Never Let Monkey Eat Bananas

“La teoria originale era sbagliata: non c’è bisogno di stimoli esterni per restare svegli.

Attraversai intere ore di nullafacenza per dimostrare a me stesso che non era necessario affardellarsi di cattivi pensieri e preoccupazioni, di impegni insostenibili e nemmeno assumere sostanze eccitanti o cose simili per provocarsi l’insonnia.

Superato il primo tunnel di desiderio di sonno, il bisogno pian piano scompariva e ci si poteva addentrare in una dimensione dall’apparenza artefatta, ma che dopo un poco appariva molto più reale e concreta di quelle conosciute fino a quel momento.”

John C. Lilly, Il Centro del Ciclone

 

Oliver: e fu così, dopo la lettura di questa pagina, che io e la signora Eva Godall decidemmo che non avremmo più dormito.

Tra noi non furono nemmeno necessarie le parole, o una qualsiasi forma di concertazione.

Aspettavamo il buio, e intanto dal lampeggiare dei nostri occhi l’eccitazione di un gioco nuovo si propagava a tutto il corpo. L’ultima cosa altrettanto divertente che ricordavo era stato l’apprendimento della formula leucocitaria.

Lei insisteva che per impararla a memoria io dovessi usare la frase mnemonica: Never Let Monkey Eat Bananas. La trovavo davvero comica, anche se fingevo di non volerla apprendere per una questione di principio.

All’inizio questa cosa del sonno durò tre giorni. Poi, stremati dal freddo e dalla stanchezza, ci assopimmo per un periodo che ci parve eterno, mentre non furono che poche decine di minuti.

 

Miss Godall: al risveglio lui mi accarezzò col gesto sicuro di chi conosceva ogni cellula del mio corpo, quel gesto che aveva pianificato minuziosamente per giorni, mesi e pur senza esercitare aveva la consistenza della conoscenza perfetta.

Sorrisi. 

Al mattino – ma avrà ancora un senso parlare di mattino, ormai? – la luce inondava tutto e restavamo a farci sommergere. Giravamo su noi stessi, simili a grosse corolle.

Oliver: con l’affievolirsi dei colori sgranchivamo le gambe, passeggiavamo a lungo senza una meta, incapaci di offrirci il benché minimo progetto.

Nei giorni ci accorgemmo che veniva meno anche l’appetito, anche la sete.

Attraversammo ore intere di digiuno per approdare a uno stato in cui non avevamo bisogno di nulla.

 

Miss Godall: nel tempo le sue mani diventavano più lievi, diafane. A memoria ripercorrevano sentieri sulla mia schiena: potevo sentirne il tocco ossuto e contare le mie vertebre. Era piacevole.

Qualcuno ci informò che stavamo morendo.

Sentivamo la sua voce a distanza, come ovattata.

Ma noi ridevamo, in preda a euforia incontenibile. Non stavamo morendo, eravamo solo transitati in un’altra dimensione, difficile da spiegare.

 

Oliver: rifiutammo ogni proposta e i tentativi di farci addormentare.

Resistemmo.

Quando ci offrirono una mela, la accettammo. Non la mangiammo.

La mettemmo da parte, solo per accontentarli.

 

Al settimo giorno di esperimento, le due cavie non danno segnali di cedimento.

Risulta alterata la percezione dei tempi di veglia e sonno, sicché  ritengono di aver trascorso l’intero periodo in totale privazione di sonno, mentre invece il rallentamento delle pulsazioni cardiache e l’ampliamento della frequenza respiratoria rivelano uno stato di addormentamento di cui essi stessi sono inconsapevoli.

Da quarantott’ore hanno smesso volontariamente di alimentarsi e i primi segnali di dimagrimento sono evidenti, ancorché non sia sopravvenuta disidratazione.

L’esemplare maschio continua a sfregarsi, per quanto con maggiore delicatezza, sul corpo dell’esemplare femmina, che reagisce positivamente e non mostra ostilità.

Il rifiuto di alimentarsi correttamente viene meno di fronte alla possibilità di un approvvigionamento di tipo vegetariano, al quale accedono concordi.

Allo scadere dei sette giorni l’esperimento si considera concluso e la due cavie saranno rimesse in libertà.

 

All’uscita ci aspettava la macchinetta del caffè, una stanzetta in cui permetterci un adeguato riposo e un abbondante buffet. C’erano molti giornalisti e la signora Eva Godall rispose compitamente alle loro domande.

Non avevamo fame: chiedemmo un taxi, intascammo la paga e tornammo a casa.

Il primo reality nella storia dell’umanità ci vedeva vincitori assoluti.

Io e la signora Godall stabilimmo di continuare a vivere insieme.

Al mattino mi avrebbe annodato la cravatta, almeno per i primi tempi. Non più di un paio di settimane.

Noi scimpanzé impariamo in fretta.

In cambio le avrei grattato la schiena ogni sera, l’avrei accompagnata al cinema e in vacanza.

L’amore sarebbe venuto nel tempo, ne ero certo.

[a mia figlia, che mi ha spiegato a parole sue la differenza tra creazionismo ed evoluzionismo, tra Dio e Darwin e che quando leggerà questa storia mi dirà: mamma, dài, ma sei scema?]

15 Risposte to “Never Let Monkey Eat Bananas”

  1. ilcavaliere Says:

    bellissimo rimbalzo di visuale soggettiva (signorina else) oggettiva (il sesto senso e tanta letteratura fantascietifica)
    ps
    comunque non è possibile restare svegli con la parmigiana sullo stomaco alle 15 in un’aula o in un convegno con un relatore dalla voce monocorde, sfido chiunque

  2. zaritmac Says:

    Ma che bambina saggia! :))))))

  3. Flounder Says:

    cavaliere,
    poiché per onestà intellettuale io un giorno di molti anni fa ho stabilito che avrei sempre e comunque confessato la mia ignoranza senza bluffare, giacchè è l’unico modo che conosco per essere credibile, qui vengo a confessare che mi credevo che la signorina Else era una vecchia amica di famiglia della famiglia tua.
    poi sanGoogle mi è venuto incontro, illuminandomi.

    sul fatto invece del restare svegli, poi, il XVII congresso di Medicina del sonno ha confermato che la carenza sistematica di sonno fa ingrassare, sia perché stando più tempo svegli si hanno più ore per mangiare, sia perché tutti quegli ormoni là, il cortisolo, l’nsulina etc etc si sballano e immagazzinano diversamente le sostanze nutritive. io fino all’anno scorso dormivo otto ore ed ero magra.

    [sono in cerca di capri espiatori, si sappia 😀 ]

  4. ilcavaliere Says:

    trovarsi spesso svegli in una stanza con frigorifero a mezzanotte è molto ma molto ingrassante (dieci chili sovrappeso in due anni e non c’è verso di scendere)

  5. aitan Says:

    O lei mi diventa criptica o io oggi sono un po’ stanco.

  6. harveyz Says:

    oh. neanche io ho capito molto. per esempio: hai scritto tu questi dialoghi ben costruiti?
    per esempio: alterare il cervello, impedendogli di dormire, che significa? io, una volta che non ho dormito per 24 ore parlavo da sola a voce alta.

  7. Flounder Says:

    è davvero così complicato?

    (ma no, no. è solo che ci sono due o tre piani interpretativi. coraggio!)

  8. elsecretario71 Says:

    Geniale !

  9. Flounder Says:

    [perché mi ami o perché sei uno scimpanzé? :-D]

  10. aitan Says:

    Ma S te lo ha poi detto davvero: mamma, dài, ma sei scema??

  11. Flounder Says:

    ancora non l’ha letto.
    dice che non ci ha tempo 🙂

  12. harveyz Says:

    potrei farmi spiegare da tua figlia, flound?
    i bambini capiscono tutto.

  13. Flounder Says:

    harveyz, non è colpa mia.
    ieri notte per esempio, ho sognato nani da circo. erano tantissimi.
    ma non è colpa mia, ci sono forze sconosciute che agiscono a nostra insaputa, che ti vengono in sonno per sussurrarti all’orecchio.

    è che poi mi chiedevo se in fondo l’evoluzione non sia consistita nell’abbinare la Bella alla Bestia, il servo al padrone e farli scambiare continuamente di posto, sicché ciò che vedono gli osservatori esterni non corrisponde alla reale dinamica.

    tipo il tango visto da fuori o sentito da dentro.
    vabbè, harveyz, non te lo so spiegare meglio di così.

    questo John Lilly comunque era uno che studiava i delfini e gli uomini e le loro comunicazioni.
    studiava anche gli stati alterati di coscienza: si faceva chiudere in una cassa chiusa e si metteva a galleggiare fino a che si modificavano le percezioni e tutto diventava possibile.

    e poi questo Oliver è uno scimpanzé esistito per davvero, aveva un dna anomalo, con un cromosoma in più rispetto alla sua specie e uno in meno rispetto al genere umano, e si è pensato che fosse davvero l’anello mancante.

    e allora la signora l’ho chiamata God-all, che le donne sono un po’ le artefici della creazione e del mutamento, e anche se non è così, è bene che lo credano.
    vabbè, harveyz, grosso modo era questo. ma proprio grosso modo.

  14. anonimo Says:

    io stanotte ho sognato che mi cadevano tre denti.
    mammamia, che impressione.

    lisa

  15. Flounder Says:

    dice che porta male, ma non è vero niente.
    è un sogno di cambiamento e rinascita. un sogno di rinnovamento.

Scrivi una risposta a zaritmac Cancella risposta