Paso doble

Danzano in coppia, gli esseri umani, su ritmi di bisogni spesso incolmabili.

Adattandosi al passo dell’altro per paura di danzare soli o sfidando l’altrui presenza per imprimere il proprio tempo e condurre.

Timorosi spesso di sperimentare passi propri o virtuosistici assoli.

Verrebbe voglia di intervenire, a volte, dove si vede un movimento interrotto o uno slancio di troppo.

A correggere una volta o un passaggio.

Ma senza adeguata preparazione tecnica ci si stira e lacera i muscoli, ivi incluso il cuore.

Spesso quello degli altri.

Allora mi siedo e mi limito a osservare. E all’invito: scusi, vuol ballare con me?, prendo respiro e tempo. E poi m’alleno.

Anche a star ferma, se necessario.

Che di bisogni impellenti io non ne ho, riesco anche a  fermarmi su un solo piede e addormentarmi, come fossi una gru.

Io sono buona solo se respiro in sincronia, se un po’ alla volta imparo senza fretta controllando l’affanno, con la giusta paura di cadere e il contrappeso del coraggio per rialzarmi.

Di una figura perfetta amo motivazione, energia e rigore formale. Lo sforzo che la modella e che nel tempo si fa lieve.

Nella bontà spontanea non c’è talento, ma qualcosa che assomiglia un po’ troppo alla paura.

O alla parente sua più prossima: una colpa.

60 Risposte to “Paso doble”

  1. zop Says:

    io al contrario ballo sempre da solo. perfettamente immobile. la mia danza interna! z

  2. brezzamarina Says:

    “grazie prego scusi torneró” (puó sembrare che io stia scherzando, ma é una risposta che mi hanno dato spesso)..

  3. Flounder Says:

    (è il seguito logico e affettivo del post precedente, nulla di più)

  4. anonimo Says:

    Il tuo animo da tanghera viene fuori,
    finalmente.
    con affetto Apo.

  5. stefko Says:

    … Questo cuore… sempre pronto a battere forrte ed a confondere, a rimescolare tutto nell’anima… Ed a far male…
    Flou, e se prendere tempo per paura di queste conseguenze facesse perdere ciò che di bello c’è in quello che capita?

  6. 8e49 Says:

    flou, è da oggi pomeriggio che danzo, da solo, intorno a questo post. e mi sono, letteralmente, incagliato sulla sua fine. ché è vero che nella bontà spontanea non c’è talento e forse neanche paura, ma colpa sì. o una sensazione di colpa. e mannaggia io a volte me la sento addosso questa sensazione di colpa, forse di non aver dato abbastanza quando dovevo, e questa bontà spontanea.
    lo so, non si capisce il commento, ma grazie, se te lo dico, per questo post, si capisce?
    (poi, ma so che non ti solleverà, oggi han tentato di distruggermi il bagno, che piove dalla signora di sotto. io mi sono opposto strenuamente, cercando di spiegare che, d’estate, un po’ di pioggia fa solo piacere e refrigerio. ma non m’han creduto. lunedì tornano. e distruggono)

  7. Flounder Says:

    zop, tu dentro sei molto dinamico.
    ti credo, brezza. conosco il genere.

    apo, bentornato. ancora prima del tango, che non imparai mai pur risuonandomi imperiosamente dentro, ebbi una maestra di pasodoble, che ovviamente si chiamava carmen ed era senza pietà. avevo un compagno di ballo tedesco, con un incredibile senso del ritmo e del rigore, per tacere delle pause appropriate.
    me la sarei portata a casa, quella maestra.

    stefko, tu sei un altro di quelli che non distinguono la pausa creativa da quella distruttiva. e hai anche il vizio della bontà, per di più.

    francesco, compagno di sventura.
    ti prometto una serata di meditazione sul tema della bontà, arricchita da vini idonei. che tanto l’altro terrazzo è ancora indenne e può ospitarci.
    terrò anche il baffetto.

  8. HowlingWolf Says:

    “Prego, vuol ballare con me?
    Graazie, preferisco di no! Non ballo il tango col casquet, percio’…
    Prego, grazie prego scusi tornero’!”
    Scherzi a parte, anch’io ho sempre preferito i “cattivi” che decidono di essere buoni ai “buoni” per DNA.
    Almeno i primi hanno fatto una scelta per essere cio’ che sono…

  9. pispa Says:

    ah, io non rifletto mai così tanto in un ballo di coppia.
    ci provo, imito, invento, vado a braccio.
    infatti faccio anche ridere, spesso.
    e poi
    soprattutto sbaglio il tempo,
    lì davanti a tutti.
    un’ignominia, una vergogna che non dico.

  10. hobbs Says:

    …perchè mi ostino a venir qui e a prender botte non lo so, è una di quelle cose che avrei voluto scrivere io e che invece hai scritto tu, che per me ballare è come andare in giro nudo per corso vittorio emanuele, eppure ho il senso del ritmo….

  11. dadau Says:

    c’è un detto delle mie parti: “tre volte bon fa mona”. ad essere troppo buoni, si finisce per essere stupidi. ma “l’è tre volte bon” significa anche “è un incapace” (in una particolare cosa o in generale).
    ad esempio, mio bisnonno che era prezzatore di bestiame ad essere troppo buono ha finito con il lasciare in eredità alla sua famiglia una marea di debiti a poco a poco ripianati da sua moglie che aveva un carattere ben diverso.
    io credo che nell’essere troppo buoni ci sia qualcosa di una resa, come quando si cede di fronte ad un proprio diritto senza far sentire la propria voce al momento opportuno, oppure quando si rinuncia alla responsabilità del proprio ruolo o a quella di una propria scelta rimettendo ad altri ogni decisione.
    però non so se è di questo che parli quando parli di bontà spontanea. forse questa in fondo non è nemmeno bontà, è più timidezza, o pusillanimità o forse qualcos’altro.
    in realtà la bontà non è soltanto questo. si può essere buoni senza esserlo tre volte, ad essere buoni si possono fare scelte di vita impegnative in cui ci si può mettere anche l’anima.

    [domani invece forse vado a fare un piccolo stage di pizzica!!!]

  12. sottopressione Says:

    per questo non ballo sono lontana da armonie conquistate

  13. Flounder Says:

    io nemmeno ballo. è una cosa che mi fa vergognare un poco, anche nei balli di coppia.
    si crea un’intimità insostenibile, ma so che è colpa mia. come se una parte più libera e animale venisse fuori.
    e non mi piace che venga fuori così, con chicchessia. mi imbarazza troppo, troppissimo.
    per contro vorrei un innamorato a cui piacesse molto ballare e che imparassimo a ballare insieme. allora non mi vergognerei nemmeno un pochino.

  14. anonimo Says:

    quella bonta’ li’ non ha niente di spontaneo, assomiglia piu’ al self-conscious inglese.
    ma quanta gioia nell’abbandono del corpo affidandosi interamente alla musica e all’altro!
    e solo con la pratica si raggiunge il rigore morale e anche la liberta’ di inventare muovendosi tra le forme.

    cosima

  15. Flounder Says:

    Cara Coscienza,
    raccontami ancora di quella volta che avevi ballato sui tavolacci di un bistrot con una rosa tra i denti e la gonna con lo spacco.
    Tua invidiosissima Flounder

    Cara Flounder,
    erano altri tempi. All’epoca mi chiamavano la Regina del Mambo, facevano a gara per venirmi a guardare.
    Tua nostalgica Coscienza.

    Cara Coscienza,
    e poi cosa accadde? Cosa stroncò la tua fulminante carriera?
    Tua goffa Flounder

    Cara Flounder,
    mi fu affidato l’incarico di occuparmi di un’imbranata totale. Da allora non ho mai smesso.
    Tua doverosa Coscienza.

    Cara Coscienza,
    mi tratti come quelle vecchiette che hanno bisogno dell’accompagnamento.
    Tua permalosa Flounder

    Cara Flounder,
    su una sola cosa non posso mai darti torto: hai una logica deduttiva impressionante.
    Tua “date a Cesare quel che è di Cesare” Coscienza

  16. pispa Says:

    quando si balla insieme e bene, il tuo innamorato è il tuo ballerino.

    lo vuole il ballo.
    mentre balli bene come puoi non innamorarti un po’?
    è assolutamente necessario.

    poi ci si separa e si torna a sedersi, tutto perfetto: resta uno sconosciuto.

  17. Flounder Says:

    io credo di avere una mentalità un po’ quacchera. ma è che certi balli – proprio per questa ragione – mi mettono terribilmente a disagio.
    ci sono poche cose su cui mi sento terribilmente complessata: il ballo è una di queste.

  18. Flounder Says:

    questa maestra qua che si chiamava Carmen, che insegnava pasodoble e sevillana, soleva spiegare a noi allievi che le sevillanas non sono quattro, come solitamente si afferma, bensì cinque.
    e quando l’allievo tedesco chiese di imparare la quinta, con tutto il suo zelo e la buona disposizione possibile, lei rise e rispose: no puedo, la que falta es la sevillana de la cama.
    Werner arrossì tutto, interamente compreso nella sua tedeschità.

  19. AnnaBella Says:

    Ballare e’ liberatorio, come cantare. Accendere lo stereo, mettere su quel pezzo che ti piace tanto, quello che vorresti sentire proprio in quel momento, e ballare da sola al centro della stanza, cantando e seguendo il ritmo. Allevia la tensione.
    Il passo doble… dipende da chi e’ il “doble”…
    p.s. le persone buone di natura spesso mi innervosiscono, scambio la bonta’ a 360 gradi con la passivita’. tutto va bene. Ma probabilmente e’ solo un problama mio…

  20. Flounder Says:

    ecco, cantare è più facile, mi viene meglio.
    (ma attenzione: questo post metaforizza assai, eh)

  21. sottopressione Says:

    stesso desiderio, stesso disagio

  22. brezzamarina Says:

    se il ballerino é bravo io non posso resistere..dal punto di vista del ballo sono di facili costumi..ma solo se é bravo..eppoi é tutta colpa sua..io non potevo fare altro che seguirlo..;-)

  23. Tristanbantam Says:

    Non per la qualità della tua danza
    Balla per me
    Balla per me

    CCCP – Epica Ethica Etnica Pathos

  24. AnnaBella Says:

    …pacificami il cuore…

  25. anonimo Says:

    nel ballare la cosa difficile per me è sempre stata sapersi affidare all’altro.

    “è l’uomo che guida, lasciate fare a lui”.

    (è che quando sento questa frase e guardo il ballerino davanti a me, mi scappa sempre da ridere)
    (ma non per l’imbarazzo, lo ammetto)

    lisa

  26. Flounder Says:

    dadau, in bocca al lupo per la pizzica. ti divertirai da morire.
    (mi basta solo nominarla e già mi risuona nelle orecchie e dovunque)

  27. pispa Says:

    un corso di sevillanas?
    ma dillo prima, flounder! :))
    una delle più belle che ho ballato.
    con un gay, simpatico da morire, facevamo coppia fissa sempre :))

  28. stefko Says:

    Hai ragione Flou, non ho mai creduto nelle pause di riflessione…

  29. Flounder Says:

    più pausa o menopausa?
    (questo è il dilemma)

  30. Zu Says:

    Se uno specchio avesse una pausa di riflessione, verrebbe meno alla sua funzione?

  31. stefko Says:

    Zu, e se si mettesse uno specchio sano davanti ad uno in pausa di riflessione, pensi che quello sano si risentirebbe di non essere riflesso? 😀

  32. stefko Says:

    Flou no, dai, già la menopausa di riflessione… Abbiamo ancora tanto tempo a disposizione… 😀

  33. Zu Says:

    Stefko, son domande cui saprebbero rispondere solo le allodole.

  34. Flounder Says:

    ah, no, quelli per le allodole no.
    non li sopporto.

  35. cyrano56 Says:

    il senso di colpa…veleno dell’anima inventato da una perversa cultura occidentale per assoggettare e manipolare le vittime: noi. Ma è possibile ribellarsi e spezzare le catene annullando il suo potere e tornando liberi.

  36. Su Says:

    sarò controcorrente ( o bastiancontraria, come mi rimproverano spesso), ma io invece sono favorevole ai sensi di colpa. Davvero, non la capisco questa voga della liberazione dal senso di colpa. Secondo me il senso di colpa è ciò che ci rende umani.
    Mi terrorizza un mondo dove non esista il senso di colpa.
    io vorrei che chi mi ha fatto del male si sentisse in colpa, e parecchio anche.
    E spero di non smettere mai di sentirmi in colpa per i torti che faccio io.
    Certo, bisognerebbe riuscire a non sentirsi in colpa per colpe che non si hanno, ma questo mi sembra ovvio

  37. Su Says:

    però sono d’accordissimo col contenuto del post, che mi ricorda ciò che mi insegnò un prete da bambina ( non fanno solo danni) : che la bontà vera è una conquista. E anche l’armonia.
    Mi fece proprio l’esempio dei ballerini ( o dei pattinatori, non ne sono certa) che compiono figure perfette, leggere, apparentemente senza sforzo, ma sotto c’è allenamento e dura disciplina.
    La fatica c’è sempre, ma l’amore la rende lieve.

    (io poi son pigra e non troppo disciplinata, ma almeno lui ci provò, a insegnarmi )

  38. Nonostantetutto Says:

    Come fa ella a conoscere la parente più prossima della paura?

    La colpa?

    Vedi che scadiamo nella contraddizione.

    Secondo me la bontà è una cosa che uno si porta dentro da bambino.

    E’ un modo di concepire l’esistenza alla fine.

    Le cose personali non la intaccano.

    Anche se siamo rei di cople, e chi non lo è, avvertiamo come un qualcosa che previene a noi e la seguiamo, ma non per precetto o paura appunto, ma per scelta che ad ogni prova si rinnova, ad ogni prova.

    Povero è colui che sceglie di essere buono senza esserlo.

    Prima o poi qualcosa cederà.

    Scusami ma adesso vado a commettere un piccolo peccato.

    Un saluto.

    Rob.

  39. Zu Says:

    Non so se gli specchi siano davvero per le allodole, sta di fatto che al mattino presto li han loro in bocca.

  40. SpherikaMente Says:

    …con una sottile ironia e un pizzico di distacco spesso si legge la vita…
    Lieta di essere giunta son qui…è bello leggerti.
    Un saluto in volo…

  41. Nonostantetutto Says:

    Flou si scherza eh …

    Rob.

  42. anonimo Says:

    (bella, quella cosa delle storie al posto degli atomi)

    lisa

  43. Effe Says:

    che il giorno nuovo ci faccia cattivi e imperfetti, amen.

  44. Climacus Says:

    ne ‘l’edipo a colonia’ trovo davvero azzeccato quel “riassumendoci”. Come Flaubert noi si cerca la parola perfetta e talvolta la si trova. Hai letto Erodiade di Flaubert? (tre racconti)
    Buona Giornata

  45. Su Says:

    ma io sono già cattiva e imperfetta, forse per questo oggi non ho notato alcuna differenza. :-/

    approfitto dell’insolita quiete che regna oggi qua per un OT : Flo’, bella la frase che hai aggiunto nella colonna a sinistra, ma è quasi estate, spira aria di partenze, c’è voglia di leggerezza… Insomma secondo me è ora di cambiare quel dipinto di Hopper.
    Che m’è sempre piaciuto tantissimissimo e mi sembrò perfetto quando lo inseristi. Ma ora non mi sembra adatto alla nuova stagione e mi immalinconisce un po’.
    Vorrei vedere quella donna smettere di attendere, alzarsi, vestirsi di un nulla di abito e andare.
    L’ho detto.
    😉

  46. Laguna Says:

    Dance Dance Dance, che come dice Murakami l’importante non è quando, come e con chi, l’importante è continuare a balllare ^_^ (che potrebbe sembrare anche il consiglio di un esagitato, però!)

    Bello il ballo come metafora dei rapporti con gli altri. A me da’ fastidio ballare, sono proprio un imbranato, però con i lenti ci so fare, e che ci vuole, un po’ d’atmosfera, passi dolci e una bella compagnia 😉

  47. Flounder Says:

    è da stamattina che ho questo pittore in mente, ma non riuscivo a ricordarne il nome per poter ritrovare questo quadro.
    non rappresenta una partenza, ma una storia che si assopisce e sogna se stessa.

  48. anonimo Says:

    (ollallà, Leighton!!)

    🙂

    lisa

  49. Flounder Says:

    ecco, vedi. quando finalmente credevo di averne individuato il nome Рe che fosse Waterhouse Рscopro che invece ̬ un altro.
    e allora qui scatta una domanda all’esperta, una domanda che non ho mai formulato:

    lisa, perché i Preraffaeliti si chiamano così? è una questione tecnica o concettuale?

  50. dadau Says:

    soprattutto concettuale, direi
    o meglio ideale
    però dovrebbe avere anche riflessi sulla tecnica
    però io non sono un esperto, non mi chiamo lisa e quindi me ne taccio e attendo..

  51. Effe Says:

    la domanda l’importante è: ma i preraffaeliti sapevano d’esser tali?
    Ovvero:
    abbiamo consapevolezza di ciò che siamo, qui e ora?
    Il futuro ci chiamerà pre o post qualcosa?

  52. Flounder Says:

    il mondo si dividerà in preherzogiani e postherzogiani?

  53. Effe Says:

    ci sono anche gli herzoghiani di mezzo, ma è gentaglia da evitare come la peste (son anche portatori sani di qualcosa, adesso non ricordo)

    Inanto basisco per la spiegazione preraffaelitica, courtesy privata della signora Riccio

  54. anonimo Says:

    alloooora.

    era una questione più che altro di scelta di punti di riferimento (quindi ideale e spirituale) e poi, di riflesso, anche tecnica: i “primitivi”, quelli prima di Raffaello, vengono individuati come pittori genuini, spontanei, a contatto con uno spirito religioso che con l’andare del tempo si era perso (tipo una cosa dell’età dell’oro, però applicata alla pittura: tutto quello che viene prima di Raffaello – considerato dalla critica, oltre a Michelangelo, il non-plus-ultra “punto di arrivo” della pittura di tutti i tempi – è considerato molto migliore di quello che viene dopo).
    e in quel periodo, seconda metà dell’ottocento, magari c’era bisogno di riscoprire un po’ di genuinità e di spiritualità, dopo l’ondata di positivismo e di industrializzazione che aveva spopolato, soprattutto nell’Inghilterra vittoriana.
    e poi c’era il fatto che nel campo artistico fino ad allora l’arte cosiddetta “classica” (non solo l’arte greca e romana, ma anche quella di Raffaello e di Michelangelo) era quasi sempre stata un concetto intoccabile, e pure un po’ ristagnante.
    insomma: le acque andavano un po’ smosse, sia con pensieri un po’ nuovi (la rivalutazione di tutto quello che era pre-classico, pre-industriale, pre-positivista, anche se in tutto ciò non è che ci sia poi tutta ‘sta gran novità), che con una pittura differente.

    il vecchio e sempre valido revival, quando c’è un po’ di crisi, è quello che funziona (quasi) sempre.

    e poi ci sarebbe la questione tecnica: seguendo nelle scelte pittoriche come modello i pittori ante Raffaello, si mirava anche ad un recupero genuino delle antiche tecniche degli antichi maestri (anche se tutti, almeno dal ‘6-‘700 in poi, hanno rivendicato una continuità con la tradizione rinascimentale che poi non c’è stata, e questo soprattutto nell’Ottocento).

    e poi Leighton lo dovremmo mettere nella cesta con su scritto “olympians”, che a differenza dei preraffaelliti, prendevano a modello la classicità (ma in un modo molto diverso dal neoclassicismo: con quello stesso spirito di recupero di una spiritualità diversa, unito a quel gusto sensual-estetizzante che non guasta mai)

    ho fatto un gran casino, ecco.
    mi ci vuole del tempo e dello spazio.
    (a voce, loggiuro, mi viene meglio)

    lisa

  55. anonimo Says:

    non ci credo.
    “molto migliore”.
    sopprimetemi, vi prego.

    🙂

    lisa

  56. Flounder Says:

    lisa, questi preraffaeliti mi affascinano molto. vorrei essere una di quelle donne lì.
    (grazie della spiegazione e grazie anche a riccio)

  57. anonimo Says:

    e poi hanno sempre dei vestiti bellissimi.

    lisa

    (secondo me, invece, quelle donne lì vorrebbero essere te, Flo’)

  58. AnnaBella Says:

    hopper mi piace parecchio i suoi quadri sono istantanee sulla vita. Mi piaceva il quadro di prima questa chi e’?

  59. Flounder Says:

    questa sono io con i miei vestitini vietnamiti di shantung.
    sto sognando di essere la donna che guarda fuori dalla finestra e che però non riesce a vedere nulla.

  60. AnnaBella Says:

    prova col valium…

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