Gli untori. Una piccola storia di superstizione e razzismo.

Li avevano riconosciuti.

Erano due uomini, uno abbastanza giovane, sui venticinque, e l’altro sulla quarantina. Indossavano pantaloni scuri e camicie fiorate.

Andavano sempre insieme, come i portatori di un segreto o di una disgrazia.

Da quando erano comparsi nel quartiere non c’era più pace. Come uno strano presagio, l’imminenza di una tragedia sul punto di compiersi.

Finché un giorno era accaduto.

All’improvviso un urlo, nel cortile di Marcel le blanchisseur, il proprietario della piccola lavanderia all’angolo.

Era uscito da casa con la furia del demonio in corpo e gli occhi iniettati di sangue: “Sono stati loro, loro. Li ammazzo se li trovo, assassini, diavoli”, ed era scoppiato a piangere come un bambino.

Perché aveva perduto il suo sesso. E se ne era accorto in modo banale, sentendo lo stimolo a urinare si era aperto i pantaloni e non aveva trovato più nulla di ciò che era stato il suo orgoglio. Solo una specie di pustola, un lembo di pelle rattrappito. “ça lève plus!”, aveva commentato, non si alza più.

Poi, per qualche giorno, gli uomini erano spariti dal quartiere. Nessuno li aveva più visti, ma tutti ne temevano la ricomparsa.

Da quel giorno Marcel non si era più fatto vedere in giro, non aveva voluto vedere neanche il medico, tanto si vergognava. La sua vita era finita, per sempre.

Dopo qualche settimana a Yopugon, altro quartiere di periferia, furono due gli uomini a urlare e piangere per lo stesso motivo.

Gli untori avevano colpito ancora.

Come avessero fatto restava un mistero. Alcuni credevano che bastasse lo sguardo, secondo altri c’era da consumare un rito con le interiora di gallina, ma solo delle galline che avessero da poco covato, perché le altre andavano bene invece per togliere i malocchi.

Qualcuno diceva che da qualche giorno l’aria aveva odori strani e perfino l’acqua, quella in bottiglia, aveva un sapore diverso.

Poi fu la volta di altri due quartieri, per un totale di otto persone. Uomini giovani, padri di famiglia che all’improvviso si erano visti privare della virilità, senza alcun motivo plausibile, senza avvisaglie.

E sullo sfondo sempre quei due, nei loro calzoni scuri e nelle camicie allegre.

Così iniziò la caccia, dopo che il fenomeno era già apparso sulla stampa locale. Destando terrore tra la popolazione e ilarità nella massa degli immigrati europei.

Ilarità e incredulità, soprattutto perché nessuno dei malcapitati aveva voluto vedere il medico e dunque non c’erano testimonianze dell’accaduto.

Una psicosi che si allargava a macchia d’olio, complice la stagione delle piogge, il cantare di uccelli che non si avvertivano più da tempo e il dilagare di una febbre strana che colpiva i bambini e le gestanti.

La sera, nell’afa di giugno, nessuno più aveva il coraggio di passeggiare da solo: la gente si riuniva a gruppetti, come se il numero potesse scongiurare il pericolo, come se la somma delle virilità potesse di per sé costituire una garanzia contro le sparizioni.

Finché accadde che qualcuno li riconobbe, all’imbrunire di qualche giorno dopo.

Si attardavano lungo il ponte, verso Boulevard Delafosse. Stessi visi, stesso abbigliamento.

L’unica nota in più era il sacchetto di plastica che il  più giovane si trascinava dietro mollemente.

In un momento furono più di dieci e gli si avventarono addosso.

Il giovane lasciò cadere il sacchetto e si diede alla fuga, lasciando solo il più anziano che, sporgendosi dalla balaustra del ponte, non si era accorto di nulla.

Gli uomini non erano armati, ma aggredirono a pugni e calci, coprendolo di sputi e di insulti, fino a che il poverino fu ridotto a una maschera di sangue, incapace di ribellarsi e difendersi, dal momento che non conosceva nemmeno l’accusa.

In lontananza una sirena della gendarmeria tagliò l’aria e gli uomini si dispersero poco a poco.

Rimase solo Marcel a sferrare gli ultimi colpi sull’uomo rantolante, definitivamente accasciato al suolo.

La polizia lo fermò, chiedendogli cosa fosse successo e alla spiegazione rabbrividirono tutti, combattuti tra l’obbligo di sottrarre l’uomo alla furia di Marcel e il sentimento di volerlo finire  con un colpo di pistola e abbandonarlo lì. In ogni caso terrorizzati dal doverlo toccare, per timore di subire la stessa sorte del giovane lavandaio.

Alla fine uno si decise e fece appello all’ultimo residuo di una legalità garantista non ancora macchiata dalla superstizione.

“Ci penseremo noi – disse – lo laviamo e lo portiamo dal Procuratore”.

Ma Marcel non volle lasciarsi scappare l’ultima occasione.

“A lavarlo ci penso io”, gridò con tutta la rabbia che gli restava e aprendosi la cerniera dei pantaloni, tirò fuori il  sesso, deciso a pulirgli il viso con l’urina.

I gendarmi restarono senza fiato.

Dapprima per la violenza del gesto, poi alla vista di un enorme sesso di nero, laddove si aspettavano il nulla, i resti di ciò che una volta era stato.

Sicché davanti al Procuratore fu Marcel a finire.

Cecil, immigrato togolese in cerca di lavoro, se la cavò con quattro costole rotte, quindici punti al viso e contusioni guaribili in trenta giorni.

31 Risposte to “Gli untori. Una piccola storia di superstizione e razzismo.”

  1. varasca Says:

    la primitiva uccisione della belva, magiarne il cuore per acquisirne la forza.
    l’irrazionalità dei selvaggi di oggi, qui, fa più paura perché è ingiustificata, e stupida.

  2. hobbs Says:

    sono in una città fascista da 15 giorni, anzi da sempre, perchè forse sempre lo è stata. sono in una città fascista al di la dei buonismi e dei propagandismi, oltre le pacificazioni e i revisionismi. Sono già cominciati i pestaggi e le aggressioni, legittimati e compresi persino. Loro si devono difendere dai Romeni e dai Senegalesi, dagli “altri”. Ma da loro, a noi, chi ci difende?

    ah, il post è una meraviglia.

    H.

  3. Flounder Says:

    io ho sempre pensato invece che Napoli non fosse razzista. ho sempre pensato addirittura che soffrisse del suo opposto, di una forma di integrazione e omologazione verso il basso.
    è un posto dove è più difficile emergere ed essere riconosciuti per valore positivo.

    ultimamente però non ne sono più convinta.
    c’è un libro che vorrei leggere e che dimentico sempre di procurarmi, ed è Metamorfosi della paura di Roberto Escobar, che in questo momento, nonostante sia uno di sinistra, si sta schierando in maniera netta contro l’evidente incapacità della stessa di fornire una risposta al problema.

    a casa del Secretario c’è questo manifestino del PD che la dice lunga: questi o peccano di eccesso di buonismo o di intollerabile demagogia.

    poi per certi versi c’è anche una confusione enorme sulle cose.
    la questione dei limiti ai matrimoni misti, per esempio, che io stessa leggevo come un provvedimento di un’autarchia pazzesca, volto a proteggere le pensioni dei vecchierelli italiani dall’assalto della badanti slave e a vietare la nascita di una società multietnica.
    poi invece mio padre mi ha raccontato l’altra versione dei fatti: la vendita di matrimoni a povere slave che pagano fior di quattrini per sposare un ottantenne e avere un permesso di soggiorno senza ovviamente poter poi vantare la benché minima pretesa sull’eventuale eredità. una tratta fiorentissima, a quanto pare.

    ah, il fatto del post è un fatto vero. romanzato nel finale, ma vero.

  4. hobbs Says:

    non c’è niente da fare Flou, pesava e pesa il giudizio. Piuttosto che affrontare il problema, si è preferito sostanzialmente ignorarlo e non tanto per l’incapacità politica nel leggerlo, quanto piuttosto per il timore di essere confusi con l’altra (?) parte, essere accusati di razzismo o xenofobia. Questa morbidezza ambigua, ha permesso a questa gente di covare e coltivare negli anni una politica bastata sull’idea distorta di “sicurezza” ( termine abusato fino alla nausea) e che ha permesso ad un politico di levatura mediocre come Alemanno, di vincere a Roma e diventare il sindaco con la croce celtica al collo, immagino insieme all’effigie di padre pio e forse, del segno zodiacale. Ma l’ambiguità di fondo è cominciata presto, alla fine degli anni novanta, ricordo Luciano Violante affacciarsi alla presidenza della camera con proclami inquietanti, permeati di pacificazione all’inno di “i morti sono tutti uguali” Forse, delegittimare l’antifascismo in questo paese ha generato una deriva destrorsa e qualunquista che ha portato fin qui, e di cui con dolore non so prevedere le future traiettorie. Penso quindi alle aggressioni del pigneto e ai pestaggi alla Sapienza di ieri, come al risveglio di qualche coscienza, dopo lungo sonno indotto chimicamente, anche se credo che i risvegli con le spranghe, siano per lo più figli di una cattiva memoria.

  5. essenziale Says:
  6. Flounder Says:

    in questi giorni gira molto questa cosa, a firma di Brecht.
    sarà mica come il fatto di Mastella e Neruda? 😀

    (io stamattina ho un’insofferenza ai praghesi, ma è un fatto transitorio)

  7. essenziale Says:

    io stamattina sono un po’ obnubilato (chi so’ ‘sti praghesi?) ma è un fatto transitorio…

  8. Flounder Says:

    ma come chi so’? la Ceska Televize.
    sto facendo uno di questi fatti qua: Flounder in Pane, lystòvi salatèm e fantasia,
    una rilettura gastronomica del teatro della Laterna Magika.
    io interpreto la colatura di alici di Cetara, un ruolo dificilissimo.

  9. essenziale Says:

    nessun ruolo è impossibile da interpretare con il Metodo Stanislavskij!

  10. Flounder Says:

    hobbs, ma tutta la distanza di Fini dal fatto di Almirante? ci stiamo credendo o no?

    (io non tanto)

    essenziale, infatti ho detto che è difficile, ma non impossibile.
    l’altra possibilità era di interpretare la torta ricotta e pere, ma non me la sono sentita 😀

  11. illustrascarpe Says:

    E’ un periodo veramente triste.
    Non riusciamo più a diffondere una parola, un frammento di frase che subito ti saltano addosso.
    Ma che sta succedendo?
    Ignoranza in parlamento, valori sballati nei quartieri delle nostre città.
    Avanza davvero il nulla?
    Snob che votano a sinistra, operai che votano a destra.
    Extracomunitari regolari contro i clandestini, romeni contro rom.
    Solidarietà pronta a epifani, a rete 4, a persone o cose che non hanno bisogno di tutto questo aiuto, pronti a difenderci con le unghie sulle minchiate, solo sulle minchiate.
    Con il nostro squallido comportamento, non riusciamo più ad avere uno sguardo sull’orizzonte oltre i nostri confini che sia dignitoso.
    Da mercenari, da turismo sessuale, da padroni che impiantano fabbriche li, non importa dove, li.
    L’importante è, che costi meno.
    Alla faccia della civiltà, dei diritti più elementari.
    Abbiamo cancellato ogni vergogna.
    Vogliamo rimanere in superfice, leggere tra le righe un qualsiasi articolo di cronaca nera, che soffermarsi, riflettere e farsi un
    opinione, su una critica qualunque, che parta di una legge per poi passare ad una critica teatrale o cinematografica, di costume etc…
    etc…
    Riflessioni.
    Sono passati più di tremila anni, da pensieri complessi, filosofie, socratici, presocratici… e noi oggi nella nostra quotidianità nei nostri quartieri riusciamo a dire e neanche bene:.
    Avanza il nulla ?
    E noi dove siamo?
    Forse oggi siamo fuori luogo.
    UN abbraccio L’illustra…

  12. ilcavaliere Says:

    la storia si ripete a spirale, passa per gli stessi punti ma a quote diverse di evoluzione o di degrado, passa su bava di lumaca ancora fresca ma la memoria collettiva non vede e non ricorda. Giustamente ti chiedi a noi chi ci difende? Giustamente ci si potrebbe chiedere, ma perchè lo squadrismo adesso che hanno vinto? Ma è già stato così, tante, troppe volte, la differenza è effettivamente che adesso non ci sono più partigiani, operai, sindacalisti, piccole bandiere con grosse aste, che te li trovavi in piazza, nel quartiere, dovunque c’era bisogno, non di far male, ma di difendere un qualcosa. Adesso giustamente, e lo dico senza ironia, non c’è e non può esserci l’antifascismo militante. Adesso la democrazia devono difenderla le istituzioni. Siamo inguaiati? Si! Siamo in pericolo? Azz! POssiamo fare qualcosa? Resistere, Resistere, Resistere!
    Poi magari, ricordarsi di non dimenticare mai che:
    Рnon ̬ mai il caso di scherzare con il nazifascismo
    – loro non hanno mai fatto autocritica, non hanno mai teorizzato la fine delle loro idee e posizioni
    – loro hanno poche nozioncine infantili imparate a memoria, come i giuramentado ed i cosiddetti camikaze islamici, per questo nessuna discussione o dibattito può farli cambiare, ma solo l’educazione del singolo, quando ha meno di 24 anni, dopo devi solo sperare di non incontrarli in gruppo se sei solo e disarmato.
    – il male attira le menti deboli, molto più del bene, necessita rinforzare le menti della società con la scuola, libera aperta democratica e ricca

  13. hobbs Says:

    nemmeno io flò, lui può andare a fiuggi a fare congressi tutta la vita, ma non basta l’acqua diuretica per depurarsi dalla camicia nera. L’ingresso in politica del Gianfranco lo si deve proprio ad Almirante. Ora paga solamente lo scotto di avere un ruolo istituzionale, (che non merita) e di tanto in tanto gli toccherà di ingoiarsi qualche massima xenofoba come quelle di ieri…

  14. Flounder Says:

    vorrei rispondervi qualcosa di molto intelligente, qualcosa che vi facesse esclamare: ooohhhh.
    ma poiché sapete benissimo che non ne sono capace, lo sforzo non lo faccio nemmeno.
    mi limito a dirvi: fate i bravi.
    che lo so già che voi siete bravi, ma fatelo un poco in più, anche in certe cose piccole minuscolissime quasi invisibili.

  15. Flounder Says:

    e poi se proprio non riuscitie fare i bravi e volete fa’ a botte con qualcuno, giocate un poco con questo coso

    mancano gli zingari, arrangiatevi un po’ voi.

  16. aitan Says:

    il racconto è bello assai, l’ho letto solo ora perché, quando l’ho visto, qualche giorno fa, presentivo che era bello assai e volevo avere il tempo per leggerlo con l’attenzione che meritava, ora l’ho letto e ho confermato la mia impèressione e te lo scrivo qui che è bello assai (di quel bello che è pure necessario)

  17. Flounder Says:

    grazie, aitan.
    (è un racconto di una raccolta che ormai si è s-raccolta strada facendo.)

    non mi state in penziero, torno tra qualche giorno

  18. ilcavaliere Says:

    l’anno prossimo a Galassia Gutemberg e al Salone di Torino, voglio assistere alla presentazione dei “Racconti di una dark lady con la laringite” senza se e senza ma

  19. keywords Says:

    E’ molto bello.

    (posso fare una critichina picina picciò?)

    Certo che la faccio…

    Lo so che tu sei una brava figliola, hai studiato dai Landriani, però…

    … quando utilizzi immagini forti, perché ti censuri con parole che nessuno dice mai, tranne nei trattati scientifici?

    Insomma cazzo, piscio, sborra… ecc. e non sesso, urina e seme…

    Perdonami se ho OSATO 😀

  20. ilcavaliere Says:

    Key,
    me posso impiccià?
    certo che mi impiccio
    Nella raccolta “Il meccanismo del pensiero” di Giorgio De Chirico, questi si scaglia contro i critici che hanno portato avanti certa arte contemporanea, ed è divertente quando fa l’esempio di taluni quadri astratti con strisce fatte velocemente con pennelli larghi che vengono argutamente definite dai critici come “segni forti”
    Voglio dire che la letteratura ha saputo costruire immagini forti da Omero a Banana Yoshimoto, da Ovidio a Agota Kristoff, e al forza espressiva non l’ha inventata ne Bukowskij, ne Nanni Balestrini, la scelta dei termini serve a creare l’ambientazione interpretativa è come la fotografia nel cinema, l’arrangiamento in musica, vanno tutte bene o tutte male, da come le componi, non trovi?

  21. aitan Says:

    io trovo, cav.

  22. keywords Says:

    Cavaliè, mò ti vengo a leggere perché mi piace quel che citi.

    Ad ogni modo, non sono (del tutto) d’accordo.

    Provo a spiegare il mio pensiero.

    Finché si utilizzano metafore per indicare determinate cose, magari metafore che allargano la percezione oltre il contenuto delle parole. Mi trovi perfettamente sulla tua linea, e sulle tue citazioni.
    Se invece si utilizzano parole «politically correct», che si trovano al di fuori del linguaggio parlato comune… che ne so, temini scientifici, tipo «pene» al posto di «cazzo». Allora succede che nella lettura c’è una specie di “freno”… una dissonanza che blocca (a me succede).

    Ovviamente è tutto da stabilire quale sia il linguaggio comune. So però che nella vita di tutti i giorni, pur non essendo una persona sboccata, direi CAZZO, non SESSO.

  23. keywords Says:

    Agota Kristoff, eccheccazzo, uno che fa quest citazioni…

    Mi sa che già ci conoscevamo… 🙂

    C’ho la capa di merda!

  24. Flounder Says:

    posso dire la mia?
    non sono contraria a scrivere cazzo o piscio o merda o quel che ti pare, france’, è solo che penso che siano vocaboli utilizzabili o quando direttamente pronunciati dall’io narrante o quando pur essendo la narrazione indiretta, riferita, il narratore è comunque contestualizzato, appartiene alla storia.
    quando la storia, una qualsiasi storia viene invece raccontata da fuori, da uno spettatore esterno, io trovo che non ci azzecchi.

    paradossalmente, invece, nella vita di tutti i giorni, pur essendo una persona sboccata e senza pretese di politically correctness, nell’intimità mi ricompongo e dico sesso invece di cazzo.
    (ognuno ha le sue trasgressioni)

    e comunque sono tornata, eh.
    stavate in penZiero? 😀

  25. Flounder Says:

    e comunque la cosa più meravigliosa è tornare a casa, aprire il tuo blog, il contatore degli accessi e trovare chi arriva a te con la seguente chiave:

    02/06/08
    14:05:53 Telecom Italia (ADSL) Taurianova (Italia) Explorer 7.x Windows XP http://www.google.com = ti voglio quindi o ti pago o ti drogo o ti investo

    e parlarne invece pacatamente no?
    cose ‘e pazzi.
    addo’ sta Taurianova?

  26. elsecretario71 Says:

    pecché, uno “scarpa da tango fascismo”…un “e così mi riempio la bocca”…un “tenerezza bastardi”, un “mi fate un acrostico sul nome CLAUDIA”, e, su tutti, un “bere piscio provoca malattie ” ?

    …mica i soliti

  27. elsecretario71 Says:

    volevo dire, mica i soliti CAZZI AFRICANI

  28. elsecretario71 Says:

    Madò e che c’è voluto a mettere il link…mi sa che quello pure il blog ha studiato dalle orsoline…

  29. Climacus Says:

    stamane sono arrivato a te con la seguente chiave:
    “ça lève plus!”

  30. Flounder Says:

    clim, mi dispiace.
    mi dispiace veramente.
    mi dispiace moltissimo
    (in qualche altro post c’è qualcuno – genere commentatori anonimi – che mi lascia indicazioni farmacologiche…può servire?) 😀

    secre, ma tu non dormi mai? mai mai?
    (i cazzi africani li guardo dopo, che mo’ ne tengo altri p’a via d’a capa e non in senso buono, si badi bene, si badi)

  31. Flounder Says:

    e comunque c’è tutta una cultura dell’urinoterapia a sostegno degli immensi benefici.
    no, così, giusto per alimentare il dibattito 😀

    vabbè, va.
    vorrei scrivere un posticino nuovo.

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