue bellissime espressioni che assai bene rende l’idea, oggi proprio m’abbruciano senza misura e proporzioni.
    pms in progress.
    un saluto.

  40. anonimo Says:

    ero io, cosima.

  41. fuoridaidenti Says:

    Da me t’ho bell’e dato ciò che t’aveo promesso

  42. almostblue58 Says:

    insomma, si può, senza tema di smentita, parlare di arte del caxxo

  43. all Says:

    resterebbe da chiarire il titolo del del post: prendi l’arte e mettila da parte, in che senzo?

  44. Flounder Says:

    è a libera interpretazione.
    (nel senso forse che non dà la misura esatta delle cose?)

  45. Omdahh Says:

    Al nulla un manca nulla.
    Ed è per questo che il tutto è geloso delle sue parti.
    Al tutto non si può togliere nemmeno la proporzione, hehe.

    Partendo quindi da questo punto di vista.
    Prettamente toscano.
    Sicuramente in bilico sulla culla dell’arte.
    Per parte , territorio, nascita e sviluppo.
    Possiamo sensatamente esprimere le gioie della proprietà commutativa.
    Sia per la commedia che per la tragedia.

    Cioè.
    Cambia la faccia a culo ma la merda è sempre la stessa.

    Perchè gli assi del dovere e del piacere si contaminano.
    Ma “vengono” intersecati dallo spazio.
    Della terza dimensione.
    Un mondo parallelo fatto a fette.
    Tanto che lo spirito geometrico si scioglie nello spirito di finezza.
    E fonde direttamente Pascal.
    Che ha i suoi pensieri.
    In un linguaggio che programma l’incontro fra fede e ragione.

    E’ datato.
    Me ne rendo conto.
    Tuttavia in quel nodo ti puoi chiedere cosa c’entri la violenza con la vita.
    Soprattutto se ti accorgi che è già stata scritta tutta…

    Forse che la vera violenza non si può scrivere?
    Visto che la scrittura è sempre il suo superamento?
    Momentaneo…

    No, no.
    Parliamo di un uomo che ai suoi tempi vide addirittura la vanità della scienza.
    Prima che nascesse.
    Forse perchè sapeva che i figli sono l’unico modo di uscire da se stessi.
    Rimanendo se stessi.

    Tanto da rilegarsi con le parole dell’anima.
    In una religione.
    Che scommette come sui blog.
    Se qui c’è qualcuno…
    Risponderà.

    Infatti.
    Se la ragione vede.
    La fede ascolta direttamente la fiducia.
    E mentre parlo, credo.
    Di aver capito.
    Che non c’è scelta nel dubbio.

    Paradossalmente.
    Come ha ben detto Pascal.
    La ragione è un tiranno.
    E quello che ti sembra ridicolo.
    Comanda.
    Il buon gusto.

    Quindi se uno si addormenta ancora abbracciato, dopo 18 anni.
    Vuole sicuramente essere un cretino ! hehe
    E se ne capisce il senso.
    Vola almeno come gli asini…

    Ma io sono anche qui.
    E riprendo questa donna intelligente e bella.
    Oltre i suoi stessi geniali confini.
    Come se unissimo il respiro.

    Perchè la misura vera da prendere.
    -Quella che interessa alle donne-.
    E’ quanto interessi all’uomo il piacere della donna.
    Il piacere che si scioglie.
    Continuamente.
    In un punto duro.

    Ripeto: loro respirano orgasmi fino alla clitoride.
    Cazzo femminile.
    Che dall’altissimo della sua grandezza.
    Un chicco di riso.
    Nonostante la dimensione ragionevole del ridicolo.
    Ci regala una sensazione fisica comune.

    Mentre la vagina si scioglie continuamente in cascate cicliche.
    Sempre più sottili.
    Diventando una sorgente da cui bere l’inesauribile piacere di fotterla.
    Sperimentando così l’invisibile.
    Che si scioglie in strati sempre più sottili.
    Intorno al duro della coagulazione.

    Così noi abbiamo, come loro, il Big-Bang.

    E se i figli sono il dentro che esce fuori.
    Scegliete bene la compagna.
    Mi raccomando.
    Altrimenti non vi riconoscerete.
    Nel legame, hehe.

    A immagine e somiglianza, hehe.

    A proposito.
    Stimando Leo Bassi.
    E anche molto.
    E’ il caso di abbracciarlo forte forte.

    Caro Leo, la mia preghiera ti protegge.
    Come il tuo miele.
    Ci puoi credere…

    Ti ricordi?
    La nullità ha questo di insuperabile, di intelligente…
    Il nulla è talmente duro che solo il niente vi si può sciogliere.
    Pensaci.
    E’ come imparare l’arte e metterla da parte…

  46. Flounder Says:

    E se i figli sono il dentro che esce fuori.
    Scegliete bene la compagna.
    Mi raccomando.
    Altrimenti non vi riconoscerete.
    Nel legame, hehe.

    in tutta onestà e umiltà, questo è l’unico fatto che ho capito abbastanza bene.
    denso e carico di implicazione.
    filo logico e conseguenza di un’altra cosa che dicevo poco fa con il blogghèr del alma (marò, mo’ si offende, lo so): l’incastro apparentemente incomprensibile di alcune persone.
    la scissione tra il dentro e il fuori, tra l’essere e l’agire, e la ricerca apparentemente folle di un compagno che agisca al posto nostro quei comportamenti che noi non ci permetteremmo.
    quei comportamenti che pure ci appartengono ma temiamo di portare alla luce.
    cosicché se alla fine riusciamo a tirar fuori dall’altro il peggio di sé – il peggio, non il meglio – non siamo del tutto esenti da responsabilità.
    il gioco sottile dell’ipocrisia del fingere di restare puliti, se l’altro è peggio di noi.
    o di gratificarci dell’agire altrui e un poco addossarcelo, come rubandolo, se invece l’altro è meglio di noi.

  47. fuoridaidenti Says:

    Ho la tua fiducia? Bene, perché mi interessa questo commento finale. Nasce dall’ ipotesi che “i figli sono il dentro che esce fuori. “. Mah! Mi pare, la circostanza, più applicabile a ciò che trovasi dentro le viscere o nel sistema venoso (ed arterioso, famm’ sciala’!), che ai figli, che a mio modestissimo avviso altro non sono che “l’altro” che esce fuori.

  48. Flounder Says:

    ne dobbiamo discutere

  49. fuoridaidenti Says:

    e lo faremo

  50. trenoacolori Says:

    il dito medio ma in lunghezza o in larghezza?

  51. Flounder Says:

    (qualcuno gli dia una risposta al posto mio. io ce l’ho in mente, ma sono una signora)

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