E se invece avesse ragione Sociopatica? (sottotitolo: ma i figli so’ piezz’e core?)

Tu puoi rinunciare alla tv, adottare regole ferree, parental control, ma non c’è niente da fare: la contaminazione arriva lo stesso. I piccoli sono carichi di suggestioni.

Così era da un paio di giorni che mi parlava di queste due tizie, che una si chiama Sara e l’altra non so, che mamma, hanno dei pettoni, ma dei pettoni che non te li puoi immaginare, sembrano finti.

Ma forse sono finti, cicci.

Come finti?

Finti che si fa un’operazione per gonfiarli da sotto, come se infilassi una specie di palloncino.

E fa male?

Sì.

Allora io non me la faccio.

Bene.

Nemmeno tu te la fai?

No, nemmeno io.

Stamm’apposto.

Poi il secondo round.

Mamma, ma lo sai che sul giornale di moto del nonno c’è una signora su una moto con certi pettoni, però si è messa sui pizzini certe cose per coprirli, ma il resto dei pettoni è tutto di fuori, tondo tondo? E lo sai che ci sono certi uomini che possono chiamare  un numero che danno in televisione e si fanno mandare una suoneria sul cellulare o anche la foto di una donna coi i pettoni nudi e poi se la guardano quando vogliono?

(ma quante ne sai, quante?)

Io l’ho visto, poi me l’ha spiegato il nonno, che ci sono degli stupidi che pagano per queste cose. Mamma, ma a me mi crescono i pettoni?

Dovrei spiegare il fatto dei geni dominanti, recessivi. Ma non è cosa, mo’. Sicché arronzo: cicci, questa è una famiglia di pettìni, i pettoni non ti possono crescere, né mo’, né mai.

Brutale, diretta: distruggiamo speranze illusorie, non alimentiamo false aspettative, oh!

Ma zia Patrizia ce li ha, i pettoni.

Ma zia Patrizia ha sessant’anni e pesa 80 chili, noi no. Noi siamo secche. No ciccia? No party.

Terzo round, ieri sera.

Mammaaaaaaa, corriiiiiii, corriiiiiii, vieni a vedereeeee: ci sono quelle due coi pettoni.

Oddio, cicci, che roba. Enormi.

Hai visto,  mamma? Sembrano culetti.

Ho visto sì, ma mica è normale.

Lo sai perché le mettono in televisione e sui giornali?

(Io lo so, diamine, ma pure tu lo sai?)

Per fa-re in-na-mo-ra-re gli uomini.

Che c’entra l’amore coi pettoni? Mica ci si innamora per questo!

Senti mamma, quando due si innamorano poi si baciano e si spogliano, giusto? E agli uomini piacciono i pettoni, io lo so.

Ma che ne sai?

Perché li mettono dappertutto, sennò mettevano i pettìni, no? Io comunque quando sto dai nonni ed esce una coi pettoni, subito giro canale, se no la nonna si arrabbia.

E perché si dovrebbe arrabbiare?

Perché se il nonno le guarda poi si innamora pure lui.

(è che io vorrei disinnescare questa bomba da subito, perché poi mi immagino quelle derive di frustrazione e mancanza di autostima, vado giù di brutto, inizio un discorso di forma e sostanza, di importanza dei sentimenti, della bellezza e unicità di ciascun essere umano. Mi guarda, mi guarda come se fossi imbecille. Annuisce ma si vede che è ferma sulle sue idee)

Senti, cicci, questa storia dei pettoni è assurda: le persone sono belle, felici e intelligenti anche se non sono bionde, anche se sono grasse e anche se non hanno i pettoni. Prendi me, zia Valeria, zia Stefania, per esempio: ti sembriamo sceme? Brutte? Infelici?

No (titubante)

Lo vedi?

E allora perché non avete un fidanzato? (tono assai, assai indisponente)

Così.

Te lo dico io perché: perché non avete i pettoni.

Poi sparisce di là, poi torna.

Vabbè, mamma, tu non ti preoccupare: io ti voglio bene lo stesso.

26 Risposte to “E se invece avesse ragione Sociopatica? (sottotitolo: ma i figli so’ piezz’e core?)”

  1. utente anonimo Says:

    che bel sorriso m’hai regalato.

    (sorriso solidale al centopercento di chi naviga in medesime acque)

  2. e.l.e.n.a. Says:

    non c’entra ma mi hai fatto venire in mente che quest’estate a corfù, in un ristorante, ci diedero il menù tradotto in italiano – mutuato dall’inglese – e, nei secondi piatti, c’era il “seno di pollo” …

  3. Flounder Says:

    utente anonimo, se ti legge la settenne mi dà un’altra sciabolata: è un ulteriore punto a suo vantaggio.

  4. Flounder Says:

    invece la nostra anatomia domestica distingue in (lessico familiare a cura della creatura):

    a) pettoni, dalla funzione dichiaratamente sessuale (conoscenza di tipo intuitivo)
    b) pettìni, non hanno alcuna funzione, nemmeno ornamentale, servono solo a distinguere i maschi dalle femmine (conoscenza di tipo empirico)
    c) pettucci, adibiti esclusivamente all’allattamento (conoscenza di tipo deduttivo)
    d) pizzini, più o meno appuntiti, ma non abbiamo capito bene come, quando e perché cambiano stato e condizione (conoscenza per comparazione)
    e) cerchietti dei pizzini, dichiarati decisamente antiestetici e ai quali non si riconosce alcuna funzione (conoscenza di un ordine superiore, i cui dettami ci sfuggono)
    f) spaccatella, particolare conformazione fisica tipica delle portatrici sane di pettoni e massima ambizione della creatura di cui in oggetto (conoscenza di tipo trascendentale e contemplativo)

  5. riccionascosto Says:

    Nel lessico manca uno stato intermedio tra pettìni e pettoni (petticelli?)

    Sul resto non intervengo per i motivi che ben sai…

  6. Flounder Says:

    riccio, stasera mi informo.
    nel frattempo, se avete altre curiosità, non esistate a chiedere: possiamo spiegarvi di tutto, da come vengono concepiti i bambini a come nascono, fino ad arrivare a temi più impegnativi, tipo: ma adesso a Luxuria piacciono gli uomini o le donne?

  7. aitan Says:

    a volte, certe realtà, invece di prenderle di petto, mi pare che sarebbe meglio lasciarle sfumate, in quel velo di opacità in cui hanno educato noi (non so se mi sono capito)

  8. broono Says:

    Dille che anche tu hai uomini che ti chiamano per avere una tua foto da guardare quando vogliono, che quindi non sono i pettoni a fare la differenza tra fidanzate e non fidanzate, ma il fatto che tu a quegli uomini rispondi “Ma te lo puoi scordare che te la mando!”

    🙂

  9. broono Says:

    “una tua foto con i pettoni nudi da guardare” …intendevo.

    😉

  10. Flounder Says:

    aita’, ma questi bambini di oggi pongono domande, interrogativi inquietanti. uno vorrebbe eludere, ma non può, non può proprio.

    broono, ci sono ammiratori e ammiratori: gli amanti della realtà, per quanto dura, cruda e limitata possa essere e gli amanti del photoshop.
    qui si tifa per i primi 😀

  11. broono Says:

    Ah guarda, mai stato tanto d’accordo.

    Io alla difesa delle amanti della realtà limitata e dura, ho dedicato i migliori anni della mia vita!!!

    🙂

    Dopo questa, esco…così non vengo colpito dall’onda d’urto!

  12. Flounder Says:

    arghhh!
    (mi metto sotto una piastrella di Vietri per lo scuorno, giuro che non avevo previsto una simile replica)

    swuaaaashhhh
    (risacca dell’onda d’urto)

  13. Flounder Says:

    precedentemente c’è stato un periodo in cui il pezzo di core voleva essere la figlia di Megan Gale.
    so’ soddisfazioni, ‘sti figli.

  14. didolasplendida Says:

    e i miei? che non volevano il cognome del padre perchè a scuola li sfottevano? io misi in opera tutte le mie arti per farmi sposare e quelli
    mamma vogliamo il tuo cognome!

  15. utente anonimo Says:

    a volte non averne (di figli, e di figlie di più) protegge dall’irruenza della realtà. e si può continuare a credere alle favole.
    questa figlia, flounder, è una miniera d’informazioni.
    🙂
    solotu

  16. utente anonimo Says:

    mia sorella grande non mi ha parlato per anni, perché noi si era famiglia di pettini e di pettoni a caso.
    mica si sceglie, chi può dire cosa verrà fuori? :)))

  17. HangingRock Says:

    Come capisco la piccola. Ho desiderato per anni i pettoni, ma non dei pettoni normali, no. Volevo una roba tipo la tetta gigante che inseguiva Woody Allen in ‘Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso’. Altro che invidia penis, chi se ne fotteva di quello, io invidiavo le tette, le tette e basta. Ancora mi ricordo una scena di ‘FF.SS. che mi hai portato a fare sopra a posillipo’, in cui Renzo Arbore andava alla ricerca della tetta che pesasse esattamente un chilo in una parete tappezzata di zizze. Marò. Tutte pesavano più delle mie, si vedeva subito. E vogliamo parlare della ‘prova matita’ con le amiche? Paola, una terza di tutto rispetto, reggeva la matita sotto la piega facendosi anche una passeggiata per la stanza. Marina, che era secca come uno stecchino ma che teneva due zizze così, si vantava che le sue tette potevano reggere, oltre che la matita, anche un intero portapenne, quello a tre ante con la chiusura lampo che si usava a scuola, con tanto di compasso. Io guardavo le mie, che non tenevano nemmeno uno straccio di piega, e mi avvilivo. Certo, avevano altre qualità, per esempio non erano appese, ma a quell’epoca la qualità non era una variabile rilevante. La tetta andava a chilo e il chilo o ci stava o non ci stava.

    Poi sono passati gli anni, è arrivata la maturità e con lei la consapevolezza che -mi si perdoni il sottile giuoco di parole – la tetta non è tutto e che, dato il contorno, se avessi avuto una zizza appena appena più grande sarei sembrata una buatta.
    Eppure, ancora oggi, appena mi distraggo un attimo e mi dimentico dell’età che ho, il desiderio della zizza si riaffaccia. Sta sempre là.
    La zizza è stata una montagna impossibile da scalare. Per superarla ci ho dovuto per forza girare intorno 🙂

  18. HangingRock Says:

    uggesù, che commento lungo, pardon 🙂

  19. farolit Says:

    si vabbè… vabbè… ma io conosco un sacco di portatrici sane di pettoni che sono senza il fidanzato.
    Per non parlare della mia mancanza èersonale di panettone (morbidume posteriore) ché quando balli il tango non è mica cosa carina da vedersi che dietro scendi liscia liscia piallata come una parete…
    Insomma le carenze ci sono sempre dentro e fuori…
    Ed a proposito di carenze… dei neuroni dei maschi quando se ne parla?
    😉

  20. Flounder Says:

    e tu, cara lettrice, che tetta desideravi?
    (che cattiva sono, che cattiva)

    io nella mia umile e modesta esperienza sono stata di qua e di là.
    avevo un pettìno e sognavo un pettone. poi un giorno ebbi un pettone esagerato, due taglie in più in una sola volta.
    venivano gli amici in pellegrinaggio a casa per ammirare tanta bontà, i più intimi chiedevano di poter prendere confidenza col miracolo, ovverossia di toccare con mano il fenomeno incredibile che si era prodotto solo grazie a quella natura benevola che in genere promette e non mantiene, ma poi certe volte esagera di suo.
    io mi sentivo senza collo e senza busto, invasa dal pettone, e dopo i primi dieci giorni nel corso dei quali consumai tutti gli specchi di casa per ammirarmi di faccia e di profilo, decisi che mi faceva schifo, che proprio non ci azzeccava una cosa così su di me.
    sicché quando tornai al pettìno fui molto contenta e mai più desiderai d’aver altro che non fosse un pettìno.
    sono stata una donna fortunata, e questo mi permette oggi di parlare con cognizione di causa 🙂

  21. Flounder Says:

    farolit, aspe’. qua dobbiamo prima aprire e concludere il sondaggio trasversale emisferi anteriori e posteriori: tu dove ti collochi?

  22. fuoridaidenti Says:

    Difettare di neuroni è un male che ahimé non rispetta il gender. D’altro canto il desiderio diciamo così di una superdotazione appartiene in fondo in fondo a entrambi i sessi. (Si gira ‘o munno sano, si va a cerca’a fortuna, ma quann’ sponn’a lu-u-na, luntan’a Napul’ nun se po’ sta)

  23. utente anonimo Says:

    Ho appena sentito Vaime a La7 dire che “le tette sono il ristorante dei bimbi”, quindi, se non le conoscono loro!
    E la storia della gnocca senza testa come ve la siete raccontata? 😉

    Marco

  24. riccionascosto Says:

    Comunque, Flo’, puoi dire alla creatura che i problemi non sono solo da una parte.
    Ricordi il mio mis(t)ure di donna?
    Ecco, quella cosa lì…

  25. cf05103025 Says:

    Però qui mi suona male:
    “pettoni”,
    lasciando perdere il consumatissimo “tette”,
    c’era poi sempre il normale “poppe” se non “mammelle”, per poi andare ai più dialettalmeridionali “zinne” o “menne”.
    Qui le dicevano “pupe” cioè con la u circonflessa francese, o gergalmente “tole”che vuol dire scatole di latta (brutto…).
    Mario

  26. ondafrangente Says:

    Tranquilla. Normale curiosità di bimba. Passerà presto.
    Lo ricordo ancora quando da piccola guardavo mia madre e le chiedevo chiarimenti su come, quando e quanTo mi sarebbero cresciute.
    C’è da dire che mia madre aveva un petto, nè one nè ino, ma molto rassicurante e promettente anche per il mio futuro di erede genetica.
    Tutte promesse non mantenute.

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