Stasera mi stavo schiantando con l’automobile in autostrada.
Dinamica banale: il solito idiota a cavallo sulla striscia di separazione, io che cerco di mettermi a destra, ma a causa dell’angolo morto non vedo l’altra auto in arrivo. Lui mi evita per un soffio, io cerco di frenare ma invece sbaglio pedale e accelero.
Allora ricambio di colpo corsia e freno giusto all’ultimo istante, senza danno per nessuno.
E’ che ero distratta.
Pensavo alla Cosa.
(e qui il lettore incauto leggerà pregiudizialmente nella Cosa ciò che più sobilla i suoi intimi istinti e desideri, profondamente persuaso che quella – e solo quella – sia la Cosa).
Invece io non pensavo a quella cosa là, quale che sia.
Pensavo alla Cosa, a quella intimamente contenuta in ogni cosa, come sua irriducibile essenza.
E’ da ieri che penso incessantemente alla Cosa, a come sia evidente e al tempo stesso sistematicamente elusa.
Pensavo alla Cosa che abita tutti i nostri gesti e sottende ai nostri schemi di sopravvivenza, diversa e simile per ciascuno di noi, alla sua apparente impronunciabilità, alla bellezza e allo spavento – talvolta l’orrore – del vederla nuda e riconoscerla senza parole di troppo. E all’impossibilità di cambiarla, ricorrendo alla scelta di cambiare invece le cose per dimenticarsi della Cosa.
(e qui il lettore superficiale e con tarlo fisso leggerà ancora nelle mie parole la conferma del fatto che io stia parlando di un’altra cosa, quando invece è alla Cosa che penso, per quanto sembri impossibile poterla anche solo sfiorare con una frangia di intelletto e nominarla compiutamente.)
Ma in alcuni giorni la Cosa è talmente evidente e netta che rende assolutamente inutile tutto il resto.
Stasera, mentre perdevo e riguadagnavo il controllo dell’auto, la Cosa era lì con me, immaginariamente seduta di fianco. Era nell’aria, nel cielo, nei pensieri semplificati.
Come disse il signor Keuner, toccare il fondo non è poi così grave, serve comunque a conoscere il fondo delle cose.
Perché è proprio lì nel fondo che abita la Cosa, quella di cui non so parlarvi.
Poi pensavo pure che inconsapevolmente c’è qualcosa di brechtiano in me. Quando si è ignoranti si è comunque abitati da pensieri e riflessioni che altri hanno saputo esprimere meglio di te, solo che tu non lo sai e credi di essere originale.
Quella volta lì parlavo della Cosa specifica di una certa cosa. Che ne sapevo io che Brecht aveva parlato della costituzione di un catalogo che citi gesti?
Nell’amore per me il gesto riassuntivo era ciò che io identificavo come la Cosa dell’amore, quella sua specifica, forse più banalmente detta cura.
Io poi alle cose ci arrivo per intuizione, non sono brava a sviluppare ragionamenti organici.
Ma stasera non era alla Cosa della cosa amore che pensavo, era alla Cosa che si trova ancora più sotto, ed era anche più bella, e non sopporto di non saperla riferire.
E poi pensavo anche a una piramide a quattro livelli che ho visto disegnata la scorsa settimana e che qualcun altro vi spiegherà, meglio di me, prima o poi.
Credo che per compiere la scalata dal terzo al quarto, per raggiungermi sulla punta del vertice su cui sono seduta, c’entri proprio la Cosa.
Solo che – a differenza di un videogioco – per arrivare al quarto livello non devi distruggere la Cosa, ma svelarla. E non è necessario un impiego di forze, quanto piuttosto la loro assenza.
(e mi perdoni il lettore che invece pensa alla cosa e io sto qua a confondergli le idee, ma stasera mi sono infilata in un tunnel speculativo che non mi si addice. Il fatto è che se uno non trova la sua Cosa non potrà fare nessun’altra cosa che abbia davvero un senso. Viviamo dandoci precarie istruzioni per l’uso di noi stessi, per timore della sconosciuta e segreta bellezza della resa.)
gennaio 14, 2007 alle 11:49 PM |
Temo in tutta onestà che di questa attraente lettura mi sfugga più di una Cosa 🙂
Mi
gennaio 14, 2007 alle 11:53 PM |
mi, hai ragione: non riesco a dirlo meglio.
ma non volevo dire una brutta cosa 🙂
gennaio 15, 2007 alle 12:45 am |
forse la Cosa ha bisogno, di restare senza nome.
e di essere svelata, piano.
(come quando si inumidisce la carta velina e devi tirare piaaaano, ma piaaaano)
lisa
gennaio 15, 2007 alle 12:59 am |
Che tu sia sana e salva è “la Cosa” migliore.
gennaio 15, 2007 alle 2:10 am |
Ad uso del lettore incauto superficiale e con tarlo fisso, fornisco un possibile codice di interpretazione dello scritto qui proposto dall’agente Flounder.
La Cosa, come molti sanno, è il nome di uno dei componenti dei Fantastici 4.
La sua caratteristica era il suo essere ricoperto di un duro strato di pietra, la sua abilità era la guida dei veicoli, abilità appresa nel suo passato, quando collaudava veicoli sperimentali.
Viene quindi indicata in questo personaggio, la chiave di interpretazione di questo post.
L’Agente Flounder, durante la missione segreta, ricordando seduta al suo fianco La Cosa e memore delle sue abilità di pilota, ha lasciato guidare l’intuito che l’ha portata a premere l’acceleratore invece che il solitamente prudente freno trovandosi così coinvolta in una sbandata e scoprendosi capace di gestirla.
gennaio 15, 2007 alle 9:19 am |
Prova a sentire John Carpenter, magari è ancora al Polo Nord.
gennaio 15, 2007 alle 10:09 am |
ma la Cosa è noi o è altro da noi?
(necessita aiutino. Per iie, dico)
gennaio 15, 2007 alle 10:24 am |
io me lo sentivo che non lo dovevo portare questo post. ma la Cosa insisteva: eddài, e scrivi, e scrivi di me, e scrivi, eddài, e che ti costa, e scrivi.
(effe, che è iie?)
(calma, ma non è quella cosa là.)
(lisa, non lo so. la Cosa c’è. è inutile procrastinare il momento di vederla. il rimandare potrebbe sottrarre inutile tempo alla bellezza o alla capacità di entrare finalmente in dialogo con chi amiamo – sai come in quelle famiglie dove si gira intorno al problema e si trovano scuse e alibi?)
(melsunk, fratello economico dell’amico melpunk, mi misi un po’ di paura, in effetti)
(broono, l’agente Flounder non sbanda quasi mai. in genere sa dove va. se non le piace, non ci va.
l’agente Flounder al massimo inciampa sui tacchi alti)
gennaio 15, 2007 alle 11:38 am |
Ma tu dovevi dirglielo, alla Cosa, che al momento nunn’è cosa, perche poi da cosa nasce cosa, e tocca andarci a fondo. Della Cosa, intendo. Il che, non è cosa da prendere sottogamba (né sottopiede, che confondere cosa con Cosa, e frizione con freno, sono rischi)
Insomma, siccome c’è Cosa e Cosa, e ognuno sa solo delle cose sue, c’è caso che la Cosa si complichi ulteriormente.
(Non so se mi sono spiegata. Se sì, fatela capire pure a me, ‘sta cosa).
gennaio 15, 2007 alle 12:16 PM |
e ci si vada – ordunque – al fondo.
senza timore.
anche in quei giorni.
(che si sa, quando si hanno le proprie cose, anche lo studio della Cosa un poco ne risente)
gennaio 15, 2007 alle 12:16 PM |
non è che la cosa sia il nome e da quello discende tutto il resto?
gennaio 15, 2007 alle 12:36 PM |
gaspari’, tu dici che è questo? 😉
(in realtà ciò che davvero mi preme è il rischio di scambiare la cosa con la Cosa. l’equivoco giocato alla propria persona, in modo solitario e autonomo. è che vorrei tanto che le cose fossero semplici, tutte più semplici. mettere mano alla Cosa vuol dire semplificare)
gennaio 15, 2007 alle 1:09 PM |
in verità, in verità vi dico:
il caso fa bene le cose
gennaio 15, 2007 alle 1:34 PM |
flou, occhio che la cosa è stata un memorabile flop!
pensavano di rimpiazzare la vespa, colla cosa. roba da matti..
gennaio 15, 2007 alle 2:32 PM |
E va bene. Ora ribalto la casa, per trovare quella Cosa.
Mi
gennaio 15, 2007 alle 2:41 PM |
c’è un comico barese che mi fa ridere non poco, quando si incazza e dice: “Cosacheccosa?!” (da leggere con inflessione dialettale barese molto stretta).
PS: non so se posso dirlo (ma lo dico lo stesso), durante la lettura della descrizione dell’incidente scampato (per fortuna) ho pensato alla cosa-morte…la cosa che pone fine a tutte le cose…
gennaio 15, 2007 alle 3:01 PM |
devo dire che ultimamente la mia distrazione alla guida ha raggiiunto punte per me sconosciute.
difatti ho cominciato a viaggiare in treno
(è che mentre guido penso a troppe cose…)
mi, fai come me: io la tengo sempre nel solito posto. altrimenti, distratta come sono, impazzirei ogni volta a cercarla 🙂
gennaio 15, 2007 alle 3:31 PM |
– non ho proprio idea di Cosa o cosa tu stia parlando.
– associazione immediata ai fantastici 4 anche io e poi al documentario di moretti.
in ogni caso penso che la Cosa o la cosa sia oltre modo deleteria (e assai peggio del furby) se ti stava facendo andare a schiantare.
e comunque…
stabat cosa pristina nomine…
gennaio 15, 2007 alle 4:09 PM |
elena, io vorrei poterlo spiegare meglio, ma proprio non ci riesco.
la Cosa è quella che sta alla base di tutto, ma non come archetipo. non ci riesco a dare attibuti, posso solo tentare con qualche esempio.
prendiamo una persona, immaginiamola come una costruzione a partire dalla Cosa.
è una sorta di tratto costitutivo che non si può rinnegare e si infila in tutto il resto, che tu voglia o meno, sia che ti piaccia che se cerchi di camuffarla. e anche se proprio non hai la consapevolezza che esista.
il modo in cui una persona si relaziona con te dipende prevalentemente da questo.
ora, tu potrai anche tentare di raccontarti come è fatta quella persona, di attribuirle qualità e moventi. non è sufficiente.
e poi viene un giorno, un momento, una frase, un gesto, che te la dicono tutta, ti rivelano quella base che assorbe tutto il resto. può essere uno sguardo, un abbraccio, il racconto di una banalità accaduta quindici anni prima, ma è un momento che te la denuda tutta.
è un atto di conoscenza pura, intuitiva, senza altre mediazioni.
è come se fosse l’elemento essenziale di verità (bella o brutta che sia) su cui poggia tutto il resto (o da cui rifugge tutto il resto)
gennaio 15, 2007 alle 4:25 PM |
(e comunque la conclusione certa alla quale sono pervenuta è che tutte queste elucubrazioni derivino dalla scelta della mia biancheria: continuo a indossare mutande che portano su il ricamo del terzo occhio. ora me ne compro una dozzina con orsetti e coniglietti e la faccio finita)
gennaio 15, 2007 alle 5:04 PM |
Effettivamente tra gli slip con il terzo occhio e quelle con i coniglietti, c’é una profonda differenza di approccio alla Cosa.
(ho almeno 1000 battute su questa cosa del terzo occhio sugli slip e su quella cosa della piramide figura alla quale il terzo occhio è legato indissolubilmente ma sono un gentiluomo e non le faccio non le faccio non le faccio)
gennaio 15, 2007 alle 5:06 PM |
braamino, sai bene che se si tiene a bada la volgarità, è consentito tutto
(e già mi viene da ridere, immaginandole)
gennaio 15, 2007 alle 5:15 PM |
(a questo punto inizia la seconda fase dei commenti: raccontami la tua Cosa e ti dirò chi sei)
gennaio 15, 2007 alle 5:18 PM |
Ho la faccia di uno che può essere volgare, io?
Propongo riformulazione:
Raccontami la tua cosa e ti dirò COSA sei.
gennaio 15, 2007 alle 5:21 PM |
“Che COSA sei…che COSA sei…che COSA sei…COSA se-e-e-eeeei…”
Voglio dire, c’é un’intera discografia che la mette giù così.
🙂
gennaio 15, 2007 alle 5:22 PM |
no, tu non ce l’hai quella faccia là.
nemmeno con tutta la buona volontà.
è una delle poche Cose che so per certo.
gennaio 15, 2007 alle 6:00 PM |
io sto disegnando una striscia con la Cosa, simile a quello dei fantastici quattro, ma femminile, e non supereroe. mi viene in mente un vecchio spot di un motorino: che Cosa, la vita!”
gennaio 15, 2007 alle 6:03 PM |
io è da quando ho letto il riferimento ai Fantastici Quattro che non riesco a togliermi di testa quella barzelletta idiota di Superman che si precipita dal cielo perché vede WonderWoman sdraiata e tra i due si frappone l’Uomo invisibile 😀
gennaio 15, 2007 alle 6:06 PM |
eh, c’è che a volte a desiderare i superpoteri, come dire, ti si ritorce contro.
gennaio 15, 2007 alle 9:36 PM |
Secondo me la dici benissimo questa indicibilità della cosa, della cosità.
(Solo che a me fa un po’ paura questa cosa di scavare dentro dentro dentro e poi, chissà, alla fine trovare il vuoto.)
gennaio 15, 2007 alle 9:38 PM |
(Ma tu a che cosa piense mentre guide, eh?
Uhé…, statte accorta!)
gennaio 15, 2007 alle 10:07 PM |
glider, ma io non ambisco a superpoteri di sorta: la mia normalità mi è più che sufficiente.
(e poi già a sopportarmi così ce ne vuole..)
aitan, ma non è un fatto di scavare. lo scavo si rende necessario solo quando uno continua a inciampare sempre sullo stesso errore o quando hai un interlocutore complesso che però vuoi a tutti i costi (uso volere in un senso ampio, volere nelle tua vita, a prescindere dal ruolo da ricoprire). altrimenti la cositudine sta là, quieta quieta.
(penso a un sacco di cose, mentre guido: storie, ipotesi, progetti, sogni, desideri, poesie, fantasie. nomi, cose, città, fiori, frutti…ma tu mo’ ci vieni lo stesso in macchina mia?)
gennaio 15, 2007 alle 10:30 PM |
io già mi sono fatta
gennaio 15, 2007 alle 10:31 PM |
(dido, è indiscreto chiedere in che senso?)
gennaio 15, 2007 alle 10:35 PM |
e comunque è il caso che sia sincera con voi tutti: la mia Cosa, il mio elemento costituivo, la mia intima essenza è il foie gras.
ho scoperto che può essere usato come terapia omeopatica per la cura della gastroenterite, come maschera di bellezza per l’anima, come surrogato sentimentale, come confessionale per i propri segreti e tante altre cose
gennaio 15, 2007 alle 11:33 PM |
(in verità io sono il navigatore ideale del guidatore distratto, perché io penso a un sacco di cose, mentre ess@ guida: storie, ipotesi, progetti, sogni, desideri, poesie, fantasie, strada… nomi, cose, città, fiori, frutti… ma mai mi metto a pensare alla guida e alle altre macchine o ai camion che ci passano accanto, avanti, dietro e sopra; ché io di queste cose non ci capisco e fanno parte della sfera dell’impensabile e inconoscibile, indi per cui chi porta la macchina me lo dice solo dopo che è avvenuto il fattaccio se ci siamo fatti male)
gennaio 16, 2007 alle 12:24 am |
concordo in pieno con la cosa dell’intuizione.
(madonna, non trovo le parole nemmeno io, ma che è?)
lisa
gennaio 16, 2007 alle 1:52 am |
arrenditi, lisa, arrenditi 🙂
(io ormai ho smesso ogni tentativo di resistenza. pure monodose mi è diventata un concentrato poetico. e pensare che un tempo era una rivoluzionaria)
gennaio 16, 2007 alle 2:19 am |
…la cosa io non ce l’ho, almeno credo. però ho toccato il fondo un sacco di volte, e poi, mi sono pure messo a scavare…
H.
gennaio 16, 2007 alle 3:06 am |
è che una Cosa è una Cosa è una Cosa.. che ci vuoi fa’?
gennaio 16, 2007 alle 8:21 am |
Cosa fatta capo ha, forse intendeva dire la didò ( se mi scusa l’interpretazione) ed è Cosa buona e giusta.
ormai è “fatta” e morta lì, insomma, oppure ormai è “fatta e finita” e quello che c’è basta e avanza o non c’è altro da fare.
eheh…(comunque è venuta benino , la dido, dai!)
ciao brunella.
non distrarti alla guida eh!
🙂
gennaio 16, 2007 alle 9:13 am |
uè
io ssò ragioniera mica filosofa!
e comincio a leggere dal titolo e dal sottotitolo…..
per cui
io già mi sono fatta.
E’ facile dai
gennaio 16, 2007 alle 9:18 am |
(eh, ma sai che palle questi blog tutti d’un pezzo?)
lisa
gennaio 16, 2007 alle 9:36 am |
E pensare al Coso?
gennaio 16, 2007 alle 9:37 am |
PS: per chiudere il tuo blog, devo addirittura andare sul task manager e chiudere tutto iexplorer
gennaio 16, 2007 alle 9:54 am |
ahhhh, dido, ahhhh.
ahhhhhh, laura, ahhhh…capito?
mo’ ho capito pure io
(è che pensavo ti fossi data a chissà quale vita dissoluta)
seven, il Coso.
aspe’, prima il fatto del blog che vi impalla il pc: non è colpa mia, ci sono degli script che si azzeccano a certe url. bisogna controllare i processi aperti e fare pulizia, non dipende da me.
il Coso, dicevamo. bisogna pensare al Coso? addirittura con la maiuscola?
(aspe’, mo’ ci penso un momento…che così su due piedi proprio non saprei..cioè avrei anche delle idee..ma vabbè. devo andare in banca, devo. devo.)
gennaio 16, 2007 alle 10:13 am |
hobbes, non può essere, tutti hanno la Cosa.
ahhhh, ma tu invece volevi dire la cosa?
ah, vabbè. di ‘sti tempi, poi. capita, capita.
ma non è grave.
vado in banca, sì. vado.
gennaio 16, 2007 alle 10:57 am |
della cosa si chiosa
ma esplicitarla chi osa?
gennaio 16, 2007 alle 1:52 PM |
lo sforzo di pensare al Coso l’ha fatto lui.
e lo cito, poiché mi pare ragguardevole assai.
tanto che vorrei averlo scritto io.
e l’epigrafe mi piace moltissimo, in barba a tutto il fatto delle promesse e dei destinatari che mutano di settimana in settimana, di ora in ora, di secondo in secondo.
gennaio 16, 2007 alle 2:51 PM |
questa cosa qui a me è piaciuta un casino!
LiLa
gennaio 16, 2007 alle 5:48 PM |
lila, pure a me mi è piaciuto assai questo post.
(ché non è vero che tutti i post che uno scrive gli piacciano allo stesso modo. certi sono più ispirati, certi meno, certi doverosi, altri ancora impellenti)
in ogni caso – prima ancora che di altri – il post racconta di sé. questo è ciò che in generale penso di ogni forma di scrittura e relazione.
dopo lunghe tribolazioni io e la Coscienza ci siamo riappacificate, non ci sono più quei bei battibecchi di una volta, il suo sarcasmo nei miei riguardi, la mia indolenza nei suoi.
mo’ è il momento di occuparsi della Cosa, che sta qua, mi guarda sorniona e ammicca.
è che la vorrei accontentare 🙂
gennaio 16, 2007 alle 5:55 PM |
glider, conciosiaCosaché!
gennaio 16, 2007 alle 6:48 PM |
e poi oggi continuavo a pensare alla Cosa.
uh, come è difficile, giacché non consente attributi e apposizioni.
vabbè, allora sono tuttavia giunta alla conclusione che la Cosa non ha domande da porre.
perché la Cosa è una risposta.
(una forma curiosa di risposta, tuttavia. in quanto è la risposta che spiega tutta una serie di bisogni che pressano e spesso restano ignorati o ai quali vengono fornite soluzioni poco soddisfacenti)
è là il bello.
cioè che tu giri intorno alla questione, a volte per anni, e la risposta era sempre stata lì, che aspettava solo di essere raccolta.
(e poi il paradosso atroce del giorno in cui hai la risposta pronta – è di risposta esistenziale, che parlo – e non ti viene offerta la domanda appropriata? dio mio, che frustrazione)
forse è meglio che scrivo un altro post 🙂
gennaio 16, 2007 alle 7:59 PM |
la cosa come la materia irriducibile e segreta di tutte le cose.
che si sente e si vede chiudendo gli occhi e sentendo la carezza sulla pelle.
bello bello.
e non è un tunnel speculativo, il tuo, no, non ne ha affatto l’aria, nè il gusto.
🙂
f_e_d
gennaio 16, 2007 alle 8:24 PM |
grazie, fed.
è che ho l’impressione di una tautologia: come se si potesse parlare della Cosa solo con chi già conosce la Cosa 🙂
(ma che è ‘sta Cosa, in definitiva? cioè: io la mia la conosco, la conosco bene, ha un nome, una posizione, un modo suo. ma non se ne parla qui in un blog. qui si teorizza e basta)
gennaio 16, 2007 alle 9:53 PM |
certo che confondere l’acceleratore col freno … che macchina hai?
l’opel co(r)sa?
gennaio 16, 2007 alle 10:08 PM |
50 bis
come dire da cosa nasce coso
gennaio 16, 2007 alle 10:33 PM |
io un tempo avrei detto una dahiatsu cuore, ora propenderei per una ford mustang
gennaio 17, 2007 alle 12:56 am |
Qualunque cosa sia mi sembra comunque una bella cosa;
e poi la consapevolezza della cosa aiuta nelle cose.
Ste
gennaio 17, 2007 alle 8:55 am |
la cosa mi fa piangere quando lei pensa sia necessario. non piangere in determinate occasioni equivale a soffocare la cosa che, comunque e per fortuna, non muore e che, restando complicatamente obbligata in trappola (dentro), crea casino ché la cosa è spesso indisciplinata.
occorre farla uscire quand’ella lo richiede.
bisogna (esiste un verbo più ‘forte’ di) obbedirle..(?)
gennaio 17, 2007 alle 10:40 am |
iggy, ti darei un bacio in fronte, io, stamattina. anzi, te lo do.
ho una hyunday atos, i pedali sono molto ravvicinati.
ma poi con gli stivali e le scarpe con la gomma sotto, a volte succede di perdere sensibilità nella pianta del piede.
la consapevolezza nelle cose, dice Ste.
sì.
mi pare sia la cosa più importante.
in generale.
ma pure in particolare, che stamattina sono frastornata. assai.
anzi, di più.
e per tutta la notte mi si formava in testa una lunga storia che cambiava in continuazione, che non aveva finali e in cui i personaggi cambiavano continuamente di posto.
allora ho cominciato a scriverla, ma non riuscivo a tenere una forma, mi sarebbe piaciuto che i personaggi potessero fare una cosa e poi il suo contrario, però poi così non riuscivo a proseguire.
allora poi ho scritto il primo pezzo, che vado a postare subito subito, e pezzi sparsi che dovrò forse incastrare, o forse no, poi vediamo nei prossimi giorni, sarà un po’ a puntate. o forse farò fare diverse cose a ogni personaggio. boh.
il risultato è che ho un sonno da morire.
il risultato è che ho di nuovo l’herpes, gigantesco.
il risultato è che ancora una volta confermo che la scrittura è un modo di stare al mondo e dunque risente di tutti gli stati d’animo.
il risultato è che sono fatta così, e ci sta poco da fare.
vado.
gennaio 17, 2007 alle 12:11 PM |
troveremo scritto sui muri
“la cosa c’è”
gennaio 17, 2007 alle 12:21 PM |
spesso è un clic o una parola chiave a dare adito ai meandri più remoti, o forse solo a rischiararli di una luce di colore diverso: una volta visitati, se in tale viaggio interiore si avrà il coraggio di raccoglierne e accoglierne la particolare frequenza percepibile, ciascuno sarà in grado di costruirsi il personale arcobaleno e di scegliere quando dove come e con chi brillare di luce bianca
gennaio 17, 2007 alle 1:01 PM |
va bene. io comunque dico e ribadisco, che il cuore del post è nell’ultima frase, che mi si è appiccicata addosso e non intende lasciarmi.
gennaio 17, 2007 alle 1:52 PM |
flou, preso!!
>>troveremo scritto sui muri
“la cosa c’è”
:-DDD
(glider, non dirle certe cose che poi mi viene da farle. so già su quale muro..)