Robert Fischer era un pittore che in realtà voleva fare lo psicologo.
E’ lui stesso a raccontarlo, ma lo si capisce subito, guardando le sue fotografie. Un pittore decadente, di toni carichi e drappi in seta, di squarci e morte. Di sangue e vita.
Mi sono imbattuta in lui per puro caso, cercavo foto che ritraessero corpi fuori dagli schemi.
Ne è derivato piccolo scambio epistolare in cui mi ha raccontato della censura alla quale è sottoposto. I suoi siti e i suoi account sistematicamente cancellati. E’ pazzesco, considerando la quantità di materiale pornografico che anche un bambino tirerebbe fuori da internet e che sopravvive indisturbato.
Robert Fischer è stato sposato per una trentina d’anni con Paula, una donna che ha poi lasciato.
Non ci sarebbe niente di strano in questo, se non fosse che erano già anziani e lui ha scoperto di desiderare un uomo. Ciononostante lei è rimasta la sua modella di sempre.
Le sue foto disturbano, ne sono consapevole.
Drag queen, gay dai sessi enormi, obesi, anoressiche, vecchi travestiti, anziani senza alcuna forma di saggezza, lussuria, amplessi sontuosi.
E’ incredibile come io non riesca a staccare lo sguardo dalle sue immagini, dalla raffinatezza che contengono, nonostante ciò che ritraggono. Mi sono chiesta che cosa sia a infastidire tanto i censori e attrarre tanto me.
Credo che sia la voluttà alla quale proprio malgrado si soggiace. L’incredibile attrazione che esercitano corpi imperfetti, orribili, ai quali restituisce esistenza e sensualità. Corpi autentici, portatori di verità che non possono essere mascherate da altro.
In questo mondo patinato e asettico in cui è vietato essere brutti, la sua opera è uno schiaffo alle costruzioni della ragione.
Mi piace molto, moltissimo.
Qui il suo sito, bella anche la musica che lo accompagna. Qui un’altra raccolta.
marzo 24, 2008 alle 10:47 PM |
ma sono bellissime, sono persone vere ed inermi, è bello l’occhio del fotografo che coglie la loro autenticità nelle loro debolezze
marzo 24, 2008 alle 11:03 PM |
queste foto levano il fiato. e di più lo leva il tuo sguardo sulle cose.
marzo 24, 2008 alle 11:04 PM |
la bellezza è una ricerca di armonia, di equilibrio. Così come in macrobiotica se hai mangiato per tanto tempo patate, devi cercare di evitarle per un ceto periodo e mangiare più soia, così nel medioevo si andava verso il mostruoso dopo l’arte classica,
e l’avanguardia dalla fine dell’ottocento fugge il grazioso e insegue il dolente. L’importante è non dare niente per scontato e guardare ogni cosa allontanando i preconcetti e soprattutto le mode culturali del piffero.
Le foto che preferisco di questo signore sono quelle che sembrano rappresentare emozioni fuori del tempo, mitologiche; una cosa che quando sono bravi, gli americani sanno fare veramente bene
marzo 24, 2008 alle 11:06 PM |
oops quello di pria ero il cav,
baci
marzo 24, 2008 alle 11:19 PM |
cavaliere, io a volte nella mia ignoranza penso che tutto il fatto dei canoni classici, delle sezioni auree e delle misure della bellezza siano dei tentativi di anestetizzare la coscienza e dare una forma standard alle cose.
però non so, non so.
certi giorni sono vittima di attacchi di bellezza violenta, fuori da ogni codifica condivisa.
a me piacciono le foto fatte alla moglie, sono le più belle di tutte: lui la fotografa, ma lei ha uno sguardo ancora più dissacrante.
marzo 25, 2008 alle 7:44 am |
belle ! grazie per averle segnalate.
marzo 25, 2008 alle 8:42 am |
il rapporto 1.618, detto sezione aurea, ce l’abbiamo nel passo dell’elica del nostro dna, è innato e l’armonia la cerchiamo sempre, ache quando guardiamo un’opera di Jeff Koons che me fa cagare
marzo 25, 2008 alle 8:49 am |
impazzisco per la [foto della] donna anziana ritratta di spalle mentre guarda fuori dalla finestra.
Mi ricorda quel bacio (ce ne sono tanti) di Munch in cui i due amanti sono infrattati (più che infrattati, sono “infrugnati”, però *infrugnare è un termine dialettale cui non riesco a trovare un corrispettivo italiano forte abbastanza; l’infrugnare è allo stesso tempo un riporre senza cura, un gettare e un comprimere con violenza) nell’ultimo angolo disponibile della tela, che per il resto è occupata dalla finestra (la mia memoria ingigantisce quest’ultima rimpicciolendo e occultando ulteriormente gli amanti). ((La finestra rimanda una luce diurna, non si tratta quindi della versione forse più conosciuta de “il bacio”.))
Tornando al tuo post, sottolineo un frustolo di pensiero che mi ha molto colpito: “[ciò che infastidisce i censori e attrae me è] la voluttà alla quale proprio malgrado si soggiace.” Secondo me hai colto nel segno (anche se devo dire che, prima di visitare il suo sito, sulla base del tuo commento Fischer me lo aspettavo più estremo). ((troppe parentesi, hai ragione))
marzo 25, 2008 alle 8:57 am |
hai visto helen e tom? bella bella.
marzo 25, 2008 alle 9:02 am |
aehm, quando ho scritto che me lo aspettavo più estremo ancora non avevo visto la sezione [photos 3]
marzo 25, 2008 alle 3:24 PM |
clim, stamattina mi hanno infrugnato.
(no, non nel senso che pensi, ma in quello che hai testé citato. se non avessi trovato questa parola qui, non avrei saputo descrivere in altro modo ciò che ho ricevuto stamattina)
e poi questo fatto che abbiamo la sezione aurea nel dna è interessante ma al tempo stesso inquietante.
come a dire che la bellezza non è altro che un riconoscimento e una risonanza.
ma allora perché troviamo belle anche cose che belle non sono?
cavalie’, toglietemi questo dubbio, sennò io non campo più. 🙂
marzo 25, 2008 alle 6:05 PM |
secondo Chomsky, il liguaggio, il fatto che gli esseri umani ce l’anno a differenza delle altre bestie, e certe invarianze e permanenze di esso che sia cinese puteolano o castigliano, ebbene questo fatto qua dipenderebbe da come è fatto il nostro cervello, prorio morfologicamente. Ora secondo un’altro signore che citava Chomsky, ma non mi ricordo lui come si chiama, la stessa cosa sarebbe per il cosiddetto senso estetico. E una cosa del genere meno scientifica e più letteraria si ritrova ne “L’eleganza del Riccio” di recente pubblicazione (lo sto leggendo ma l’autrice non me la ricordo, otre a invecchiare sto anche un po distratto). Questa cosa che dici della risonanza è infatti tutta una teoria della Einfuhlung, ovvero della empatia o simpatia simbolica. Una teoria tedesca di fine ottocento nata proprio in ambito critico artistico e che oggi si è diffusa come approccio psicologico e terapeutico. Il concetto base è proprio che a ognuno piace tutto ciò che risuona almeno in parte dentro di se.
L’attrazione per l’orrido, il terribile lo spaventoso o il cosiddetto trash, non a caso è una fase della crescita che corrisponde alla pubertà , in cui l’individuo sente il proprio corpo e non solo trasformarsi come un mutante e si sente flussi di energia incontrollata attraversarlo. Poi questa attrazione a volte ritorna a volte rimane a volte diventa collettiva e vince forza italia, secondo l’orologio sovrano e inefferrabile che è il caos che è fuori e dentro di noi
baci
marzo 25, 2008 alle 6:13 PM |
cavalie’, più terra terra: a me mamma’ mi ha sempre detto che tenevo il gusto dell’orrido.
è perché mi sento brutta dentro?
(come sono felice quando trovo chi mi fa i riassunti di tutto quello che non leggerò mai. grazie)
marzo 25, 2008 alle 6:22 PM |
mi sono ricordata di una cosa carina, eccola:
Quando (Quasimodo) si innamora di Esmeralda, viene voglia di gridare alla bella: “Amalo! E’ così indifeso, non fermarti al suo aspetto esteriore!”
Tutto questo è molto carino, ma perché aspettarsi più giustizia da parte di Esmeralda che di Quasimodo? Non si è forse fermato anche lui all’aspetto esteriore della creatura? E’ lui che dovrebbe mostrarci la superiorità della bellezza interiore rispetto alla bellezza visibile, innamorandosi magari di una vecchia sdentata: allora sì, che sarebbe credibile.
Amélie Nothomb, in Attentato
marzo 25, 2008 alle 7:01 PM |
Secondo me il bello è bello, ma scuote (e piace) tanto pure il sublime.
(Alcune di queste foto sono proprio sublimi.)
marzo 25, 2008 alle 7:39 PM |
evviva, è tornato Chomsky!
marzo 25, 2008 alle 10:24 PM |
ahhhhhhh.
(è un sospiro da attacco di saudade. posso ulteriormente dettagliare)
marzo 25, 2008 alle 10:33 PM |
signora mia, se permette la saudade è arte mia 🙂
e un bacio a cletus. sì.
marzo 25, 2008 alle 10:36 PM |
aitan, questo fatto del sublime è sublime.
io, io, sono io.
l’esteta del sublime: il fascino del pericolo, del baratro. Turner.
e nientedimeno che non mi avevate mai detto niente di questo fatto?
marzo 25, 2008 alle 11:38 PM |
flou,
il piacere è tutto mio 🙂 🙂
Se ti è piaciuto Fisher, è il caso di dare un’occhiata a quello che ha fatto Diane Arbus. La fotografa follemente rivoluzionaria che negli anni sessanta si è messa a ritrarre personaggi border line, ed assolutamente non presentabili come belli o composti o decenti, e che è la capostipite ed il riferimento per tutti i quelli a cui non si potrebbe affidare un servizio per un matrimonio.
Fisher secondo me ha comunque una marcia in più perchè non si ferma solo alla scoperta del soggetto, ma con questo costruisce un’architettura solida pastosa e piena di energia e tensione espressiva.
Tornando all’orrido
hai colto il trucco di tutte le storie come Notre Dame, la belle et la Bete, barbablù, King Kong etc.
Non è mai la donna ad avere sembianza mostruosa è sempre l’uomo perchè? Perchè non sarebbe ammesso tollerato accettato, la verità è che queste storie non dicono niente di veramente terribile perchè la bestialità è una componente dell’estetica maschile, come la potenza, la forza e la fantasia così come tradizionalmente l’estetica femminile è fatta di armonia grazia, delicatezza ed astuzia.
Il mio vecchi barbiere diceva l’omm nunn’adda essere bello adda essere pulito (nel senso di farsi tagliare i capelli da lui), ed era un’altro modo di perpetuare un antico concetto
marzo 25, 2008 alle 11:47 PM |
insomma per rispondere terra terra, ti attrae l’orrido che è forte e che dentro di te pensi di trasformare in principe azzurro 🙂
cav
marzo 26, 2008 alle 12:11 am |
qualcuno lo dovrà pur fare lo sporco lavoro di baciare i rospi, a questo mondo! 🙂
marzo 26, 2008 alle 12:15 am |
la Arbus la conosco, cav. mi piace molto. ma è proprio come dici tu: lei è più neutra, un po’ distante.
è il soggetto a stupirti, ma lei non va mai sopra le righe.
marzo 26, 2008 alle 8:06 am |
Sono andato a guardare.
Non conoscevo questo Fischer,
mi piace, abbastanza,
bravo tecnico,
niente di particolarmente nuovo, deve amare molto Caravaggio e anche Sebastiano del Piombo.
Emotivamente, su toni e temi simili preferisco Lucien Freud, ma non perché è un pittore.
Fischer, secondo me, preme un troppo il pedale già pestato assai dell’ambiguità , del sesso nascosto…
Comunque sono lieto di aver veduto le sue operere, grazie a te
ciau nè Floù
Mario
marzo 26, 2008 alle 8:51 am |
c’e qualcosa in comune tra queste foto e quello che ho visto: torno da un viaggio in cui fatti e persone mi hanno lasciato senza parole…
perciò rubo quelle della tua amica Hanging:
queste foto levano il fiato. e di più lo leva il tuo sguardo sulle cose.
l’unica nota positiva (del viaggio) è stata la pausa caffè al bar nilo!
marzo 26, 2008 alle 9:34 am |
(mario, nella sezione 3 il sesso non è proprio nascosto, anzi, è fin troppo evidente. La parola chiave per la sezione photos 3 è priapismo.)
Devo dire che sono d’accordo con il cavaliere quando, accennando alla mitopoiesi in Fischer, afferma: “le foto che preferisco di questo signore sono quelle che sembrano rappresentare emozioni fuori del tempo, mitologiche; una cosa che quando sono bravi, gli americani sanno fare veramente bene”;
aggiungo che secondo me il giudizio più condivisibile è quello lapidario di mario (“bravo tecnico, nulla di particolarmente nuovo”) che, giustamente, oppone a Fischer la pittura di L. Freud, sebbene menzioni Caravaggio e Sebastiano Del Piombo come possibili fonti di ispirazione quando a me pare più che evidente che il nostro Fischer strizzi l’occhio, con overdosi di trasgressiva ironia, ai pittori preraffaeliti e ai loro corrispettivi in fotografia (grazie a e.l.e.n.a ho potuto conoscere il Lewis Carrol fotografo).
marzo 26, 2008 alle 10:04 am |
essenzia’, al Bar Nilo in che senso?
perché se sei stato in Egitto, ancora ancora passi, ma se sei stato qua e non ti sei fatto sentire nemmeno per un aperitivo, sei uno scornacchiato!
buongiorno a tutti, eh.
marzo 26, 2008 alle 10:10 am |
Ma come è vietato essere brutti?
Se giri per strada non vedi altro che brutti.
Mica tutti come te e me.
😀
marzo 26, 2008 alle 10:12 am |
sì, però li trattano male.
invece a noi no 😀
marzo 26, 2008 alle 10:36 am |
Quando scrivi qua intendi il bar nilo in Via S. Biagio Dei Librai di fronte alla statua del corpo di Napoli, di fianco alla macelleria quella del soffritto?
Sì, sono uno scornacchiato!
Ma nasceva come improvviso viaggio di “dovere” non avrebbe potuto diventare altroâ¦
marzo 26, 2008 alle 10:41 am |
non esiste un dovere che non possa trasformarsi anche in un piacere.
è un fatto zen, incontrovertibile
vedi i doveri coniugali, per esempio 😀
(e viceversa, sempre per lo zen di cui sopra)
marzo 26, 2008 alle 11:11 am |
“Per Rosenkranz vi è anche un’arte brutta, in cui il brutto non solo è qualcosa che l’arte non deve escludere, ma è qualcosa di cui l’arte, la bellezza hanno bisogno, cioè un’opera d’arte è tanto più bella quanto più grande è la quantità di negativo, di brutto, che ha dovuto vincere… Se l’arte resta pacificata, se l’arte non si scontra coi grandi problemi che sono inafferrabili, ma che rappresentano il male del mondo, le patologie della realtà , quest’arte non avrà nessuna possibilità di grandezza.”
Remo Bodei
(il dovere che diventa piacere e viceversa mi fa sentire molto in armonia, ma un’armonia molto dodecafonica)
marzo 26, 2008 alle 11:20 am |
OTisssimo: VOGLIO LE MIE SCARPE! LE VOGLIO MO’ MO’!
Eppure a me mi hanno emozionato le immagini e l’emozionarti tuo. Comm’aggià ffà cu vuie?!
marzo 26, 2008 alle 11:24 am |
(io ultimamente sto troppo emozionata. tengo tutta una spiegazione a riguardo. triste, ma valida)
marzo 26, 2008 alle 11:56 am |
Roberto, tu sai che io sono ignorandissima. però mi sorge spontanea una domanda: ma davvero Bodei o Rosenkranz pensano che il Male sia una patologia della Realtà ?
secondo me – a prescindere adesso dall’arte, da ciò deve rappresentare o inglobare – è pericolosissimo pensare una cosa del genere
marzo 26, 2008 alle 12:13 PM |
la patologia della Realtà è la vita
(be’, c’è tutta una letteratura a riguardo. Però il concetto lo si trova spiegato meravigliosamente bene ne “la montagna incantata” di Mann. Credo vada fatto risalire a Jung.)
Spiegami Flou, che c’è di male nel sostenere che il male sia patologia del reale?
marzo 26, 2008 alle 12:18 PM |
mi sembra una visione troppo incantata e idealistica.
mi sembra che possa favorire rigidità ed estremismi.
mi pare il fatto di Rousseau e del fanciullino che poi ha portato ideologicamente alle peggiori dittature.
preferisco credere che il male sia un tratto connaturato della Realtà , tipico e non patologico.
anche se non ci piace.
se proprio devo pensarlo come patologia di qualcosa, lo penso come patologia del Desiderio.
ma se mi convincete del contrario in modo coerente e ben argomentato, sono anche disposta a ritrattare.
marzo 26, 2008 alle 12:24 PM |
minchia flou, tu sei di una sottigliezza estrema. Quell’ignorandissima è infatti completamente diverso da ignorantissima e potrei scommeterci l’intera collezione di figurine panini che non è un refuso. In quell’ignorandissima che ricalca il modello latino già calcato da chi, per fare un esempio, si è inventato la celeberrima agenda smemoranda, tu alludi al fatto che andresti ignorata, negletta, ecc. solo per sentirti dire dal primo cretino che passa (cioè io) che ignorarti è impossibile tanto sei adorabile.
marzo 26, 2008 alle 12:26 PM |
vedi Clim, è per questo che son zitella. non sopporterei di essere amata da uno che non coglie i finti refusi. 🙂
(sono anche ignorantissima, comunque)
marzo 26, 2008 alle 12:28 PM |
è un tratto connaturato alla realtàumana. Meglio restringere il campo.
marzo 26, 2008 alle 12:31 PM |
ehi, ma io t’amo! 😀
marzo 26, 2008 alle 12:31 PM |
no. non sono proprio d’accordo.
e i cataclismi? i terremoti, le carestie? gli animali che si dilaniano? gli animali che mangiano i cuccioli?
o vogliamo entrare nella distinzione tra male consapevole e involontario?
marzo 26, 2008 alle 1:09 PM |
esiste una coscienza, quella dell’uomo, appunto, che inquadra determinati eventi in un ordine morale. Prima dell’emergere di un essere vivente autocosciente, questi fatti erano del tutto neutri. Nei primati che ci hanno preceduto, probabilmente non c’era capacità di valutazione etico-morale che non fosse puramente istintuale, cioè proto-pragmatica (mi scuso per il protoprammatica; mi sento come se mi fosse sfuggito un rutto). Senza il giudizio, il male non esiste. E’ per questo che dicevo di restringere il campo alla realtà come rappresentazione del soggetto conoscente che è anche soggetto e, in parte, oggetto del giudizio morale.
marzo 26, 2008 alle 1:28 PM |
va bene, clim. restringi.
te lo concedo.
marzo 26, 2008 alle 1:39 PM |
c’è una frattura insanabile che fa sì che le nostre prospettive non possano convergere: tu sei credente, io no.
marzo 26, 2008 alle 1:45 PM |
e questo fatto dell’essere credente mo’ da dove è uscito?
(l’altro giorno un tizio mi ha detto: io credo nella fedeltà , ci credo profondamente. è solo che non sono praticante)
marzo 26, 2008 alle 2:18 PM |
non so. Ti credevo credente. Se lo fossi, il male avrebbe un significato che trascende l’uomo, non credi?
marzo 26, 2008 alle 2:21 PM |
sono credente nei giorni pari. nei dispari confusa.
la domenica ragù, polpette e tango (ossia è un giorno di pura bontà , in cui il Male non è contemplato. al massimo il Mare)
marzo 26, 2008 alle 2:39 PM |
a me non dicono niente 😥
cioè , se mi dicessero ‘niente’ sarebbe già un resto di, e invece proprio scotomizza la mia percezione.
marzo 26, 2008 alle 2:42 PM |
scotomizza è una parolaccia?
(è che avevo letto scrotomizza, e m’ero fatta tutta un’altra idea)
marzo 26, 2008 alle 2:44 PM |
l’ho cercata sul dizionario: è una parola bellissima.
non la conoscevo.
non fa niente che non ti piacciono le foto, lui’.
basta che non ti scotomizzi.
marzo 26, 2008 alle 2:54 PM |
Io adoro Flò Flò Zen!
Io credo in Flò Flò Zen, ci credo profondamente.
è solo che non sono praticanteâ¦
Câè anche che talvolta scotomizzo assaiâ¦
marzo 26, 2008 alle 2:59 PM |
davanti a tutti?
(ecchemmiseria, un poco di decoro)
marzo 26, 2008 alle 3:02 PM |
ma chi? Johannes Scoto eurigena?
In speculum aenigmate?
o ce l’avete con qualcuno di Procida?
marzo 26, 2008 alle 3:06 PM |
ma ‘a vulite ferni’?
mi state trasformando un blog di cazzeggio inutile in una cosa che sembra quasi culturale.
mo’ vi acchiappo e vi scotomizzo a tutti quanti.
marzo 26, 2008 alle 3:11 PM |
scotomizzo davanti a tutti è vero!
ma sono anche pieno di resilienza…
(capacità che mi sembra aver intravisto anche in te, Flò Zen)
marzo 26, 2008 alle 3:21 PM |
io sono resiliente in Campania, da molti anni.
a te dove ti hanno resiliato? a sant’Elena?
marzo 26, 2008 alle 3:26 PM |
dopo Pasqua rimanevano certi dolci fatti di grano duro e uova tutti gialli con la scorza marrone, li si faceva a fette e li biscottavamo, così si consumavano poco a poco per un altro mese. Se fai a fette biscotti questo commentario possiamo continuare anche più di un mese su
– fotografia/pittura
– estetica naturale ed estrinseca
– bellezza
– bruttezza
– bene
– male
– fede/agnosticismo
– marco bellocchio
– il cinema horror e la crocifissione
– guildestern è morto?
– uomini senza qualitÃ
– qualità senza arte ne parte
– grazia
– graziella
– e…..
marzo 26, 2008 alle 3:28 PM |
…e forse scrivo un post che parla di tango, che lo tengo ‘npizzo ‘npizzo ma pure mi metto un poco scuorno.
marzo 26, 2008 alle 3:42 PM |
Ma qua santâelena, semmai a Ustica come Antonio…
e regalacelo questo post sul tango che non ci crede nessuno che ti metti nu poco scuorno…
marzo 26, 2008 alle 3:59 PM |
comunque il commentario mi è piaciuto assai,
scherzavo ma non sfottevo 🙂
marzo 26, 2008 alle 4:02 PM |
ma questo è un post di san Patrizio 🙂
(essenzia’, io questa volta veramente mi metto scuorno. so’ due giorni che scrivo e cancello, scrivo e cancello)
marzo 26, 2008 alle 4:09 PM |
Flò Flò, ma scuorno de chè?
Tutto quello che c’era di male l’abbiamo già pensato…
marzo 26, 2008 alle 4:37 PM |
climacus,
prima che i bandoneon portino l’odore della recoleta,
sul piano etico morale, quello che dici mi piace e lo vorrei regalare al mio amico Nicola, che senza giudizio non c’è il male, come concetto condiviso da un corpo sociale. Ma eccepisco sul piano individuale.
Mio figlio luigi che oggi compie cinque mesi, non giudica e non conosce giudizio ne morale ne di altra natura, eppure quando piange sta evidentemente sperimentando un qualche tipo di male e quando ride e sorride, sta provando e vivendo incodizionatamente del bene. Quindi se la musica country, gli inceneritori, il sistema misto alla francese, i peperoni ripieni, ed il fosbury flap siano un bene o un male dipende sicuramente dal tipo di società che li considera, ma le malattie la guerra, le mazzate, le delusioni, e la depressione sono sicuramente un male per tutti anche per chi non sene rende conto.
marzo 26, 2008 alle 4:39 PM |
“scotomizzami” proprio no 🙂
pare ‘n’ata cosa….
ma non era un post sull’arte della foto-sintesi questo qui? 🙂
un bacetto. gj
marzo 26, 2008 alle 7:56 PM |
I censori sono come foglie morte ancora mezze attaccate, prima o poi dovranno cascare… il pericolo è quando magari si raccolgono tutti assieme, sfruttano una folata di vento e ti sbattono sulla faccia.
Solidarietà , comunque, e speriamo nei netturbini.
C’è molta ricerca in quelle foto, e il risultato è notevole.Alcune di esse mi piacciono molto.
Per quel che riguarda la sezione aurea, che molti riconoscono nella spirale del dna… la matematica e le scienze sono linguaggio, e come tali cercano di esprimere la bellezza, non riconoscerla.
Ma quando esprimo qualcosa, esprimo idee, ideali, forme modellate dal mio pensiero.
Una traduzione della realtà , non la realtà stessa.
Il lavoro di quel fotografo trasuda amore per le particolarità , le peculiari imperfezioni, e questa è una delle tante idee che si possono avere sulla bellezza.
Ce ne sono tante, ognuno entra in risonanza con quella che più gli garba.
marzo 26, 2008 alle 8:19 PM |
complimenti a te, cavaliere e a Luigi.
Io credo che tu introduca un elemento di ambiguità nella definizione di bene e di male identificando in parte questi ultimi con la percezione e risposta allo stimolo piacevole o doloroso o con l’istinto di conservazione che induce ad assegnare istintivamente o consapevolmente a categorie di oggetti un valore positivo o negativo a seconda che minaccino o consentano la sopravvivenza dell’individuo o della comunità , società , specie. Ciò che è avvertito come piacevole e ciò che è bisogno primario essenziale per la vita, secondo me, è *bene* in senso lato ma non pertiene strettamente alla sfera morale della persona. Con questo non intendo dire che non vi sia correlazione tra piacere-felicità e etica; dico che il piacere non è condizione sufficiente per la fondazione di un sistema etico che tenti di portare alla luce quei valori universali che fanno da scheletro portante per tutte le possibili varianti di morale condizionate da storia, cultura, geografia, società , comunità , ecc.
marzo 26, 2008 alle 11:13 PM |
fioco tram
la bellezza è la bellezza, non ce n’è una per ogni punto di vista, è invece possibile trovarla dovunque, ma bisogna conoscerla e riconoscerla. Non si può confondere Kaos con Kosmos. Se è il caos che vince e domina non bisogna mai farsi prendere in giro da chi cerca di spacciarlo per nuova armonia, come i fascisti che si appellano alla democrazia.
Climacus,
d’accordissimo, la mia esmplificazione è stata eccessiva, non mi sogno di confondere il piacere con il bene, ma ti assicuro che quando Luigi mi sorride non sta provando piacere, mi sta volendo bene. Hai ragiona anche sul credere, chi crede in qualsiasi Dio, crede nel bene, altrimenti è un fottutissimo inquisitore, un pasdaran, uno che abusa del bisogno di bene degli altri per ottusità , ignoranza, potere.
marzo 26, 2008 alle 11:41 PM |
Ecco,
‘sta cosa qua mi fa pensà ,
ed io è tanto che penso,
ma penso così tanto che m’è venuta voglia de smettere, che mi venne capa stracubica.
Ciò era per dire, per sommi e minimi capi, che la BELLEZZA e la sua controparte BRUTTEZZA son covenzioni relative al tempo ai modi ai costumi ed ai gusti.
Non esistono bellezze assolute ed i Sublime resta solo un mito, una sentimentale e intellettualistica favola.
A me mi fanno ormai ridere e chiagnere, ne l’istesso tempo, quando nei blogghi letterari dicono:
i libri se dividono in brutti e belli.
Non so, il mondo se move,
i costumi cambiano, ritorniamo al mi piace non mi piace ch’è meglio, ci sono problemi più grossi, in giro.
Però, e purtuttavia. la bellezza sfolgorante de Floù l’ è un assoluto paradigmatico….:-))
MarioB.
marzo 26, 2008 alle 11:55 PM |
>fioco tram
>la bellezza è la bellezza, non ce >n’è una per ogni punto di vista, è >invece possibile trovarla dovunque, >ma bisogna conoscerla e >riconoscerla.
Ma conoscere e riconoscere sono atti che fanno parte dell’esperienza PERSONALE. E così come, ovviamente, esistono tante diverse esperienze, esistono molteplici punti di vista, punti di osservazione.
L’ambiente che ci troviamo a condividere però è uno solo. In esso si trovano cose piacevoli e cose meno piacevoli.
Nessuna di esse però ha nulla a che fare con l’ideale, a mio parere.
L’ideale è una forma di linguaggio, una traduzione di sensazioni.
Tra le mie esperienze personali, l’insieme di cose che posso trovare belle in una donna, in un luogo, o qualunque altra porzione di esistente in cui proiettare i miei punti di vista, e l’ideale espresso dalla sezione aurea ( o in qualunque altro concetto o forma matematica che crediamo di riconoscere nella spirale del dna, in una nuvola, in un fiore ), a mio parere, intercorre la stessa differenza che c’è tra fare l’amore e scrivere una poesia.
Facendo l’amore costruisco il mio sentire, lo distruggo, poi lo ricostruisco ancora, in base a tutto quello che costantemente imparo e disimparo.
>Non si può confondere Kaos con >Kosmos. Se è il caos che vince e >domina non bisogna mai farsi >prendere in giro da chi cerca di >spacciarlo per nuova armonia, >come i fascisti che si appellano >alla democrazia.
Il caos, quello del mito, è una scatola vuota, un guscio da riempire, non può essere armonia, o legge, quella semmai viene necessariamente dopo.
C’è buio, accendi la luce: concetto elementare, certo, ma bisogna pur sempre partire dal buio per conoscere la luce.
Il fascista, il nazista, il violento in generale può potenzialmente appellarsi a qualunque cosa, qualunque ideale, ideologia, religione, regola morale, per giustificare gli istinti di prevaricazione. E’ quello che noi esseri viventi facciamo da sempre.
E’ per questo motivo che trovo molto pericoloso partire da una bellezza ideale, concettuale, e poi andare in giro per il mondo sovrapponendola come uno stampino all’esistente. Si corre il rischio, sempre a mio parere, di restringere l’esperienza per farla entrare nel proprio stampino.
Ed è a quel punto che le stragi e le uccisioni diventano ” danni collaterali”, la violenza diventa virtù, eccetera.
Io preferisco partire da una stanza in disordine, e poi rimettere le cose a posto a modo mio. Solo che poi entra qualcun altro, sposta altra roba, e c’è bisogno di creare nuovi criteri per convivere assieme.
Non potrò mai vivere tranquillo nella mia stanza con altra gente, se prima di entrare o far entrare qualcuno appendo davanti alla porta un cartello con su scritta l’idea di come ” dovrebbe” essere la stanza.
Anche se questa idea, per come sta scritta, sembra la più bella, giusta, armoniosa mai concepita nell’universo.
Sempre a proposito delle forme elicoidali, di questa spirale che ricorre sempre, che sembra ricondurre tutto a un’idea fissa:
la spirale non esiste.
La realtà è MOLTO più complessa.
Sono i nostri occhi che traducono in spirale il mondo.
E sapete perché? perché è più facile da disegnare. Da raccontare.
Si tratta di grammatica. Di linguaggio.
Chiedete a un disegnatore come procede quando deve disegnare oggetti difficili, come automobili, o vasi.
Vi dirà che parte sempre da una forma semplice, stilizzata, un quadrato o un cerchio, e poi ci scolpisce sopra la forma desiderata.
Ciò che spesso scambiamo per assoluto è la traduzione offerta dai nostri sensi.
Quindi alla fine l’unica cosa che per me abbia senso è l’esperienza, condivisibile, ma unica per ciascuno di noi.
E in base ad essa possiamo creare definizioni di bellezza sempre nuove, trovare stimoli piacevoli persino in situazioni che sembrano senza speranza.
marzo 27, 2008 alle 10:31 am |
la spirale non esiste?
e chi glielo dice mo’ alla maestra di tango? 🙂
(stamattina ho l’impressione di essere inadeguata al mio blog e ai suoi commentatori. siete troppo dialettici e intelligenti. adesso scrivo un post che parla di ricette di cucina e punto croce, di ceretta e detersivi anticalcare)
marzo 27, 2008 alle 10:32 am |
(marius, questo fatto dell’assoluto paradigmatico mi pare un poco esagerato, ma me lo prendo e mi gongolo, almeno per un paio d’ore)
marzo 27, 2008 alle 10:44 am |
climacus, io pensavo tu fossi più edonista. questo fatto che secondo te il piacere non può fondare l’etica mi ti fa vedere con occhi diversi.
il recente cambiamento di avatar è un messaggio preciso, in tal senso?
la bonazza che fosti dov’è finita? 🙂
marzo 27, 2008 alle 10:47 am |
(e poi vorrei trovare una soluzione tra la posizione del cavaliere – la bellezza è una sola e va riconosciuta – e quella di fiocotram – la bellezza è esperienziale e come tale plurima. mi sembrano due ragguardevoli punti di vista con pari dignità )
marzo 27, 2008 alle 10:56 am |
quando Pitagora, Policleto, Vitruvio, individuavano leggi che accordavano l’armonia dei corpi celesti, con le stelle marine, la musica, i fiori, e l’architettura, il mondo era decisamente molto più bello di adesso dove la conoscenza non conta niente e il potere ce l’ha chi si fa sentire e vedere di pù e consuma più risorse.
Ti potrà piacere sistemare o non sistemare la tua stanza come vuoi, ma una stanza ha o non ha valori e caratteri indipendentemente dalla esperianza personale di chiunque.
La posizione delle aperture, l’esposizione, il ricambio d’aria, la geometria, l’altezza la cubatura, i materiali, i colori delle superfici, determinano l’abitabilità , la funzionalità , ma anche le emozioni in maniera oggettiva, il tutto poò essere considerato più o meno relativamente ma rimane.
Quando stiamo male valutiamo se e quando consultare un medico, spesso ci curiamo da soli e ci va pure bene, però è senso comune che i medici sanno qualcosa della nostra salute che ci conviene rispettare. Ora è ovvio che ognuno ha un suo gusto personale, ma io penso sarebbe un po meglio per tutti se si tenesse conto che la bellezza ha delle sue leggi che nessuno certo pensa di imporre, ma che sarebbe il caso ogni tanto di pensare che tutte le cose tra loro possoo avere relazioni che forse è il caso di cercare di rendere al meglio delle infinite possibilità combinatorie.
Il rapporto 1.618 che sta in una punta di stella marina, nel petalo di un fiore, tra gli zigomi e l’asse di un viso, non è un arbitrio numerologico è una ottimizzazione energetica ottenuta con milioni di anni di evoluzione biologica, ed è la dimostrazione che la più avanzata ricerca scientifica si raccorda con le conoscenze più antiche. Tutto questo è una meraviglia non un limite.
marzo 27, 2008 alle 11:13 am |
flo,
stavo scrivendo mentre scrivevi, ti ringrazio per il ragguardevole,
la posizione di fioco tram la capisco e la difendo
, ogni tanto colgo qualche bella occasione come questa per far presente che ci può essere un’altro approccio alla bellezza diverso da quello attualmente imperante
baci
cav
marzo 27, 2008 alle 11:17 am |
cavaliere, io a questo punto necessito di indicazioni pratiche: devo sapere quali parti del corpo misurarmi per essere sicura del mio rapporto 1,618.
attendo istruzioni in merito.
marzo 27, 2008 alle 11:45 am |
cavaliere mi scuserà se invio le istruzioni che desideri anticipandolo:
in un’anfora greca il diametro maggiore sta al diametro del collo come 1 : 0,618; il listello all’altezza dei manici divide l’altezza totale in una proporzione aurea che si riduce anche nel rapporto tra la fascia decorata a figure e la parte superiore del vaso…
marzo 27, 2008 alle 11:54 am |
non sono edonista, sono eudemonista.
Se poi ripenso alla foto di Carla Bruni che sta per essere battuta all’asta, mi sa pure che, in fatto di Bellezza, divento Platonico. Credo che la foto di cui parlo sia stata direttamente scattata nell’iperuranio, echecazzo.
marzo 27, 2008 alle 12:01 PM |
un’ultima cosa: se riesci a scrivere un post che parli solo ed esclusivamente di ceretta e che superi i 4000 caratteri, spazi inclusi, giuro che mi depilo dalla testa ai piedi (escluse sopracciglia). Accetti la sfida?
marzo 27, 2008 alle 12:16 PM |
ci sono tanti fattori che portano a una bellezza come la tua, e il carattere fa il resto.
Quando si dice di un corpo che è proporzionato c’è il suo motivo.
Quando si dice che uno/a ha belle spalle, bel culo, bel viso belle tette,
è una maniera un po macellaia più dei maschietti che delle femminucce di notare che quelle parti hanno delle proporzioni relative che corrispondono a cosa?
Il corpo, come ogni insieme, va vistonel complesso delle relazioni tra le parti e da lontano nel suo stagliarsi nello spazio.
L’estetica naturale è quella che ci portiamo in maniera innnata e si basa su informazioni ancestrali tendenti alla conservazione ed ottimizzazione della specie. In base questo l’uomo tende ad apprezzare la donna che esprime salute e fertilità e la donna tende a considerare l’uomo che esprime salute e potenza. Su questa base si sono sovrapposte le estetiche estrinseche delle prime civiltà : occidentale, orientale e mediorentale.
L’estetica occidentale tende al realismo naturale, quella orientale tende alla concettualizzazione spirituale, quella mediorientale all’iconoclastia.
Già nel tardo impero romano, una certa forma di globalizzazione ha iniziato a mischiare le carte dell’approccio estetico, oggi ci sarebbe una pluralità di interpretazioni della bellezza se non fosse per il mrcato della moda che tira delle griglie che tendono ad allineare il mondo su canoni, di convenienza.
marzo 27, 2008 alle 12:17 PM |
clim ho trovato l’unico post che parli di peli in questo blog.
te lo ricordi?
vabbè, accetto la sfida.
(meno male che ogni tanto mi fai salire un poco di adrenalina, tu)
essenziale, ma il fatto di 90-60-90 si trova con il calcolo della sezione aurea?
io quando mi vado a comprare le gonne o i pantoloni, per prima cosa me li avvolgo intorno al collo. le commesse restano sempre molto impassibili, con l’occhio al telefono, nel caso si renda necessario chiamare la polizia.
poi, se la mezza circonferenza mi calza precisa al collo, lo misuro, sennò chiedo un’altra taglia.
marzo 27, 2008 alle 12:19 PM |
Voglio ricetta chiara & sintetica, anche no, anche gaddiana,
anzi meglio, di casatiello vero,
ché l’altra sera vidi Guido de Unpostoalsole co’ casatiello in mano che se n’annava in giro,
che mi venne n’invidia famelica pazzesca,
Floù dammi ‘sto casatiello, pregoti!
Mario
marzo 27, 2008 alle 12:22 PM |
marius, devi parlare con Dido. è lei che custodisce la tradizione. noi qui siamo un po’ fusion, non compriamo nemmeno la sugna perché ci hanno detto che fa male.
marzo 27, 2008 alle 12:25 PM |
la bellezza che si riconosce ad istinto e sulla base della quale si sono astratte leggi è quella armonica, dite.
però talvolta è un elemento scoordinato, eccessivo, disomogeneo a inchiodarci a guardare ammirati.
stee
marzo 27, 2008 alle 12:30 PM |
è ciò che penso anche io stee: la regolaritàmi stanca. mi piace il tratto anomalo, asimmetrico. non ho nemmeno i comodini uguali, io.
benvenuta qui, intanto.
marzo 27, 2008 alle 12:35 PM |
grazie!
io ci campo con questa rappresentazione che l’irregolare abbia dignità estetica, diversamente potrei tumularmi…
stee
marzo 27, 2008 alle 12:39 PM |
@ Stee e Flounder
Lo faceva dire anche Steinbeck all’autista de “La corriera stravagante”, quando – prima di partire – guardava la bella nello specchietto retrovisore e non riusciva a staccare gli occhi dalla cicatrice sul mento. Incredibile quanto i primi romanzi letti rimangano in testa. Ciao.
marzo 27, 2008 alle 12:42 PM |
d’accordissimo, la dissonanza, l’eccedenza, il quid che attizza,
attizza perchè cogliamo un optional sul modello di riferimento che sollecita il nostro gusto personale
marzo 27, 2008 alle 12:52 PM |
caro faBCo, arrivi qua fresco fresco e sconosciuto e ta-tà ci citi Steinbeck?
l’ho detto io, che ‘sto blog è al di sopra delle mie possibilità , non me lo posso permettere 🙂
Cedesi blog ben avviato con regolare licenza, in zona pedonale con possibilità di parcheggio nelle vicinanze e ampio portafoglio commentatori. Astenersi lurkers e smandrappati
marzo 27, 2008 alle 3:23 PM |
>Ti potrà piacere sistemare o non >sistemare la tua stanza come vuoi, >ma una stanza ha o non ha valori e >caratteri indipendentemente dalla >esperianza personale di chiunque.
Sì ma qualsiasi costruzione nasce per ospitare persone, e siccome le esigenze cambiano, i valori e i caratteri non servono a nulla se non si coniugano alle esigenze immediate di convivenza.
Anche la legge scritta non potrà mai avere pretese di assolutezza: il diritto naturale, come espressione del giusto ordine delle cose, è stato necessariamente superato da un pezzo.
>La posizione delle aperture, >’esposizione, il ricambio d’aria, la >geometria, l’altezza la cubatura, i >materiali, i colori delle superfici, >determinano l’abitabilità , la >funzionalità , ma anche le emozioni >in maniera oggettiva, il tutto poò >essere considerato più o meno >relativamente ma rimane.
Certo che rimane, ma materiali, colori, ed esigenze, cambiano. Sia per motivi estetici, sia per la scoperta di materiali più resistenti o per la tossicità di certi altri, eccetera.
E poi… se parliamo di funzionalità non necessariamente parliamo di bellezza. Ci sono un sacco di cose inutili e meno funzionali di una tazza da té, che però sono belle.
Se per me la bellezza e la funzionalità andassero di pari passo farei l’ingegnere.
Per esempio, trovo la macchinetta del caffé una delle cose più utili e funzionali che esistano, ma la trovo brutta, perché preferisco di gran lunga il fascino della caffettiera.
Oppure, sempre parlando di arte, c’è chi ha composto opere immortali basandosi su proporzioni impostate con estrema precisione e verosimiglianza, e chi invece, procedendo per istinto, trova nuove direzioni.
Come facciamo a sapere che le nostre coordinate siano giuste, e soprattutto come impariamo cose nuove, se il punto da cui osserviamo la realtà ci sembra già comodo e autosufficiente?
>Quando si dice di un corpo che è proporzionato c’è il suo motivo.
>Quando si dice che uno/a ha belle spalle, bel culo, bel viso belle tette,
>è una maniera un po macellaia più >dei maschietti che delle >femminucce di notare che quelle >parti hanno delle proporzioni >relative che corrispondono a cosa?
A una semplicissima idea, all’ideale di come dovrebbero essere.
Che guarda caso cambia a seconda delle epoche, a seconda delle esigenze, che solo talvolta coincidono con lo spazio che ci troviamo ad abitare. Tanto è vero che la Kate Moss del paleozoicovattelapesco aveva le tettone strabordanti e sembrava la femmina dell’omino Michelin, e che oggi è molto più radicato l’uso di ritagliare sè stessi per entrare nei propri vestiti anziché il contrario.
>L’estetica naturale è quella che ci portiamo in maniera innnata e si basa su informazioni >ancestrali tendenti alla conservazione ed ottimizzazione della specie.
Secondo me invece la mente umana ha bisogno di tradurre il mondo in forme geometriche, per viverci meglio.
In questo modo l’insegnante di tango di Flounder ha ragione da vendere, quando parla alle sue allieve della spirale. Semplicemente perché non si può insegnare qualcosa prescindendo da una semplificazione, da un recinto che racchiuda lo spazio come uno schema.
Prova a capire quale sia la vera forma di una testa, al di là di quel che dicono i tuoi occhi. Può essere vista sia come uno scatolone che come una palla, a seconda di come la guardi.
Però nel disegno esistono delle proporzioni per rappresentare il corpo umano in modo coerente, in modo da INGANNARE l’occhio e farlo percepire in modo “giusto”.
E quali sono queste proporzioni? Le decidi tu. Infatti solitamente per disegnare un corpo in modo corretto usi la testa come unità di misura su cui poi basare la grandezza di tutto il resto. Per esempio le spalle sono grandi come metà della testa eccetera… ma sei tu che hai deciso così, in base a un postulato ideato per l’occasione.
>In base questo l’uomo tende ad apprezzare la donna che esprime salute e fertilità e la >donna tende a considerare l’uomo che esprime salute e potenza.
Questi non sono criteri oggettivi validi per tutti, ma cambiano nel tempo e nello spazio.
L’ideale di bellezza di una donna nipponica non coincide con quello di una europea, perché le tipologie fisiche che si trovano lì sono diverse.
Senza parlare del fatto che oggi salute e fertilità vengono negate dalla moda, che si concentra sul concetto di abnegazione e forza di volontà necessarie a far sì che il corpo esprima sofferenza e privazione.
marzo 27, 2008 alle 4:24 PM |
di un brutto diremo dunque che è un anacronisticamente bello?
marzo 27, 2008 alle 4:43 PM |
>di un brutto diremo dunque che è >unanacronisticamente bello?
Direi proprio di sì, a meno che non sussustano deformità causate dalla salute o altro, che semmai portano problemi non esclusivamente estetici ( che poi uno può pure trovare il modo di correggere o superare, fermo restando che una società non improntata su canoni rigidi di bellezza tenta di aiutare tutti, non di gettarli da una rupe).
( altra parentesi: non leggete questo mio discorso in chiave antiabortista o contraria all’eutanasia, visto che, per motivi diversi, e derivati dal diritto di decidere del proprio corpo, la penso esattamente all’opposto)
Tutti al giorno d’oggi, più o meno, tentiamo di essere in linea con la moda corrente.
Oppure possiamo scegliere di fregarcene, come faccio io nei confronti della ceretta ^^;
In ogni caso, al bando l’ideale.
Io posso solo sapere quel che mi piace o quel che non mi piace, o al massimo parlarne, come fa il fotografo nelle sue opere, in cui poi, guarda, caso, in barba ai criteri oggettivi, qualcun’altro riconosce corrispondenza col proprio modo di sentire…
Ad esempio posso lodare ogni singola imperfezione-particolarità della donna che amo, portando in qualcun’altro ricordi analoghi.
Sul fatto che poi i canoni estetici siano comunque legati, se non completamente, alle mode correnti, non lo dico solo io, basta guardare qualunque quadro o fotografia artistica o pubblicitaria vecchia anche solo di dieci o vent’anni…
poi, della connessione tra epoche e criteri di bellezza
marzo 27, 2008 alle 4:45 PM |
L’unico ideale che perseguo è riuscire a esprimere le mie idee in meno di tre righe -_-
Ma tra i buoni propositi e la tavola su cui è posto il cenone pasquale corrono sempre due o tre centimetri di panza-_-
marzo 27, 2008 alle 5:09 PM |
della panza si dice più sopra 🙂
il potere di sintesi e la grazia del gesto invece sono tra le due qualità da apprezzare maggiormente in un essere umano.