Ieri sera in quel film, quello scemino della ragazzina che scopre di essere a sedici anni la principessa ereditaria del regno di Genobia e vuole fuggire, a un certo punto si sente questa frase qui: il coraggio non è la mancanza di paura, ma la consapevolezza che esista qualcosa che ha più valore della paura.
Dopodichè mi è venuta la nausea.
Quelle nausee che assomigliano al mal di mare, quelle della mancanza di equilibrio e del corpo che cerca di adattarsi alle posizioni che mutano repentinamente.
Ieri sera era come se avessi avuto un bilancino in mano, quelli piccini per pesare l’oro o la polvere da sparo, che bastava uno scarto minimo per far esplodere il mondo.
Che a volte la mia logica fa acqua da tutte le parti.
Non so come, ma si confonde di colpo e mi perdo i pezzi di ragionamento.
Entro nei microtunnel e non mi accorgo del girovagare, da premesse fallaci salto a conclusioni avventate. Impeccabilmente.
Alla stessa ora è ricominciato il dolore alla testa. Mi sono fatta di Aulin. Meno uno, almeno questo.
Il catalogo me lo fai così e cosà, la sala e gli allestimenti, il discorso della nautica deve durare mezz’ora, due ecografie, ventiquattro doppie uso singola, frau Lopper viene accompagnata, una serie di racconti, un elettroencefalogramma, l’interprete cinese, il piano costi, una timpanografia di controllo, un’udienza qui e due avvocati lì, mezzo chilo di mail, non accettiamo prenotazioni telefoniche, l’orario dei treni, non hai mai tempo per noi, sostituire il flessibile doccia, il relatore per il dieci dicembre, il bollo auto, poi il tagliando, poi l’inversione delle gomme, incastra il martedì nel mercoledì, dividi per il sabato e sottrai la domenica, due uova rotte per eccesso di fretta, i sentimenti altrui, i sentimenti miei, i sentimenti loro, tre chiamate perse, il sostegno al Manifesto, giovedì compleanno, venerdì l’altra partorisce, voglio la festa senza animatori, signora scelga lei che strategia seguire, il calendario tutto crocette e cerchietti, abbreviazioni, sms, mms, sos, mi dia il codice della sua vita, credo di averlo perso, allora torni domani.
Qui c’è un errore a monte, temo il difetto di fabbricazione.
Scrivo e mi placo, scrivo e respiro. Batto sui tasti e mi dimentico del resto. Mi cullo di tic-tic-tic, mi ipnotizzo.
Rivendico il diritto alla perdita di tempo, lo mischio all’eccesso di precisione e di durezza, mi contraddico, non parlarmi d’amore se non è abbastanza, o tutto o niente, i casi sono due, sono tre, sono otto, sono seicento. E se proprio vuoi parlarmi d’amore, soffia in questi cinque minuti e dilatali, rendili infiniti, legami, bendami e portami in un bosco, però fa’ presto, che alle sette chiudono i negozi e devo ancora comprare l’insalata.
Paura, io? Macchè, non ne ho nemmeno il tempo.
Nemmeno coraggio, se è per questo. Vanno di pari passo, come si è detto.
Che bella sei, infondi calma e sicurezza.
Beata te, che sei così ordinata.
Perché io di te mi fido, sai sempre cosa fare.
Impiegata parastatale imbraccia carabina e spara a vista: dodici i morti e trentaquattro i feriti.
Le avevo parlato ieri, sembrava serena.
Chi l’avrebbe mai detto.
Nulla lasciava presagire.
Aveva una serie di progetti.
Si arrabbiava così di rado.
Era sempre sorridente.
Forse era scema.
settembre 15, 2006 alle 8:03 PM |
Mi raccomando: aspetta almeno di togliere i punti.
settembre 15, 2006 alle 8:09 PM |
intanto il fatto che l’istinto omicida prevalga su quello suicida mi pare già un buon indice di sanità mentale.
forse non tutto è perduto 😀
settembre 15, 2006 alle 8:13 PM |
Più che altro assicurati di arrecare ferite non suturabili.
Che è sbagliato sparare, si, lo dicono anche i boiscaut, non porta nulla di buono.
Ma ancora meno proficuo è sparare e prendere di striscio.
Mira bene, che fa curriculum alla voce “problem solving”.
settembre 15, 2006 alle 8:28 PM |
“i casi sono due, tre, otto, seicento”
appunto, bella questa, flounder 🙂
settembre 15, 2006 alle 8:36 PM |
Toro (20 aprile – 20 maggio)
Ho meditato sul tuo oroscopo mentre guidavo a 140 chilometri all’ora sull’Interstatale 5 della California. “Illuminatemi su quello che devo dire ai Tori”, ho chiesto alle Parche. Qualche secondo dopo, una Infiniti rossa mi è sfrecciata accanto sulla destra. L’odore del letame di maiale proveniente da una fattoria vicina permeava l’aria. Dal lettore cd, la mistica voce di Krishna Das levava un inno alla Dea da far drizzare i capelli. Nel cielo scuro sopra la cima delle montagne sono apparse improvvisamente pennellate color arancio, dandomi la sensazione che la natura stesse dipingendo un quadro meraviglioso solo per me. Ecco come ho interpretato questa rigogliosa offerta simbolica: un messaggio proveniente dall’eternità ti sfreccerà accanto da una direzione inaspettata. La fertilità riempirà la tua vita anche se avrà un profumo un po’ acre. Entrerai in contatto con una forma di spiritualità virile e possente. La natura ti farà un dono: un magnifico segreto riservato solo a te.
questo piglia la gente per i fondelli.
settembre 15, 2006 alle 9:03 PM |
il 20 aprile è Ariete.Scusa ma ci tengo a rimanere Ariete malgrado qualche astrologo mi scombussuli continuamente i dodici segni.
settembre 15, 2006 alle 9:50 PM |
Dipende dalla tua location, baby: in metrò a Milano di acre fertilità ce n’è a bizzeffe, specialmente nell’ora di punta.
settembre 15, 2006 alle 10:53 PM |
anche a me è piaciuta molto quella dei casi che da due si moltiplicano, fino a seicento eppiù.
(i miei casi sono sempre da seicento a mille mila.
se un giorno dovessi trovarmene davanti solamente due, credo che impazzirei.)
lisa
e – chioso – abbasso le dicotomie.
settembre 15, 2006 alle 11:05 PM |
i miei sono quasi sempre due, anche nelle successive ramificazioni.
soffo di una forma grave di manicheismo.
settembre 15, 2006 alle 11:19 PM |
e io di una altrettanto pericolosa: entropia degenerativa.
:))
lisa
settembre 15, 2006 alle 11:26 PM |
Ogni successiva ramificazione è un altro paio di maniche?
settembre 15, 2006 alle 11:27 PM |
“soffia in questi cinque minuti e dilatali”
“soffo di una forma grave di manicheismo”
Quanti soffi.
Più che di manicheismo, pari affetta da una gradevole forma di ro-manticismo.
settembre 16, 2006 alle 12:14 am |
concordo appieno sull’indice di sanità mentale. la rabbia o va verso fuori (istinto omicida) o va verso dentro (istinto suicida). cacciamm a cazzimm
settembre 16, 2006 alle 12:15 am |
so’ katiuuuscia
settembre 16, 2006 alle 12:16 am |
con tre u
settembre 16, 2006 alle 9:22 am |
vi presenta Katiuuuuscia.
trattatemela bene.
regina, ho riflettuto sul fatto del 20 aprile. è questione di fuso orario. quando brezny fa l’oroscopo in america è il 20, ma in italia è già il 21.
tutto quadra, eccetto i contenuti.
broo’, hai ragione.
(l’errore ortografico – nel mio caso – è sempre indice di turbamento emotivo, nel bene e nel male)
settembre 16, 2006 alle 5:44 PM |
Respirare.
Aria dentro. Trattieni un momento. Aria fuori.
Non serve nient’altro.
A.
P.S. non dovesse funzionare, fuori sotto la pioggia a dirotto senza ombrello. Come qui.
settembre 16, 2006 alle 9:40 PM |
ho respirato a lungo, ho preso anche l’acqua.
è servito.
non a sciogliermi tutte le tensioni, ma a farmi venire un’idea che attendevo da luglio.
non so per voi, ma per me scrivere e vivere sono talmente connessi che non potrei rinunciare a una delle due cose senza dover fare a meno anche dell’altra.
a volte è un male.
a volte è un bene, come saper suonare la chitarra e sconfiggere i momenti di solitudine.
il fatto che ci sia qualcuno a leggermi e a restituirmi inconsapevolmente dei pezzi è la cosa più bella di questo blog e delle relazioni che ne sono scaturite.
onde contenere la melassa vado a prendere un’altra birra.
settembre 16, 2006 alle 9:49 PM |
ieri ero così stressata e distratta da non aver colto in pieno la vis comica di una serie di commenti qua dentro.
ma cosa mangiate per essere così?
settembre 17, 2006 alle 7:31 PM |
Oggi ho tirato fuori la chitarra invece di scrivere. La birra seguirà a breve.
Appunto.
settembre 17, 2006 alle 9:50 PM |
“O munno è comme uno so fa n’capa”.
Io vorrei avere almeno la metà delle tue ansie pensa te.
Ad ogni modo la paura ed il coraggio non servono tutti i giorni per fortuna.
Perchè poi tu non pubblichi libri e altri blogger si?
Non lo capirò mai.
Rob.
settembre 18, 2006 alle 8:55 am |
Io quando soffro di queste manie
mi abbarbico sulla sirena della nave a vela
tenendomi ai suoi seni come un pargolo
e guardo l’orizzonte, fumetto di me stesso.
Mi chiedo se l’orizzonte sia orizzontale
come le parole in un bel libro in prosa
o come il taglio del tuo sesso quando sei stesa accanto a me
o se possa anche esser verticale
come un pennone, un salice, un palo da rugby.
Non rivendico il mio tempo, ma gonfio i miei polmoni
e ricordo una frase baritonale appesa sul mio armadio
quando folli e folletti ci scorrazzavano attorno
LE
PAROLE
DEVONO
RESPIRARE.
settembre 18, 2006 alle 9:43 am |
mica per aumentarle l’ansia, ma dall’eleco degli impegni in agenda ha dimenticato, con grave trascuratezza, l’appuntamento di domani a ore 17.30:
– Salvare il mondo
(confesso che, in tema di refusi, avevo involontariamente scritto Salare il mondo. Non sarebbe stata poi una cattiva idea)
settembre 18, 2006 alle 2:33 PM |
La carabina può aspettare. Quanto meno fino al momento in cui se sono quarantasei quelli che hai davanti sono quarantasei anche i morti. I casi sono due: o sei vivo o sei morto, essere feriti è da mezzeseghe.(E comunque noi potremo dire che noi, invece, presagivamo eccome)
settembre 18, 2006 alle 3:52 PM |
You can’t make an omelette without breaking a pair of eggsâ¦
OK, forse non diceva proprio così, ma cominciare a rompere consapevolmente un paio di uova dopo aver scelto accuratamente il piatto può essere una buona alternativa alla carabine imbracciata in stile Columbine.
settembre 18, 2006 alle 5:09 PM |
Un piatto che per l’occasione potresti battezzare
“L’uovo di Columbine”
settembre 19, 2006 alle 9:49 PM |
roberto,
poiché stasera sto nervosa assai, è l’occasione giusta per risponderti.
per pubblicare un libro bisogna prima scriverlo. e io non ci riesco.
1/3 è snobismo pure: mi guardo intorno e vedo schifezze, dunque non mi abbasso.
1/3 è autoconsapevolezza: mi guardo intorno e vedo alcune cose bellissime, dunque non mi azzardo.
il rimanente terzo ha a che fare con i miei limiti e sul fatto che mi manca la capacità di reggere trame e lunghezze adeguate.
una volta pensavo fosse un problema di inconstanza, ma dopo la cura sistematica che metto in un blog, ho rivisto la posizione.
fondamentalmente sono prigra. ecco.
settembre 20, 2006 alle 10:04 am |
rientrare in ufficio dopo 4 giorni di assenza e scoprire che la posta elettronica non funziona.
ecco, il mondo si ferma, si disfa, si incanta.
la colpa non è mia, mi dico beata.
soffrirò più tardi.
oggi, intanto c’è il sole.